Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Pietra e ombra

INCIPIT

Cimitero di Merkez Efendi
Istanbul
1984

Avdo pensò a come dovesse essere la lapide per l’uomo con sette nomi che era stato sepolto quello stesso giorno. Fece un tiro di sigaretta, bevve un sorso di tè. Tese in avanti le dita che tenevano la sigaretta, come parlasse con qualcuno. La lapide dev’essere nera, si disse, e nel centro deve avere un foro. Chi lo osserva deve vedere il vuoto al di là. Un vuoto che più lo si guarda più diventa grande, profondo. Il morto era un vecchio militare. Durante l’operazione militare di Dersim era stato ritrovato sulle rive dell’Eufrate, svenuto e ferito. Aveva perso la memoria. Secondo i militari che lo avevano rinvenuto si chiamava Haydar, era stato colpito nel corso di un attacco delle bande curde zaza, e occorreva che ritornasse alla sua unità. Senza perdere tempo Haydar era tornato al suo posto e per tutto quel viaggio infernale a piedi nudi a cui gli Zaza deportati dai paesini erano stati costretti, aveva utilizzato in abbondanza la frusta sui prigionieri. Sebbene a volte avesse avuto dei copogiri, sentendosi precipitare nel vuoto, non aveva avuto alcun dubbio su se stesso o su ciò che stava facendo. Quando erano arrivati alla postazione militare di Dersim, dopo essersi lasciati alle spalle i cadaveri di metà dei deportati, un anziano prigioniero cieco lo aveva riconosciuto dalla voce. Come hai fatto a diventare così, gli aveva chiesto, e aveva raccontato a Haydar il suo passato: venivano dallo stesso paese, il suo vero nome non era Haydar bensì Alì ed era stato colpito nel corso della deportazione, mentre fuggiva ai militari. I soldati che lo avevano trovato, accortisi dell’amnesia, gli avevano assegnato un nuovo passato e un nuovo futuro, convincendolo che era un militare.

Burhan Sönmez

Recensione