Nel 2002 Julie Taymor ha realizzato un bellissimo film – totalmente girato in Messico – dedicato alla vita dell’artista Frida Kahlo, presentato alla 59° Mostra del Cinema di Venezia. Il cast è notevole. In primis la splendida Salma Hayek, messicana di nascita, che in questo ruolo ha vinto l’Oscar come Migliore Attrice: è così dentro il personaggio che ti sembra di vedere Frida in persona. Anche Alfred Molina nei panni di Diego Rivera risulta molto credibile; ci sono anche Valeria Golino e Antonio Banderas, tra gli altri. La colonna sonora di Elliot Goldenthal e i costumi di Julie Weiss impreziosiscono la pellicola: rispettivamente, Oscar come miglior colonna sonora e nomination. Il film si basa fedelmente sulla biografia dell’artista scritta da Hayden Herrera, “Frida. Una biografia di Frida Kahlo” ; oltre a questa, vi consiglio la lettura de “Il diario perduto di Frida Kahlo“, di Alexandra Scheiman.
Frida voleva fare il medico ma un tragico incidente stradale glielo impedì, consegnandola alla storia grazie al suo talento che proprio durante la lunga convalescenza iniziò a coltivare. Sarebbe sicuramente emerso in altro modo perché urgeva nel suo animo, ma la sofferenza, il dolore che accompagnarono la scoperta di se stessa come artista, rimarranno i motivi ispiratori della sua arte. Frida è una pittrice intimista, individualista e nelle sue opere traspaiono il dolore fisico e spirituale, le lacerazioni, le contraddizioni. Anche l’occhio anatomico del medico, trasmesso nei particolari di vene, organi, cordoni ombelicali raffigurati nelle sue opere, come nella celeberrima “Le due Fride“.
Al centro del film, oltre all’arte e al rapporto con essa, sta il sodalizio artistico e il rapporto altalenante e burrascoso con Diego Rivera, l’artista che Frida sposerà due volte; lo amerà, lo odierà per i tanti tradimenti – il culmine con la sorella di Frida, Cristina – lo tradirà ma lo vorrà sempre al suo fianco, fino al momento della morte.
Si parla anche del suo essere bisessuale e della relazione con la pittrice Tina Modotti. Indimenticabile il tango che le due ballano, da sole, al centro della sala con tutti gli astanti che le guardano, con la musica suonata dai musicisti e la voce della cantante a dare ritmo alla scena. Un tango sensuale ballato da due donne, sotto gli occhi del marito, con tanto di bacio finale.
Frida Kahlo è divenuta anche un’icona della moda per gli abiti da india che indossava: colorati, svolazzanti a volte, con dei bustini sexy che in realtà coprivano i busti che era obbligata ad indossare. Amava quel genere di abiti perché si sentiva vicina alle donne messicane del popolo: anche in questo il film rende in modo meraviglioso il suo stile con dei costumi perfetti.
Vi suggerisco di non perdere la mostra a Bologna, a Palazzo Albergati fino a marzo 2017: sono in mostra le opere della Collezione Gelman relative all’arte messicana del XX secolo, con opere di Frida Kahlo, Diego Rivera e molti altri artisti. Esposizione dall’allestimento originale e suggestivo, che propone un percorso tra opere d’arte, fotografie d’epoca, ricostruzioni ambientali. Originale la ricostruzione della stanza da letto e del rapporto di Frida con la medicina. Molto bella la sala che contiene gli abiti ispirati a lei e creati da Gianfanco Ferrè, Antonio Marras, Valentino, mentre Jean-Paul Gaultier ha concesso il video del ’97, Tribute to Frida Kahlo.
Sto per pubblicare un post su Frida Kahlo proprio in questi giorni! Ho appena visto la mostra di Bologna e letto il libro di Pino Cacucci.
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Non vedo l’ora di leggerlo, visto che non riesco ad andarci!
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Peccato, è davvero interessante. Ho visto per la prima volta le opere della Kahlo, quelle di Rivera e Siqueiros… non è facile vederle. Sono stata al MoMa, al Metropolitan, alla Gare d’Orsay… e di questo gruppo di messicani niente. Sono bravissimi e finalmente ho capito meglio la loro vita e la loro storia.
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Avevo visto a Parigi la mostra a gennaio mi pare 2013, durante le vacanze di Natale: bellissima! La conoscevo come artista e come persona, ma lì alla mostra veramente l’ho potuta apprezzare appieno. Adesso aspetterò l’anno prossimo perché ci sarà una mostra a lei dedicata al Mudec. Quella non me la perderò! Aspetto di leggere il tuo articolo …
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la mostra di bologna è stata una delusione per me, invece…e dire che ho desiderato tanto vederla da aspettare due ore e più in coda a -4° C…
forse era troppo fresca nella memoria la mostra monografica dedicata a frida qualche anno fa a genova, forse mi aspettavo più materiale dedicato a lei, in particolare…
l’emozione più grande è stato poter rivedere ancora, e con la stessa immutata meraviglia, “L’amoroso abbraccio dell’universo”, uno dei quadri più belli e sorprendenti che io abbia mai visto.
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Mi dispiace… io aspetto con ansia la retrospettiva che sarà allestita al Mudec a Milano dal 1 febbraio…
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anch’io 🙂
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