Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Mentre tutto brucia

INCIPIT

L’ultimo giorno

In lontananza una pozza di luce sul mare.
Più si avvicinavano, percorrendo la strada a bordo dell’auto di Ludovica, più l’intensità delle fiamme ne precisava la posizione: il fuoco non veniva dalla spiaggia, ma divampava lì, all’altezza del campo profughi di Castel Fusano.
Nello specchietto Beatrice scorse l’amica alla guida, i tratti sensuali le inferocivano il viso. Pawel le sedeva accanto. Nessuno dei due sembrava dar peso all’incendio. Parlavano di come sarebbe stato strano vivere separati soprattutto dopo ciò che era successo quell’estate. Lei, col solito modo di portarsi le dita alla bocca, tamburellava i polpastrelli sulle labbra mentre lui, con una voce farinosa, prometteva che le avrebbe scritto una volta arrivato in Canada.
Ludovica fermò la macchina davanti al cancello che separava la pineta dal campo. Prima si voltò verso Pawel, poi guardò lei e disse: “Ti accompagniamo dentro. Va bene Bea?”.
Scesero dall’auto, varcarono l’ingresso.
A vigilare nella cabina di controllo non c’era nessuno, e nessuno chiese loro chi stessero cercando, come accadeva di solito quando passavano a trovare Pawel. Attraversarono il campo in direzione del bungalow. Ludovica andava sicura, si vedeva che abitava i bei quartieri romani. Stava aggrappata al braccio di Pawel che, con un pezzo di liquirizia tra le labbra, a mo’ di sigaretta, aveva dimenticato le sue origini.
In quella zona, nei pressi di Ostia, in un campeggio nato per accogliere turisti, da una decina d’anni trovavano rifugio i profughi che fuggivano dall’ex Unione Sovietica. Polacchi, ma anche russi ebrei diretti in Israele, albanesi, pochi bulgari. Con la guerra nei Balcani, scoppiata tre anni prima, si era aggiunti serbi e jugoslavi. Arrivavano in minuscole Fiat Centoventisei, in polacco le chiamavano maluch, eppure in così poco spazio riuscivano a mettere il necessario: una famiglia, qualche oggetto personale, carne in scatola, vodka e sottaceti.
L’aria era pregna di fumo, e a quel punto anche Ludovica e Pawel notarono che laggiù qualcosa non andava. Beatrice invece ci pensava da quando aveva visto il rogo: quanto stava succedendo era sua responsabilità. Avanzavano fissando le fiamme.

Paulina Spiechowicz

Recensione