Più gentile della solitudine di Yiyun Li, NNEditore 2025, traduzione di Laura Noulian, pp. 400
Tuttavia la solitudine è una fiducia ingannevole nella rilevanza del mondo, tanto quanto l’amore; scegliendo di sentirci soli, proprio come scegliendo di amare, ricaviamo uno spazio accanto a noi che qualcuno altro deve occupare: un amico, un amante, un barboncino nano, un violinista alla radio.
Pag. 164
Il romanzo Più gentile della solitudine di Yiyun Li è un’opera profonda e toccante che esplora le complesse dinamiche di amicizia, amore e tradimento sullo sfondo degli eventi che hanno segnato la Cina degli anni ’90. Un romanzo raffinato, che mette al centro della narrazione tre amici.
Un’amicizia fragile e le ombre del passato
Le vite di Moran, Ruyu e Boyang sono indelebilmente segnate da un tragico evento: l’avvelenamento della loro amica Shaoai. La trama si sviluppa su due piani temporali, alternando il loro passato a Pechino e il loro presente, a distanza di anni e continenti, un pendolo tra Cina e Stati Uniti. Questa struttura narrativa è uno dei punti di forza del libro: il lettore viene trasportato tra la nostalgia e l’inquietudine di quei giorni di gioventù e la cruda realtà delle loro esistenze attuali, dominate dalla solitudine e dal senso di colpa.
I personaggi sono magnificamente disegnati, complessi e sfaccettati. Ognuno di loro incarna un aspetto diverso del dolore e del rimpianto. Moran, la ricercatrice solitaria, Ruyu, l’immigrata che non riesce a stringere legami, e Boyang, l’uomo di successo intrappolato nella sua incapacità di amare, sono il risultato delle scelte fatte e dei segreti taciuti. La loro amicizia, nata dalla vicinanza forzata di un periodo storico turbolento, si rivela essere più una catena che un legame. L’evento che ha segnato Shaoai li ha costretti a vivere vite separate, ma non libere, perennemente tormentate da una domanda: chi è il vero responsabile?
Il contesto storico
Sullo sfondo il massacro di piazza Tienammen, nel 1989. Il massacro di piazza Tienanmen fu la violenta repressione, avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 a Pechino, delle proteste di studenti e lavoratori cinesi che da diverse settimane chiedevano maggiori libertà e riforme democratiche. L’Esercito Popolare di Liberazione aprì il fuoco sui manifestanti, causando un numero di vittime ancora oggi incerto (le stime variano da centinaia a migliaia di morti).

L’evento è diventato un simbolo della repressione del regime comunista cinese e ha avuto come immagine iconica il “Rivoltoso Sconosciuto” (o “Tank Man”), un uomo solo che si parò di fronte a una colonna di carri armati per bloccarne l’avanzata. Il bilancio ufficiale delle vittime non è mai stato accertato e la censura del governo cinese sul tema è ancora molto forte.
Lo stile narrativo e il messaggio del romanzo
Yiyun Li ha uno stile di scrittura elegante e introspettivo. La sua prosa è ricca di dettagli e sfumature psicologiche, riuscendo a scavare a fondo nell’animo dei personaggi. La sua capacità di unire le storie personali con il grande affresco della storia cinese moderna è notevole. Non è un romanzo politico in senso stretto, ma il contesto storico funge da potente catalizzatore per le vicende individuali, dimostrando come gli eventi collettivi possano plasmare il destino delle persone in modo irreversibile.
Più gentile della solitudine è un’indagine sul significato di essere umani, sui compromessi che facciamo e sulle conseguenze delle nostre azioni. La “gentilezza” del titolo non è una dolcezza superficiale, ma il conforto che deriva dalla comprensione e dall’accettazione del proprio passato, anche se doloroso.
È un romanzo sulla memoria, sulla perdita e sul lungo e difficile cammino verso la redenzione. È un’opera che lascia il segno, capace di far riflettere su come gli errori del passato, se affrontati con consapevolezza, possano trasformarsi in una fonte di forza per il futuro.
Ci vuole coraggio per trovare conforto nelle banalità, e ostinazione per impedire che le banalità ci usurpino la vita.
Pag. 224
Consiglio vivamente la lettura a chi cerca un romanzo profondo e ben scritto, a chi non ha bisogno di un ritmo serrato ma preferisce una narrazione più meditativa, ricca di dettagli e riflessioni; un’opera che affronta temi universali con sensibilità e intelligenza. È un libro per chi apprezza le storie complesse e i personaggi che, nonostante le loro imperfezioni, rimangono incredibilmente umani. Pur non essendo un romanzo storico, offre uno spaccato autentico della Cina moderna e delle conseguenze che gli eventi politici possono avere sulla vita quotidiana delle persone. Se vi piacciono autori come Kazuo Ishiguro, J.M. Coetzee o Alice Munro, potresti trovare in Yiyun Li una nuova autrice da amare.

Yiyun Li è nata a Pechino e vive a Princeton, New Jersey. Dopo la laurea in Medicina, si è trasferita negli Stati Uniti, per dedicarsi alla scrittura e all’insegnamento. Per Autrice di romanzi e memoir, ha vinto il PEN/Hemingway Award, il Guardian First Book Award, la fellowship della MacArthur Foundation e un Windham-Campbell Prize. Per NNE ha pubblicato Caro amico (2018), Ragazzo d’oro, ragazza di smeraldo (2019), Dove le ragioni finiscono (2021) e Se vado via (2022). Con Il libro dell’oca ha vinto il PEN/Faulkner Award 2023.






Grazie Pina per la tua recensione, anche se ripensando al periodo storico e a Tienanmen nel 1989 si riaprono ferite purtroppo non ancora sanate.
Leggendo il post si immagina proprio di visualizzare un acquerello dalle tinte però non così delicate, anzi piuttosto con note dominanti di rosso e nero.
I colori che trovo in me e nei ricordi. Capisco che però non rispecchino l’ideale di delicatezza della copertina e del titolo.
Un romanza che attira, come le sirene…
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Certamente una pagina nera nella storia cinese. Nel romanzo però il focus è spostato sulle vicende dei protagonisti. Grazie per il tuo sguardo sempre attento e profondo.
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È merito tuo, della tua empatia e della tua esposizione così accattivante.
Una cosa che volevo segnalarti, Pina: ho cercato i libri dell’autrice sul sito de Il Libraccio e non ne ho trovato neppure uno usato. Per me + un ottimo segno, più di tante recensioni: i lettori tengono a quei libri e non se ne separano.
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verissimo, quando ce ne sono tante copie usate in vendita non è un buon segno…. sei un’osservatrice molto attenta!!
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Apprezzo molto il tuo pensiero, ciao Pina ❤
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