Cuore di ghiaia, di Abdulrazak Gurnah, La Nave di Teseo 2023, traduzione di Alberto Cristofori, pp. 400

Cuore di ghiaia è un romanzo del 2017 di Abdulrazak Gurnah. È il suo nono romanzo ed è stato pubblicato per la prima volta da Bloomsbury Publishing nell’agosto 2017. Il titolo trae origine da una frase usata nell’opera teatrale di Shakespeare Misura per misura.

Il titolo sulla copertina del libro sembra alludere a qualcosa di crudo e viscerale, ma il romanzo raramente è né l’uno né l’altro. È piuttosto contemplativo, raccontando una storia lentamente e cronologicamente dall’inizio quasi fino alla fine, quando l’introduzione della voce del padre di Salim catapulta brevemente il romanzo nel passato. Anche in quel caso, le sue vere complessità sono emotive piuttosto che narrative, e riguardano l’amore irrazionale: l’amore di un figlio per un padre che non conosce veramente, dal quale si era sentito anche rifiutato, l’amore del padre per una moglie essenzialmente inamabile, quello di lei per il suo spregevole fratello Amir, e quello di un giovane per la letteratura di un popolo che opprime il suo popolo da secoli.

Da bambino Salim è un tipo intelligente e solitario, appassionato di libri, che si sente sempre un figlio indesiderato da suo padre, Masud. Questa sensazione di non appartenenza e l’atteggiamento del padre influenzano profondamente la sua personalità, contribuendo alla sua natura introversa e al suo desiderio di evasione attraverso la lettura. 

Il romanzo è diviso in tre parti. La prima ci racconta la vita di Salim a Zanzibar, negli anni Settanta, segnati da grandi cambiamenti politici e sociali, cresciuto in una famiglia felice che, in modo sconcertante, finisce per sgretolarsi. Alla fine, alcune verità sulla vita di sua madre gli diventano dolorosamente chiare, ma riesce a parlarne solo a metà con lei e si isola sempre di più nella sua rabbia e confusione. Quando suo zio Amir gli offre l’opportunità di trasferirsi a Londra come studente, sembra una via di fuga percorribile.

La seconda parte racconta la vita di Salim nel Regno Unito, quando inizia a comprendere meglio ciò che è accaduto tra i suoi genitori e scopre anche la tristezza e il senso di smarrimento che derivano dall’essere lontano da casa. Non sa come sentirsi a casa in quello strano posto in cui si è ritrovato, ma si sente sempre più isolato dal mondo che si è lasciato alle spalle. Non è un argomento nuovo per i romanzieri – lo stesso Gurnah ha parlato di esilio nel suo sesto romanzo, Sulla riva del mare – ma ciò non ne sminuisce la forza emotiva. In Sulla riva del mare, la figura dell’esiliato era un richiedente asilo, che si trovava ad affrontare tutte le difficoltà che una simile situazione comporta. Salim si trova in una posizione molto più privilegiata: la sua istruzione lo porta a trovare un lavoro e non teme l’espulsione o la miseria. I suoi dolori derivano dall’avere due paesi e nessuna casa; sente anche il peso terribile di sapere di essersi allontanato dal suo luogo di nascita perché è accaduto qualcosa di insopportabile che nessuno sa come affrontare. Il Regno Unito, col tempo, diventa una sorta di casa con amici e amanti. Ma Salim non riesce mai a seguire del tutto il consiglio del padre: “Mentre viaggi tieni l’orecchio vicino al cuore“.

Nell’ultima, potente sezione il narratore Salim torna a Zanzibar per visitare la tomba della madre e apprendere finalmente dal padre cosa abbia distrutto la loro famiglia molti anni prima. Mentre Salim ha vissuto in Inghilterra, studiando letteratura, suo padre ha recentemente ripreso la vita da eremita nel retro di un negozio dopo diversi anni a Kuala Lumpur. In un passaggio toccante, Gurnah usa la loro conversazione per sottolineare quanto sia stato disorientante per padre e figlio crescere tra i libri in Tanzania, quando la maggior parte dei libri rappresentava una cultura che denigrava musulmani e africani. “È così che persone come te e me arrivano a conoscere così tanto del mondo“, dice Salim al padre, “leggendone da persone che ci disprezzano“. Torniamo così al titolo dell’opera, dopo avere capito l’evento centrale del loro dramma familiare; questo doloroso snodo delle loro vite ricorda uno dei cardini della trama di Misura per misura , ma in questo caso la commedia si è trasformata in tragedia, e a Salim non resta che constatare che nel loro vissuto:

Non c’era nessun Duca a sistemare le cose per questa Isabella, nessuno ha bloccato l’uomo avido che, una volta avutala tra le grinfie, non l’ha più lasciata andare. E non c’è stata alcuna parte per te, nell’opera, Baba, perché Shakespeare aveva già riservato l’eroina al Duca.

