INCIPIT
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Il mondo dipende dai suoi relatori e anche da quelli che ascoltano il racconto e a volte lo condizionano.
(Javier Marias)
Oggi il tema del giorno è l’allarme gamberi. È su tutti i giornali, e non soltanto nelle pagine della cronaca di Roma, anche in quelle nazionali. I gamberi-killer della Lousiana. Ne parlano tutti con preoccupazione perché si tratta di una specie particolare, importata una quindicina d’anni fa dalla Lousiana da un allevatore del lago di Bracciano e sparsasi per tutto il Lazio, dicono, a causa della sua straripante capacità di proliferazione. Di fosso in fosse, di canale di scolo in canale di scolo, sono risaliti fino alla discarica di Malagrotta e da lì, sempre stando a quello che dicono i giornali, l’altra notte hanno dato l’assalto a Roma, attraversando l’Aurelia all’altezza del tredicesimo chilometro e generando notevoli problemi. Un maxitamponamento, dicono, tra macchine che non riuscivano più a frenare sull’asfalto ricoperto da quei mostri rossi. Secondo i giornali, la Provincia sta predisponendo imponenti recinzioni, la polizia stradale sta compiendo sopralluoghi e gli ambientalisti lanciano il grido d’allarme per l’equilibrio dell’ecosistema, mentre si temono altri assalti nei prossimi giorni. Questo, sui giornali.
Ora, si dà il caso che io mi trovi proprio al tredicesimo chilometro dell’Aurelia seduto fuori dal mio ufficio. È una mattina luminosa e croccante, le rondini strepitano nel cielo e un vento tiepido mi accarezza i peli delle braccia mentre guardo due operai con la tuta arancione che stanno effettivamente tirando su una recinzione – nient’affatto imponente, per la verità – lungo la strada a un centinaio di metri da me. Ma soprattutto, ero qui anche ieri mattina alle cinque e mezza – ero passato per recuperare le chiavi di casa, dopo una notte turbolenta – e ho visto con questi occhi un furgone targato straniero – forse rumeno, forse polacco – sbandare e strisciare con la fiancata contro il guardrail, il portello posteriore aprirsi di colpo e una valanga di gamberi rovesciarsi sull’asfalto. Gamberi, per l’appunto, anzi gamberoni – una miriade: niente cassette di polistirolo, niente contenitori d’altro tipo, quel furgone era, Dio solo sa perché, pieno zeppo di gamberi sfusi e ghiaccio triturato, e ha praticamente svuotato tutto il carico per strada, qui davanti, proseguendo la corsa senza nemmeno rallentare.
Sandro Veronesi

