La scrittrice cinese Can Xue emerge dal panorama letterario contemporaneo come una figura di irresistibile magnetismo, un nome che non solo cattura l’attenzione ma la esige, con la promessa di orizzonti narrativi inesplorati. Da oltre un decennio, il suo nome risuona nelle stanze ovattate dei pronostici per il Premio Nobel per la Letteratura, e al momento, l’eco si è fatta assordante: la sua quotazione la proietta in cima alla lista dei favoriti, come la candidata più autorevole a cingere l’alloro.

Definita la “maggiore scrittrice cinese di narrativa sperimentale d’avanguardia”, Can Xue non si è limitata a calcare i sentieri battuti della tradizione; li ha dinamitati, aprendo varchi in territori inesplorati. La sua opera si distacca con veemenza dal realismo che per secoli ha intessuto la trama della letteratura cinese, abbracciando invece una narrativa visionaria dove il confine tra veglia e sogno si dissolve, e l’inconscio, con le sue maree oscure e inarrestabili, non solo affiora ma sovrasta, spesso, il pensiero cosciente.
L’eco delle opere di Can Xue rimbalza oggi nella critica occidentale con una risonanza particolare, filtrata soprattutto attraverso una lente psicanalitica. Si riconosce in lei una sensibilità acutissima, una capacità rara di sondare le profondità dell’animo umano, e una rottura audace e necessaria con la tradizione letteraria preesistente. La sua prosa, intrisa di un lirismo quasi onirico, danza sul filo dell’inconscio, svelando paesaggi interiori spesso inesplorati. Non a caso, la sua intera produzione viene sovente definita una “letteratura dell’anima”, un appellativo che sottolinea non solo la sua indole introspettiva, ma anche la sua coraggiosa distanza dalla letteratura commerciale cinese che imperversava nei primi anni Novanta. Can Xue ha scelto di non allinearsi, di non compiacere il mercato, ma di scavare invece in quella dimensione più autentica e primordiale che risiede al di là del visibile, offrendo ai lettori un viaggio in territori sconosciuti e profondamente umani.
Gran parte della sua produzione è un mosaico di racconti brevi e novelle, gemme incastonate in una prosa che sfida le convenzioni. Se oggi possiamo leggere questa innovativa e straordinaria autrice è grazie ad una casa editrice indipendente, Utopia editore, che sta traducendo la sua opera. Nel 2016 è arrivata in finale al Neustadt Prize, mentre nel 2019 e nel 2021 è stata candidata all’International Booker Prize.

Can Xue non è solo maestra della finzione; è anche una sagace critica letteraria, autrice di saggi di profonda acutezza che dissezionano le opere di giganti come Franz Kafka, le labirintiche architetture di Jorge Luis Borges e le vette sublimi della Divina Commedia di Dante Alighieri. Questa poliedricità rivela una mente enciclopedica, capace di navigare con pari maestria nelle correnti carsiche dell’inconscio e nelle lucide analisi della critica, rendendola una delle voci più originali e significative del nostro tempo.

I racconti di questa raccolta indagano l’incanto di una civiltà, quella cinese, in perenne sospensione tra l’antico e il moderno. Portano in sé gli oscuri oracoli di Eschilo e Sofocle, il mistero paranoico di Kafka, il flusso malinconico di Woolf, aggiungendo un nuovo capitolo alla tradizione letteraria dell’irrazionale, in cui i confini restano aperti tra sogno e realtà. L’autrice si sofferma sulla propria infanzia e sulle oppressioni politiche tipiche del suo paese, contrapponendo al mondo adulto della persecuzione il limbo dilatato dell’incoscienza. Denuncia la costrizione dei rapporti familiari, tra madri che si sciolgono in catini d’acqua, come fossero di sapone, perché sommerse dall’odio filiale, coppie che si perdono nel dormiveglia in dimore immense e solitarie, in cui regna un’atmosfera minacciosa, e lucernari che si aprono sui misteri inspiegabili della condizione umana. Pennellate e tasselli che formano una sorta di percorso iniziatico, al termine del quale tutto si risolve in emozioni e sensazioni non esplicitamente descritte, ma evocate. La purezza lirica e l’oscurità grottesca si scontrano e si confondono. La logica cede e il lettore si specchia nella pagina, riflettendo la propria immagine.