Pag. 383

Fa parte della grande abilità di Gurnah come scrittore il fatto che la questione di ciò che è accaduto tra i genitori di Salim non domini né i nostri pensieri né quelli del protagonista quando si trova nel Regno Unito. La sua presenza, percepita sullo sfondo mentre Salim si costruisce una vita, è sufficiente a coinvolgerci, dando maggiore spinta  alla storia. Ma è solo nella parte finale, al suo ritorno a Zanzibar, che la potenza di quella storia mai raccontata si fa sentire. È allora che ci rendiamo conto che nella struttura del libro è insita la rivisitazione dell’opera di Shakespeare. 

In tutto il libro, l’eleganza e il controllo della scrittura di Gurnah, e la sua comprensione di quanto silenziosamente, lentamente e ripetutamente un cuore possa spezzarsi, rendono questo romanzo profondamente appagante. 

Nel raccontare la vita di Salim a Londra, Gurnah costruisce una sorta di indagine sulle vite, i sentimenti, i sogni e le ambizioni, i fallimenti, di stranieri, esuli o immigrati che siano, e da ovunque vengano. In questi anni Salim cerca per via epistolare di comunicare con la madre, restata in patria, le traversie della sua vita, le novità e le nostalgie, le umiliazioni e le soddisfazioni. In queste riflessioni e confessioni Salim delinea anche l’ambiente di immigrati da vari paesi africani (ma anche da altri continenti) con cui viene in contatto condividendo stanze in appartamenti o luoghi di lavoro. Si tratta di rapporti camerateschi, che restano superficiali perché nessuno si mette veramente a nudo di fronte agli altri. Anche nel rapporto con le donne Salim tende a subire e a non imporre la voglia di una storia seria e impegnata come vorrebbe, accontentandosi di tante brevi relazioni che lo lasciano con l’amaro in bocca. Si innamorerà più volte per davvero, ma non lotterà perché le ragazze rimangano con lui.

In questa vita londinese il problema è che sente la sua cultura sfuggirgli di mano, ma non si sente adeguato per accettare in toto la nuova. Più passa il tempo più capisce quali siano state le gravi conseguenze della colonizzazione britannica e come ancora gli inglesi si sentano ancora in una posizione di superiorità sulla faccia della terra. A sua madre mente, nelle poche lettere che invia nel corso degli anni, senza mai tornare a casa. La verità emerge solo in lettere mai spedite e accumulate in un cassetto, in un taccuino nero su cui annota riflessioni e sentimenti che non osa confessare. Anche le rare telefonate sono sbrigative e impacciate, anche con sua sorella, la figlia dell’amante della madre, con cui ormai Saida è sposata. Nella sua mente continua il rovello che lo assilla dall’infanzia: perché la madre è sfuggente nel raccontare come mai si trova con un altro uomo? Perché lo zio Amir continua ad aiutarlo, sia pure a distanza, come se avesse qualcosa da farsi perdonare?

Nei romanzi successivi la scrittura di Gurnah diventerà definitivamente un osservatorio approfondito per spiegare al mondo la condizione di chi vive nel mezzo delle culture, l’epopea di chi parte, carico di speranze, senza sapere cosa troverà fuori del proprio paese, le contraddizioni di chi non ha fatto pace con il colonialismo britannico o qualsiasi colonialismo e tuttavia ne ama e ne insegna la letteratura. La forza della letteratura è una possibilità di capirsi, un amo lanciato contro tutti i razzismi ed imperialismi del mondo.

I romanzi di Gurnah piacciono a lettori che apprezzano le storie complesse che esplorano il background culturale e storico del continente africano e della diaspora, della frammentazione culturale, concentrandosi su temi di identità, migrazione e l’impatto del colonialismo. A chi predilige narrazioni profonde e introspettive, che analizzano il vissuto interiore dei personaggi e la loro complessità emotiva. A chi è interessato a comprendere le esperienze di chi lascia la propria patria, le difficoltà di adattamento e il senso di sradicamento.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Dello stesso autore vi ho parlato di Furto