Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Adattarsi

INCIPIT

I.
IL MAGGIORE

Un giorno, in una famiglia, nacque un figlio inadatto. Nonostante la sua bruttezza un po’ umiliante, questa parola potrebbe tuttavia descrivere la realtà di un corpo molle, di uno sguardo mobile e vuoto. «Difettoso» sarebbe fuori luogo, «incompiuto» anche, perché queste categorie fanno pensare a un oggetto fuori uso, da buttare. «Inadatto» presuppone precisamente che il bambino esisteva al di fuori del quadro funzionale (una mano serve ad afferrare, delle gambe a camminare) e che stava comunque ai margini delle altre vite, non completamente integrato con queste, ma prendendovi nonostante tutto parte, come l’ombra all’angolo di un quadro, allo stesso tempo intrusa eppure voluta dal pittore.

All’inizio, la famiglia non individuò il problema con esattezza. Il bambino era anche molto bello. La madre riceveva visite dalla gente del paese e anche dai borghi circostanti. Le portiere delle macchine sbattevano, i corpi si chinavano, azzardavano qualche passo ondeggiante. Per arrivare in quel borghetto sperduto, si doveva guidare per strade minuscole e sinuose. Gli stomaci erano rivoltati. Alcuni amici venivano da una montagna molto vicina, ma da quelle parti «vicino» non significava niente. Per passare da un posto a un altro si doveva salire e poi scendere. La montagna imponeva il suo rollio. Nella corte del borghetto a volte ci si sentiva accerchiati da enormi onde, immobili, schiumose, verdi. Quando il vento si alzava a scuotere gli alberi era come il rombo dell’oceano. Allora la corte sembrava un’isola protetta dalle tempeste.

Clara Dupont-Monod

Recensione