Città fantasma, di Kevin Chen, edizioni e/o 2025, traduzione dal cinese di Silvia Pozzi, pp. 352
Vincitore del Taiwan Literature Award
Immergersi nelle pagine di Città fantasma dello scrittore taiwanese Kevin Chen significa varcare la soglia di un universo narrativo denso e perturbante, un affresco familiare intriso di una magia oscura che ricorda le visioni oniriche di Can Xue e il realismo magico di Gabriel García Márquez. Già vincitore del Taiwan Literature Award nel 2020, Chen ci consegna una saga di rara intensità drammatica, un labirinto di esistenze intrecciate dove il confine tra vivi e morti, passato e presente, colpevoli e innocenti si dissolve in una prosa lussureggiante e spiazzante.
Il carattere cinese 鬼 (gui), che significa “fantasma” o “spirito”, rientra nell’ampia categoria dei concetti di difficile traduzione. Come evidenzia Kevin Chen in un’intervista rilasciata a Marco Del Corona e pubblicata su “La Lettura” del Corriere della Sera il 16 febbraio 2025:
«Ho voluto giocare con la parola gui, che in cinese è un termine molto ambiguo perché non lo usiamo solo per intendere i fantasmi e gli spiriti. Può indicare qualcosa di negativo. Se un posto non mi piace, se lo odio, posso dire che sia ‘fantasma’ anche se non ci sono i fantasmi. Gui è una parola quasi intraducibile».
La parola “fantasma” emerge con insistenza nel testo, configurandosi come un vero e proprio leitmotiv. Nella Postfazione, l’autore stesso riflette sul denso significato racchiuso in questo termine. Lui, soprannominato “il fantasma frignone” dalle sue sette sorelle, e il suo alter ego, il protagonista del racconto, condividono la consapevolezza che i fantasmi sono parte integrante della nostra esistenza.
Il protagonista, Chen Tien-hung, soprannominato Piccolo, è un’anima tormentata fin dalla giovinezza. Perseguitato per la sua omosessualità in una Yongjing rurale e conservatrice, soffocato dal giudizio di una madre severa, cerca rifugio nella vibrante Berlino. Lì, conosce l’amore in T., un compagno tedesco, ma l’idillio si spezza bruscamente con una rivelazione scioccante: Piccolo confessa di averlo ucciso. In quali circostanze lo scopriremo molto più avanti.

Dopo aver scontato la sua pena, il ritorno a Yongjing, in occasione della Festa degli Spiriti – quel giorno sospeso tra i mondi in cui i defunti tornano a calcare la terra – si carica di un presagio inquietante. La città natale appare a Piccolo come una città fantasma, popolata dai silenzi dei genitori scomparsi e dalle ombre di fratelli e sorelle segnati da destini avversi: matrimoni infelici, follia, morti premature. In apparenza, nulla sembra trattenerlo in quel luogo.
Tuttavia, è proprio in questo ritorno che il cuore pulsante del romanzo si rivela. Abbandonando le vesti del giallo iniziale, Città fantasma si dispiega come un’esplorazione profonda e commovente dell’identità di Piccolo, un uomo gay cresciuto in un contesto culturale rigido e oppressivo. La narrazione polifonica, affidata alle voci di vivi e di spiriti, si muove con una fluidità sorprendente tra le epoche, svelando gradualmente i segreti che hanno plasmato la storia della famiglia Chen, le superstizioni radicate nel tessuto della comunità e la verità oscura celata dietro l’omicidio in Germania.

Attraverso questo coro di voci dolenti, emerge un quadro vivido e doloroso della condizione femminile in una società patriarcale, dove le figlie sono considerate “indesiderate” e condannate a esistenze di sofferenza, tra matrimoni tirannici e violenze silenziose. La figura materna incarna una devozione cieca alla supremazia maschile, un’ossessione per la “normalità” che sfocia in un feroce rifiuto di ciò che è percepito come “diverso”.
“Siamo spiriti anche quando non lo siamo ancora” suggerisce Chen, e in questa affermazione risiede la chiave per comprendere il suo universo narrativo. Per abitare questo mondo, è necessario conoscere l’altro, accettare la permeabilità dei confini tra la vita e la morte.
La traduzione di Silvia Pozzi rende giustizia a questa prosa lussureggiante e ibrida, conducendo il lettore attraverso i meandri di una storia che affonda le sue radici nel terreno fertile delle tradizioni taiwanesi e si nutre delle ferite della Storia, sullo sfondo degli anni ’80.
Abbiamo ricordi e dolori che vorremmo nascondere, sotterrare, ma il passato ci insegue ovunque come un’ombra. Anche il passato è un fantasma. Cis on fantasmi dappertutto. Forse pure io e voi siamo fantasmi.
Pag. 320
Città fantasma non è una lettura semplice; richiede un abbandono consapevole alla logica lineare e un’apertura al mistero e al non detto. La struttura ricorrente dei nomi propri delle sorelle ingarbuglia il lettore all’inizio ma l’utile Indice dei protagonisti e soprattutto il dipanarsi via via delle storie, aiutano il lettore a riconoscere le personalità di chi parla. Vale la pena di mantenere la concentrazione iniziale: la ricompensa è un’esperienza letteraria intensa e indimenticabile, un viaggio nel cuore oscuro di una famiglia e di una cultura, illuminato da una lingua potente e da una sensibilità rara. Un romanzo che risuona a lungo dopo l’ultima pagina, lasciando nel lettore un persistente senso di meraviglia e inquietudine.

Kevin Chen ha iniziato la sua carriera artistica come attore cinematografico, recitando nei film taiwanesi e tedeschi Ghosted, Kung Bao Huhn e Global Player. Ha pubblicato diversi romanzi, saggi e raccolte di racconti, tra cui Attitude, Flowers from Fingernails, Three Ways to Get Rid of Allergies. Oggi vive in Germania.


Grazie Pina per il tuo bel mestiere di leggere, di SAPER leggere, buona Pasqua
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Grazie a te Flavio, che tra risate, cose serie e versi sublimi ci tieni sempre compagnia. Buona Pasqua
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vero, sai leggere molto molto bene Pina! Buona Pasqua
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Grazie 😘 buona Pasqua
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copertina molto bella
poi la storia sembra molto attuale, i gay che hanno vissuto in contesti omofobi e repressivi, in varie gradualità di repressione, ci sono ancora oggi anche in italia
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Questo è uno dei temi centrali. Poi il racconto si sviluppa attorno alla dicotomia tra aspetti tradizionali della cultura, come appunto il discorso degli spiriti e delle superstizioni ad essi legati, e il ruolo della modernizzazione e globalizzazione, Il suo impatto sulla società Taiwanese. Insomma, un romanzo che racchiude in sé tanti spunti di riflessione.
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