Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Vengo io da te

INCIPIT

A pranzo l’amica di Ellen, Susan, raccontò che suo cugino Gary, un impiegato di banca in pensione, a Natale aveva annunciato alla famiglia di essere pronto per nuove frequentazioni. Susan aggiunse: «E io gli ho detto che ho un’amica sulla stessa barca».
   «Spero che non ti riferissi a me», disse Ellen.
   Di lì a quando finirono di mangiare, però, Susan la convinse a conoscere Gary, assicurandole che sarebbe stata una cosa informale. Ed Ellen, malgrado la riluttanza iniziale, si ritrovò a provare picchi di ottimismo mentre, con la spazzola adesiva, si toglieva i peli di cane dal dolcevita rosso per prepararsi all’appuntamento. Al telefono Gary aveva proposto di cenare presto da Drapmann, un posticino a conduzione familiare che serviva di tutto, aveva detto, dagli hot dog ai granchi giganti.

Mentre Ellen attraversava il parcheggio, un vento brusco le si insinuò nelle narici e la neve le scricchiolò sotto i tacchi. Gary stava aspettando nel dehors – Ellen lo notò prima che lui vedesse lei. Aveva i capelli crespi grigi ed era stravaccato su una panca. Quando lei entrò, si raddrizzò immediatamente, ma solo in parte. Disse: «Ellen? Credevo che arrivassi dall’altra parte. Susan ha detto che abiti sulla Cedar».
   Ellen rispose: «Infatti. Vengo dall’Esercito della Salvezza».
   «Sei una volontaria?»
   «No, avevo solo della roba da donare».
   «Brrr». Gary indicò l’esterno, poi l’interno. «Entriamo?»
   Li fecero accomodare a un bel tavolo di fianco a una finestra. Il loro cameriere era un uomo con un cerotto piazzato in modo strategico per coprire buona parte del tatuaggio che aveva sul collo.
   Gary aprì il menù e si mise gli occhiali da lettura.
   Ellen ordinò il pollo con il riso pilaf e Gary la bistecca alla Salisbury.
   «Mi sono sempre chiesta cosa fosse», disse Ellen. «Salisbury».
   Gary disse: «Credo che sia una regione».
   Il cameriere tornò con un cestino di pane e Gary ordinò una bottiglia di rosso della casa. Ellen beveva di rado, ma non voleva che Gary pensasse di aver fatto un passo falso, perciò quando le venne portato un calice da vino lo accettò.
   Ellen disse: «Come sono andate le feste?»
   «Uno schifo». Gary si tolse gli occhiali da lettura e se li infilò nella tasca della giacca. «E a te?»
   «Mio figlio e sua moglie hanno passato la vigilia dai genitori di lei e Natale da me. Siamo stati benissimo. Abbiamo le nostre piccole tradizioni».
   Gary prese un panino dal cesto e lo spezzò a metà. Ne uscì un filo di vapore. «Nipotini?»
   Ellen scosse la testa. «Prestissimo, però. Non vedono l’ora. Ci stanno provando».
   «Non vedi l’ora neanche tu», osservò Gary. «Adoro i bambini», disse Ellen. Dato che era proprio vero, lo ripeté: «Adoro i bambini».
   «Ci credo! Susan ha detto che guidi uno scuolabus».
   Ellen annuì. «Da trentacinque anni. Fa effetto vederli crescere. Succedono cose incredibili. Guardo la ragazza alla cassa del supermercato o quella che mi fa l’igiene dentale e mi accorgo che la portavo a scuola quando aveva cinque anni. Mi ricordo dove abitava. Mi ricordo come si chiama».
   «E loro si ricordano come ti chiami tu?»
   «Di solito devo dirglielo io».

Rebecca Kauffman

Recensione