Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Pronto intervento

INCIPIT

Primo capitolo

IN CUI MATILDA PREFERISCE NON RIMANERE.
VIENE SPIEGATO PERCHÉ SYLVESTER DORMA QUASI
OGNI NOTTE SUI CAPELLI DELLA NARRATRICE.

«Ti amo» dice Sylvester e lo dice come se qualcuno lo stesse fotografando. Siamo in cucina. Io sono seduta sul lavandino, lui ha in mano della carta da regalo stropicciata da cui penzola un bigliettino: AUGURI c’è scritto.
Io e Sylvester non siamo una coppia e non sopporto quando dice “Ti amo”. Soprattutto perché poi sono costretta a rispondergli, per giunta con la massima prontezza.
Tempo fa gli ho chiesto se valga anche “Ti voglio bene”, ma lui sostiene di no. Tempo fa gli ho spiegato che le parole “Ti amo” più le pronunci e più si logorano. Gli americani, per esempio, gli ho spiegato, dicono “Ti amo” talmente spesso che ormai nell’inglese americano non significa altro che “a presto”.
Suonano alla porta. Sylvester abbandona sul frigorifero la carta da regalo appiattita, io scivolo giù dal lavandino e attraverso il corridoio in cui stazionano piccole scatole di cartone con i fori per l’aria. Sylvester mi segue, mi supera e si piazza davanti alla porta. «Quindi vorresti dirmi» dice «che sei una che tiene da parte la roba costosa per gli ospiti di riguardo della domenica».
Per non arrestare i processo, visto che il campanello suona di nuovo e “ospiti di riguardo della domenica” significa al massimo latte condensato, dico a mia volta «Ti amo» come mi ha insegnato lui, a voce né troppo alta né troppo bassa. Sylvester però mi incalza: «Con il nome».
«Nemmeno tu l’hai detto con il nome» ribatto.
«Certo che l’ho detto con il nome» ribatte.
A quel punto, sempre per non arrestare il processo, dico: «Ti amo, Sylvester». Lui sogghigna e io gli chiedo: «Ora possiamo aprire la porta?»
«Volentieri» risponde e apre.

Mariana Leky

Recensione