INCIPIT
Simon è seduto in cucina, da solo. Ha appena raccolto le due parti di una vecchia ciotola blu. Una in ogni mano.
Ora guarda dalla finestra. Le due metà non pesano allo stesso modo.
Si può giocare una vita intera su qualcosa di rotto. Ne sa qualcosa, lui.
Abbassa lo sguardo sulla ceramica blu. La ciotola ha conservato delle tracce più scure malgrado i lavaggi. È la sua ciotola del mattino da così tanto tempo. Quella del primo caffè. Quando in città tutto dorme ancora e lui, invece, è già sveglio.
La ciotola dei pensieri che si cercano, ancora sganciati dalla giornata. Un pensare tra veglia e sonno. La concentrazione che gli sarà necessaria nasce da lì, da quel limbo. Nessun nome ancora nella testa, nessun caso in particolare. Il colore del cielo che appare poco a poco, la sensazione del freddo o del caldo sotto la pianta dei piedi. Qualunque sia la stagione, la ciotola tra le sue mani è sempre la stessa.
Mentre lui riflette. La sua libertà mattutina.
Dopodiché si susseguono le ore, e le sedute. Strano termine, a pensarci. Perché su quel lettino non ci si siede, ma ognuno prende la strada che può. E lui, nella sua poltrona, occhi socchiusi o improvvisamente indagatori, ascolta.
Jeanne Benameur

