Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Il vicino

Le sette e quindici è il nostro orario. Alle sette e quattordici chiudo la porta e scendo a piedi dal quarto piano. Mezzo minuto dopo tu chiudi il tuo appartamento al secondo piano. Alle sette e quindici mi raggiungi al primo piano o al piano terra. A volte sei tu a dire “buongiorno”, per primo. Anche se preferisco quando è così, a volte ti anticipo con il saluto per non farti pensare che sono maleducata. Ogni tanto mi tieni aperta la porta d’ingresso del condominio, a volte invece sono io che afferro la maniglia per prima, mi giro un po’ per assicurarmi che tu abbia preso la porta dietro di me e che non ti si chiuda sul naso. Una cosa del genere non sarebbe per niente carina. Così invece è carino. Io e te da soli nell’androne. I passi che conosciamo. L’incontro che abbiamo ripetuto più di cento volte negli ultimi sei mesi, da quando sei venuto ad abitare qui.
Di solito sei molto puntuale, ma qualche volta è successo che ho dovuto rallentare perché non avevo sentito né la tua porta chiudersi, né i tuoi passi. Sono tornata al terzo piano in attesa di sentirti, dopodiché mi sono affrettata come se pure io fossi stata un po’ in ritardo. Chissà se hai trovato strano che facciamo tardi negli stessi giorni.
Quando usciamo tu vai a destra, io a sinistra. A destra c’è il parcheggio, a sinistra la fermata dell’autobus. Mentre aspetto l’autobus, con la coda dell’occhio ti vedo salire in macchina e andartene. Non so dove, così come tu non sai dove sono diretta io. A volte, dopo aver preso posto sull’autobus, chiudo gli occhi e immagino di viaggiare accanto a te nella tua auto. Non mi dà fastidio che non parli. Probabilmente lo fanno tutte le coppie quando al mattino vanno a lavorare.
Anche se usciamo sempre alla stessa ora, torniamo in orari diversi. In realtà sei tu che torni a un’ora sempre diversa. È impossibile starti dietro. A volte passo vicino alla finestra molto più tempo di quanto vorrei, ma se perdo il tuo arrivo, dopo per tutto il pomeriggio e la sera mi sento come se fossi stata privata di qualcosa.
Siccome il tuo appartamento è proprio sotto il mio, non posso guardare le tue finestre. Se non ci fosse quell’appartamento in mezzo a noi, potrei sporgermi un po’ per vedere se date ci sia ancora luce, ma così sarebbe troppo pericoloso.

Marina Vujčić

Recensione