Le letture di novembre: attraversare confini, cercare luoghi
Novembre è stato un mese di libri che sembrano parlarsi da un continente all’altro, come se ognuno custodisse un pezzo di una stessa mappa emotiva e geografica. Ho iniziato dalla Spagna, e non per caso.
Sara Mesa, con Il concorso, mette in scena una satira sociale che ha il passo della distopia quotidiana: un sistema impersonale, apparentemente neutro, capace però di generare alienazione una riga dopo l’altra. La sua prosa, limpida e affilata, non concede scorciatoie: ogni frase incide, ogni pausa pesa.
A fare da contrappunto, Fernando Aramburu con Ultima notte da poveri sceglie la forma breve e la trasforma in una costellazione di micro-mondi. I racconti sono autonomi, certo, ma si richiamano come eco lontane, attraverso immagini che ritornano e si illuminano a vicenda. Qui lo stile è asciutto, controllato, quasi chirurgico: Aramburu non spreca una parola.
Poi c’è un salto di continente con Dinaw Mengestu e L’atlante dei posti sbagliati: un romanzo che, più che raccontare una storia, attraversa spazi interiori e geografici, seguendo chi non trova mai un “posto giusto” – o forse ne trova troppi per sceglierne uno. Mengestu, diviso tra Etiopia e Stati Uniti, scrive da una soglia permanente: le sue pagine sono confini che si spostano mentre li leggi.
Di confini, reali e immaginari, vive anche la scrittura di David Szalay. Autore cosmopolita per biografia e per vocazione, con Nella carne (vincitore del Booker Prize 2025) ci ricorda quanto l’Europa sia un luogo fluido, stratificato, spesso indecifrabile. Le sue storie sembrano dire che non esistono centri fissi: ci siamo noi, le nostre traiettorie, le nostre crepe.
E se parliamo di traiettorie, il viaggio non poteva mancare: Luca Buonaguidi, con La via del loto. Viaggiare in Asia, leggere l’Oriente, trasforma lo spostamento in un gesto conoscitivo. È un libro che cammina, pensa, osserva: un ponte tra l’esperienza diretta e la riflessione, tra sentieri reali e mappe interiori.
Dal mondo torniamo a casa, ma solo per modo di dire: Viola Ardone, in Tanta ancora vita, intreccia tre voci che portano con sé la guerra in Ucraina e la attraversano fino all’Italia. Lo fa con il suo solito tocco – empatico, attento ai dettagli umani – ma stavolta lo sguardo è più dichiaratamente politico, più immerso nel presente.
Chiude il cerchio Adrián N. Bravi e la sua Nuotatrice notturna: un romanzo fatto di silenzi che parlano e di acqua che conserva memorie. Bravi ha la rara capacità di trasformare il quotidiano in un piccolo paesaggio poetico, dove ogni gesto ha una risonanza sotterranea.
Insomma: un mese di letture internazionali, mobili, sorprendentemente armoniche tra loro. Libri che si guardano da lontano come isole in un arcipelago.

E scegliere il migliore? Missione quasi impossibile. Io ho la mia preferenza segreta, lo ammetto… ma sono curiosa: voi quale pensereste essere la lettura più forte di questo mese?
Ecco svelato il mistero…

Un cammino fuori e dentro di sé, alla scoperta dell’Oriente e delle sue storie, attraverso l’esperienza diretta e un costante dialogo tra Oriente e Occidente. La via del loto di Luca Buonaguidi è uno di quei rari testi che, mentre li leggi, ti fanno venire voglia di preparare lo zaino… ma anche di aprire un altro libro. È come se dicesse: “non basta vedere, bisogna capire”. E a me questo approccio ha parlato subito. C’è, dentro questo libro, un modo di viaggiare che non si sovrappone linearmente con l’itinerario tracciato sulla mappa. È un movimento più profondo, all’inizio spiazzante, che passa attraverso le letture, gli incontri, le storie e le parole che accompagnano ogni spostamento. La via del loto. Viaggiare in Asia, leggere l’Oriente di Luca Buonaguidi appartiene a questa categoria rara: un libro che trasforma il viaggio in un esercizio di conoscenza, un cammino di consapevolezza, un ponte tra esperienza e riflessione.
Buonaguidi parte per un lungo tragitto di quasi un anno attraverso l’Asia, la Via del Loto, il viaggio letterario per antonomasia, la Via battuta dai “più grandi scrittori, avventurieri e mistici dei secoli scorsi nell’Asia profonda”: Sri Lanka, India, Nepal, Birmania, Thailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Laos, Cambogia, Vietnam, Hong Kong, Tibet, Cina, Mongolia, Russia.
Ciò che mi ha colpito non è la quantità dei chilometri, bensì il modo in cui l’autore li attraversa: con uno sguardo lento, quasi protettivo, come chi sa che ogni luogo è una storia e che ogni storia merita tempo. Un viaggio “di zaino”, libero, accompagnato dal desiderio di lasciarsi trasformare da ciò che incontra. La vera originalità del libro è un dialogo continuo con gli scrittori che, prima di lui, hanno attraversato e raccontato l’Oriente. Un percorso fisico che si sviluppa con i piedi sul terreno e la mente che si muove tra riflessioni, citazioni, rimandi. Un viaggio che in realtà Luca ha iniziato tanti anni prima quando si aggirava tra gli scaffali di una libreria di Firenze e pescava diari di viaggio, reportage, memoir, tuffandosi mentalmente in percorsi e luoghi fino a quel momento a lui sconosciuti.
In queste pagine convivono i grandi nomi della letteratura di viaggio – da Chatwin a Terzani, da Kapuściński a Nicholas Bouvier, e perché no Hugo Pratt – ma anche voci meno note, poeti, antropologi, cineasti. E poi i volti e le voci delle persone incontrate sul suo cammino, ciascuno acceleratore di conoscenza, ciascuno latore di una epifania. Ogni tappa diventa così una soglia in cui esperienza personale e memoria culturale si incontrano.
Il libro è attraversato da un’idea chiara: il viaggio come forma di ecologia, non ambientale ma culturale. Viaggiare, per Buonaguidi, significa prima di tutto osservare, ascoltare, leggere. Significa rifiutare l’atteggiamento predatorio del mordi e fuggi, del turismo di massa, di chi “consuma” i luoghi come bere una bibita ghiacciata, e abbracciare invece un rapporto più lento, rispettoso, dialogico. È una prospettiva che oggi, nell’epoca del turismo accelerato, suona quasi sovversiva.
Prima di archiviare il mese, però, passo la palla a voi: qual è stata la vostra migliore lettura di novembre? Se c’è un titolo che vorreste consigliare a chiunque, questo è il momento perfetto per condividerlo.


Sono contenta che tra tanti titoli importanti tu abbia scelto Luca Buonaguidi, un autore poco noto, che pubblica per una piccola casa editrice, I libri di Mompracem del mio amico Paolo Ciampi!
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L’ho scelto perché è un libro affascinante, coinvolgente e pieno zeppo di spunti letterari. Un’esperienza di lettura che consiglio!!!
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