Al limitare di una grande città, una strada di fango giallo è costellata di casupole in rovina. È un posto in abbandono che in passato ha goduto di un certo benessere. Dal cielo piove cenere nera, gli animali impazziscono e gli abitanti, che si conoscono tutti, dormono in continuazione per poi raccontare i propri sogni nei minimi particolari. Un giorno la vita della strada è sconvolta dall’arrivo di un’entità, Wang Ziguang, che forse è una persona, forse è un fuoco fatuo, ma prende a stimolare l’energia del posto. Al sorgere del sole, tutto marcisce. La gente si confonde, cerca premonizioni nei sogni, è perseguitata da insetti e ombre misteriose. Si diffonde un senso di incertezza e di paura, aggravato dalla notizia che tutti saranno dislocati presto altrove. I funzionari sono elusivi, gli slogan politici si rincorrono, la gente avvia conversazioni nelle quali non c’è alcuno scambio. E se la catastrofe fosse alle porte?

Il mio battesimo letterario con l’enigmatica Can Xue è avvenuto tra le pagine de La città del fumo, una silloge di racconti freschi di stampa che ha da subito catturato la mia attenzione. L’urgenza di immergermi nella sua opera era dettata non solo dalla fama che la precede, ma soprattutto dalla singolarità della sua cifra stilistica, un richiamo irresistibile per chi cerca nelle parole sentieri inesplorati. E i racconti racchiusi in questa raccolta non hanno deluso le aspettative, rivelando una capacità quasi soprannaturale di fluttuare con grazia tra la dimensione palpabile della realtà e quella eterea, quasi impalpabile, del sogno e dell’ultraterreno. Ogni narrazione è un viaggio in bilico, un invito a perdere i confini tra ciò che è tangibile e ciò che è evocato dalle profondità dell’inconscio.
I racconti che compongono questa raccolta schiudono mondi paralleli, intrisi di una bellezza enigmatica e spesso indescrivibile, dove i personaggi sono costantemente posti dinanzi all’enigma e alla sorpresa. Can Xue tesse trame in cui il surreale si insinua nel quotidiano con una naturalezza disarmante. Le visioni si susseguono con un’intensità quasi soprannaturale: gli abitanti di una città imparano a convivere con una quotidianità avvolta da una coltre di fumo che confonde ogni contorno, altrove un villaggio è invaso da misteriose pietre che affiorano dal terreno. E ancora, una vecchia cicala guida il coro estivo dei suoi simili, per poi disperdersi e rinascere in una nuova, ibrida creatura. In un’altra un esperto di musica tesse armonie capaci di connettere il regno dei vivi con quello dei defunti, creando un ponte etereo tra l’esistenza terrena e l’aldilà. In queste pagine, i confini tra la vita e la morte si fanno sempre più labili e incerti, e il mistero regna sovrano, avvolgendo ogni evento in un’aura di inspiegabile meraviglia che sfida la logica e invita il lettore a un’immersione totale nell’ignoto.
Biografia
Dietro lo pseudonimo di Can Xue, nome che evoca nevi eterne e visioni rarefatte, si cela Deng Xiaohua, nata il 30 maggio 1953 a Changsha, vivace capitale della provincia dello Hunan, nella Cina settentrionale. La sua infanzia, tuttavia, fu ben lontana dall’essere idilliaca, segnata profondamente dalla virulenza della persecuzione politica.
Can Xue era ancora una bambina quando la sua famiglia fu travolta dalla furia del regime comunista. I suoi genitori, etichettati impietosamente come “estremisti di destra”, furono condannati a una rieducazione forzata nei campi di lavoro, un’esperienza che avrebbe marchiato a fuoco l’anima della futura scrittrice. A questo periodo di indicibile sofferenza è dedicato uno dei suoi racconti più intensi e commoventi, intitolato significativamente La lunga estate nel sud, opera che offre uno squarcio sulla crudezza di quegli anni.
Durante l’infanzia, la fame fu una compagna assidua e crudele. Fu la nonna, figura di straordinaria importanza e affetto nella vita di Can Xue, a salvarla dalla denutrizione, nutrendola con bacche ed erbe selvatiche raccolte con caparbia dedizione. Un legame profondo e indissolubile univa la bambina all’anziana donna, la cui scomparsa, avvenuta poco tempo dopo a causa dell’idropisia, lasciò un vuoto incolmabile, aggiungendo un’altra dolorosa cicatrice a un’esistenza già segnata.
