Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

I principi dello stagno Finn

INCIPIT

Per un’effimera ogni secondo è importante.
La preparazione all’istante in cui diventerà ciò che è veramente richiede due anni. Due anni al freddo e al buio. Due anni di noia e pericolo. Infine, quando ormai stremata e sazia di minuti si poserà sull’acqua e rilascerà le uova fecondate che raggiungeranno la melma sul fondo dello stagno, allora avrà vissuto la vita appieno.
Le sue ali, che prima teneva dritte verso il cielo come due vele lucenti, ora si abbassano e aderiscono alla superficie dell’acqua dello stagno, formando, nell’istante della morte, una piccola croce, un fugace ricordo di sé. Le uova microscopiche, così leggere che a fatica affondano attraverso l’oscurità giallo ambra, vengono raccolte a una a una da piccoli pesci e crostacei. Ma non tutte. Alcune volte un uovo riesce a raggiungere il fondale melmoso. Col tempo, questo si schiude e fuoriesce una piccola ninfa. Cieca e disorientata, si aggira per quel mondo subacqueo buio e povero di ossigeno. La ninfa scava nel fango per sfuggire agli insetti predatori. Più o meno al sicuro, si nutre dei resti marcescenti delle piante che la circondano. Cresce, si libera dalla pelle che si lacera, ne crea di nuova e ripete il processo, volta dopo volta. E ogni volta diventa più grande e più forte. È un insetto che porta un’ambizione dentro di sé.

Lars Elling

Recensione