INCIPIT
1.
È morta la tua ultima figlia, l’unica che meritava di vivere. Ti ha cercato tanto. Ha passato pomeriggi interi a sgolarsi. Dalle case vicine qualcuno ha gridato: “E basta!”.
La verità è che io l’ho abituata troppo bene, al primo “Giacomo!” ero subito da lei. La sua voce faceva pensare a chissà che ma erano cose da niente, quasi sempre: accostare le persiane, accendere la luce. Qualche volta, un bicchiere d’acqua: “Ho proprio tanta sete!”. Non so come mai ci mettesse tanta urgenza, non certo per paura che non la sentissi. Forse era solo il modo più veloce per confermarci di essere vivi, al di là della parete.
Portano traccia dei suoi richiami improvvisi anche tanti compiti dei miei studenti, spesso mi faceva scappare la penna mentre ero alle prese con l’ennesima frase oscura o copiata in un tema di Giovanni Bacci, o di Giulia Mattei. Penso allo stupore dei ragazzi davanti a quei segnacci, alle linee rosse tra una parola e l’altra, alle ‘i’ lunghe oltre misura di frasi come: “Vedi tema della compagna di banco Zonchiiii”. Forse i più cattivi hanno sperato nei primi indizi dell’infermità precoce che mi avrebbe finalmente tolto di mezzo. E invece è successo a mia moglie. È lei che si è tolta di mezzo. C’è anche chi ha protestato, per quei segnacci, come Piera Cartoni, “portavoce della classe sdegnata“, ci ha tenuto a ribadirlo più volte, “davanti a un professore che pretende precisione ed è il primo a non dare il buon esempio”.
“Papà, papà, papà!”, sento ancora tua figlia che ti chiama come se potessi davvero spuntare dall’altra stanza. “Sai dov’è mio padre? Puoi andare a prenderlo?”. Cercavo di rassicurarla. “Prima o poi arriva, stai tranquilla”. “È tardi”, mi ha detto. “Non c’è tempo”.
Le ho promesso che ti avrei trovato. Perciò sono qui. Non serve a molto ma lo faccio per me. Per stare, come si dice, più a posto con la coscienza. Forse però non è neanche questo. A essere onesti, mi sento come quando lei mi faceva saltare dalla sedia, con un impegno da portare a termine. Solo che oggi non si tratta di programmare la registrazione di un film d’amore per stasera alle sette. Oggi io sono qui per conto di tua figlia, che è morta, e a cui non ho fatto la domanda più importante. Lo chiedo a te. Hai idea di cosa dovrei dirti? Avete lasciato qualche discorso a metà, per caso? Anita mi ha mandato da te senza spiegarmi. Tu però ascoltami bene lo stesso, se puoi. Forse mi verrà in mente parlando. Farò attenzione a non dimenticare niente ma certe cose le terrò per me, noi siamo stati sempre molto discreti.
Paolo Massari