La vocazione letteraria di Can Xue, sebbene profonda e radicata fin dall’infanzia in un’innata passione per i libri, non si manifestò precocemente nella pratica della scrittura. Fu un percorso graduale, intessuto di esperienze eterogenee prima di convergere verso la sua vera essenza.
Gli anni Settanta la videro impegnata in una serie di mestieri umili ma vitali: fu “medico a piedi scalzi” nelle campagne, operaia in fabbrica e supplente nelle scuole, toccando con mano la realtà più cruda della Cina rurale. Fu proprio in questo periodo che la sua strada incrociò quella di Lu Yong, l’uomo che sarebbe diventato suo marito nel 1978, un incontro destinato a segnare profondamente il suo cammino.
Fu a ventisei anni che Can Xue, con una curiosità insaziabile, si immerse nella letteratura modernista occidentale, scoprendo le opere di autori come Albert Camus, Jean-Paul Sartre, Eugène Ionesco e Samuel Beckett. Queste letture furono una rivelazione, aprendole nuove prospettive narrative e stilistiche.
Tuttavia, fu solo negli anni Ottanta che la scrittura divenne il fulcro della sua esistenza. In quel decennio, insieme al marito, aprì una sartoria, un’attività che, pur modesta, divenne la loro principale fonte di sostentamento. Questa ritrovata stabilità economica permise alla giovane aspirante scrittrice di dedicarsi con assiduità e profitto alla lettura e, finalmente, alla scrittura, gettando le basi per l’opera innovativa che l’avrebbe resa celebre in tutto il mondo.
Il 1985 segna un punto di svolta: alcune sue novelle vedono la luce su una rivista letteraria di Changsha, preludio di ciò che verrà. Solo tre anni dopo, nel 1988, Can Xue dà alle stampe il suo primo romanzo, il controverso Wuxiang jie, opera che sancisce ufficialmente l’inizio della sua fulgida carriera letteraria. Le sue opere iniziano a varcare i confini nazionali, trovando le prime traduzioni in giapponese e, qualche anno più tardi, anche in inglese, portando la sua voce oltre la Grande Muraglia.
Gli anni Novanta la vedono espandere il suo orizzonte creativo: Can Xue non si dedica più solo alla narrativa, ma si addentra con acume nella critica letteraria, concentrandosi in particolare sull’analisi delle opere occidentali. Tra i suoi saggi più celebri spicca Il castello dell’anima, dedicato a Franz Kafka e pubblicato nel 1999, una profonda immersione nelle oscure e labirintiche architetture kafkiane.
Il pieno riconoscimento internazionale del valore della sua opera, tuttavia, giungerà solo con l’alba del nuovo millennio. Fino ad oggi, Can Xue ha arricchito il panorama letterario con tre romanzi, ben 50 novelle, 120 racconti brevi e 6 volumi di saggi di critica letteraria, a testimonianza di una produzione vasta e di eccezionale profondità. Il suo ultimo lavoro, Yu Tianshang kanjian shenyuan, traducibile come “Osservando l’abisso dal cielo”, è stato pubblicato nel 2011, consolidando ulteriormente la sua reputazione di autrice visionaria e instancabile esploratrice delle profondità dell’animo umano.
Opere tradotte in inglese:
- Dialogues in Paradise (1989)
- Old Floating Cloud: Two Novellas (1991)
- The Embroidered Shoes (1997)
- Blue Light in the Sky and Other Stories (2006)
- Five Spice Street (2009)
- Vertical Motion (2011)
- The Last Lover (2014)
- Frontier (2017)
- Love in the New Millennium (2018)


Sembra un’autrice molto interessante. Grazie del focus, prima o poi leggerò qualcosa di suo^^
"Mi piace"Piace a 1 persona
È molto particolare, una cifra stilistica molto riconoscibile.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Me la segno. Grazie
"Mi piace"Piace a 1 persona
vai, Pina!!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
🤗😇
"Mi piace""Mi piace"
Studio cinese da sola da diversi anni. È difficile trovare recensioni di autori cinesi contemporanei, grazie 😉
"Mi piace"Piace a 1 persona
Che brava! Deve essere difficile imparare una lingua così complessa.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Infatti vado lentissimo ma pazienza
"Mi piace"Piace a 2 people