Sette volte bosco di Caterina Manfrini, Neri Pozza 2025, pp. 204
Il romanzo di esordio di Caterina Manfrini, Sette volte bosco si svolge in Trentino, in particolare nella zona della Vallarsa, alla fine della Prima guerra mondiale. È una storia complessa e affascinante. Al centro della trama c’è la famiglia Zuanella, la cui esistenza è strettamente legata a una casa isolata, un maso, immersa in un bosco scuro e impenetrabile.
La protagonista, Adalina, appena adolescente, torna a casa dopo un anno terribile trascorso in un campo profughi, a Mitterndorf (che ospitò quasi 12.000 trentini), il campo profughi per gli abitanti del Tirolo meridionale inglobato nel fronte della Grande Guerra, dove ha perso i genitori stroncati dalla fatica e dal dispiacere, e ha imparato a conoscere il dolore e la solitudine. L’unica cosa che l’ha tenuta in vita è il pensiero del suo maso, la casa di famiglia incastonata tra i monti del Tirolo, e la speranza di ritrovare Emiliano, il fratello partito per il fronte di una guerra che ha sconvolto ogni cosa. Ma al suo ritorno, Adalina scopre che il mondo che conosceva non esiste più. I confini sono cambiati, i boschi sono stati feriti dai bombardamenti e la casa di famiglia è in rovina: i suoi genitori sono morti e il fratello Emiliano, soldato nell’esercito austroungarico, è disperso.
La trama si concentra sul difficile percorso di Adalina per ricostruire la sua vita e la sua casa. In questo processo, si confronta con le cicatrici della guerra, la perdita e la solitudine, ma trova forza e saggezza negli insegnamenti dei suoi genitori e nel rapporto con la natura circostante, che, nonostante le devastazioni, segue i suoi cicli. Il titolo stesso del romanzo si ispira a un proverbio trentino: “Sette volte bosco, sette volte prato e tutto tornerà come era stato“, che esprime l’idea della ciclicità della vita e della speranza di una rinascita dopo la distruzione. Questo le dà la forza e la determinazione per ricostruire il suo futuro, aspettando il ritorno di Emiliano
Al procedere della narrazione vediamo che anche Emiliano sta vivendo le conseguenze della guerra. Emiliano, come la sua valle, è segnato dalle cicatrici del conflitto. È prigioniero e ha subito lesioni a causa di una mina. Nel suo percorso, deve affrontare le conseguenze della guerra, inclusa la delusione di un amore perduto, poiché la donna di cui era innamorato ha sposato un altro uomo, anch’egli partito per la guerra e dato per disperso. La sua storia, in parallelo a quella di Adalina, esplora la difficoltà del ritorno e della ricostruzione dopo un evento così traumatico.
Oltre a lui, nella storia entra un misterioso soldato austriaco fuggiasco, solo e smarrito come lei, che si rifugia al maso, sconvolgendo la sua fragile quotidianità e costringendola a fare i conti con un nuovo, inaspettato inizio.
I legami che si creano tra questi personaggi sono centrali per la storia, che esplora temi come la famiglia, l’identità, la memoria e la capacità di trovare un nuovo inizio dopo aver attraversato grandi sofferenze.
Il romanzo di Caterina Manfrini si distingue per una prosa poetica e cruda, che immerge il lettore in un’atmosfera sospesa tra la storia e la natura selvaggia del Trentino. Utilizza anche elementi della lingua cimbra (una lingua di derivazione tedesca parlata un tempo anche nel contesto delle Valli del Leno) per evocare un’atmosfera più autentica e legata alla tradizione locale. La scrittura è ricca di simbolismo, con un linguaggio che alterna toni delicati a momenti di grande intensità. Le descrizioni sono vivide e suggestive, tanto da farci sentire l’odore della terra bagnata e il fruscio delle foglie. Il bosco, con la sua bellezza selvaggia e i suoi pericoli, è il vero protagonista del romanzo. È un luogo di misteri, in cui si annidano segreti e leggende che influenzeranno il destino della famiglia Zuanella.
Sette volte bosco è un romanzo che parla di perdita, di rinascita, di memoria, di legami con la natura e di rapporti familiari. È un’opera prima di grande maturità, che lascia il lettore con il desiderio di conoscere il futuro di Caterina Manfrini. Lo consiglio a chi ama i romanzi storici, ma con una prospettiva intima e personale, a chi cerca storie di rinascita e resilienza, agli amanti della natura e dei paesaggi di montagna, a chi è interessato alle tradizioni e alla cultura locale.
Le vicende dei protagonisti sono frutto di fantasia. Alcuni dettagli, però, sono ispirati a storie ricostruite tramite memorie familiari e ricerche sul territorio: tantissimi trentini, andando indietro di qualche generazione, troveranno tra i loro antenati profughi nell’Impero, chi nelle “città di legno”, come venivano chiamate Mitterndorf e Branau, chi in paesi della Boemia e della Moravia.
Intervista a Caterina Manfrini sul sito dell’editore
Tanti altri troveranno nonni, bisnonni e prozii impiegati come soldati austro-ungarici in Galizia e sulle cime delle montagne, dalle Dolomiti ai ghiacciai dell’Adamello. Rimettere insieme queste vicende, pezzettino dopo pezzettino, è un po’ come rimettere insieme un puzzle.
A me ha permesso di riscoprire le storie di una bisnonna, arrivata poco più che bambina a Mitterndorf, e di un bisnonno, mandato per più di due anni a combattere sull’Adamello e finito poi prigioniero in un campo in Italia. È un percorso che ci può insegnare molto e che ci invita a riflettere, tra le molte cose, anche sulla fragilità dei confini, sui sensi di appartenenza delle comunità, e, più in generale, sulla resilienza umana di fronte agli avvenimenti più feroci. Alla luce dei grandi conflitti di oggi, credo che la storia possa essere non solo grande maestra di vita, ma anche di compassione.

Caterina Manfrini è nata a Rovereto nel 1996. Ha conseguito gli studi in ambito antropologico in Danimarca e a Bologna. La sua passione per le storie l’ha portata a Londra, dove ha ottenuto un master in Scrittura creativa. Sette volte bosco è il suo primo romanzo.


Anche questo è uno splendido romanzo storico con una prospettiva intima e personale: https://wwayne.wordpress.com/2025/04/06/non-ti-lascero-mai/
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una cosina allegra tutto sommato
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😁😁
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