Bebelplatz. La notte dei libri bruciati, di Fabio Stassi, Sellerio 2024, pp. 312
Finalista Premio Campiello 2025
Bebelplatz di Fabio Stassi è un’opera che si insinua nelle pieghe della memoria storica e personale, unendo il fascino del giallo alla profondità della riflessione esistenziale.
Il romanzo ruota attorno alla figura di Guido, un archivista dei servizi segreti italiani che, in pensione, si trova a confrontarsi con i fantasmi di un passato mai del tutto sopito. La sua storia si intreccia con quella di Anna, una storica e nipote di una vittima delle Fosse Ardeatine, e con la misteriosa vicenda di un vecchio criminale nazista, Erich Priebke, e del suo ultimo e segreto interrogatorio. Il nucleo della narrazione si concentra sulla ricerca di un “diario segreto” che potrebbe svelare verità scomode e riscrivere pagine di storia.
Stassi tesse una tela complessa in cui il genere poliziesco diventa un pretesto per esplorare temi ben più ampi. La scomparsa del diario, la caccia all’uomo che l’ha custodito, i segreti di famiglia e le dinamiche del potere si fondono in un’indagine che è al contempo esteriore e interiore. L’autore è molto abile nel mantenere alta la tensione, distillando gli indizi con maestria e conducendo il lettore attraverso un labirinto di inganni e rivelazioni.
Il cuore pulsante di Bebelplatz è la riflessione sulla memoria, in particolare quella storica. La Bebelplatz di Berlino, tristemente nota per i roghi dei libri compiuti dai nazisti, diventa una potente metafora del tentativo di cancellazione e manipolazione della verità. Stassi esplora le cicatrici lasciate dal nazismo e dalla guerra, interrogandosi su come il male possa persistere e riemergere anche a distanza di decenni.
In questo libro Stassi ha la capacità di affrontare temi delicati con un approccio sensibile e mai banale. Il romanzo non si limita a ripercorrere fatti storici, ma scava nelle motivazioni umane, nelle responsabilità individuali e collettive, nel peso del silenzio e nella necessità di fare i conti con la propria storia. La ricerca del diario diventa così una metafora della ricerca della verità, un processo doloroso e spesso incompleto, ma indispensabile per la costruzione di una coscienza collettiva.
Fabio Stassi si distingue per uno stile evocativo e preciso. La sua scrittura riesce a creare atmosfere suggestive, a delineare personaggi complessi e a costruire dialoghi incisivi, permettendo al lettore di immergersi completamente nelle vicende e di percepire le sfumature emotive dei personaggi.
Le descrizioni sono spesso cariche di significato, contribuendo a dare profondità alla narrazione senza appesantirla. L’autore dimostra una grande padronanza della lingua, usandola non solo per narrare gli eventi, ma anche per stimolare la riflessione e la compartecipazione emotiva.
Bebelplatz è un romanzo che va oltre il genere, offrendo al lettore un’esperienza di lettura stratificata e appagante. È un giallo avvincente, ma anche un’indagine profonda sui meccanismi della memoria, sulla natura del male e sulla ricerca incessante della verità, un libro capace di turbare e far riflettere, un’opera necessaria per chiunque voglia confrontarsi con le ombre del passato e comprendere come esse continuino a influenzare il presente. È un invito a non dimenticare, a non tacere e a continuare a cercare la verità, anche quando questa si rivela scomoda o dolorosa.
L’incipit:
Il vecchio archivista, al telefono, rispondeva sempre nello stesso modo. Dalla cornetta usciva il suono di un rasoio elettrico, poi la sua voce: ‘Pronto, chi parla?’ La domanda era superflua, perché la voce dall’altra parte era sempre la stessa, quella di Anna, la sua pronipote. Era una storica, una di quelle che si appassionano al passato e cercano la verità nei documenti ingialliti. A volte andava a trovarlo, gli portava qualche libro che aveva letto e discutevano per ore della storia, come se fosse un essere vivente che respirava e cambiava forma a seconda di chi lo raccontava.Guido era stato un archivista dei servizi segreti, un uomo che aveva passato la vita a mettere ordine nel disordine altrui, a catalogare segreti e bugie, a dare un senso a carte che nessuno avrebbe mai dovuto leggere. Ora, in pensione, si godeva la sua piccola casa, il suo giardino e la tranquillità che aveva tanto desiderato. Ma il passato, a volte, non si lasciava mettere a riposo così facilmente. E la voce di Anna, al telefono, portava sempre con sé un’eco lontana di qualcosa che doveva essere scoperto, di un’ombra che si allungava dal profondo della memoria.
Fabio Stassi (Roma, 1962) ha pubblicato con Sellerio: L’ultimo ballo di Charlot, tradotto in diciannove lingue (2012, Premio Selezione Campiello 2013, Premio Sciascia Racalmare, Premio Caffè Corretto Città di Cave, Premio Alassio Centolibri), Come un respiro interrotto (2014), un contributo nell’antologia Articolo 1. Racconti sul lavoro (2009), Fumisteria (2015, già Premio Vittorini per il miglior esordio), Angelica e le comete (2017), Mastro Geppetto (2021, Premio Dessì 2022, Premio Benedetto Croce 2022, Premio Stresa 2022), il «discorso» sul potere terapeutico dei versi di Dante E d’ogni male mi guarisce un bel verso (2023) e Bebelplatz. La notte dei libri bruciati (2025); e inoltre i romanzi con protagonista il biblioterapeuta Vince Corso, La lettrice scomparsa (2016, Premio Scerbanenco), Ogni coincidenza ha un’anima (2018), Uccido chi voglio (2020), Notturno francese (2023). Ha inoltre curato l’edizione italiana di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno (2013, 2016) e di Crescere con i libri. Rimedi letterari per mantenere i bambini sani, saggi e felici (2017).
A Fabio Stassi è stato conferito dalla sezione tedesca del PEN International il Premio Hermann Kesten 2024 per la difesa della libertà di parola.

