Raffaello Di Mauro, «L’affare del Danso e altri cunti», 21Lettere, 2023.
Recensione di Claudio Cherin
Raffaello Di Mauro ‒ esperto di architettura rurale, del restauro monumentale e dei centri storici minorie autore di diversi articoli scientifici ‒ pubblica per 21lettere edizioni L’affare del Danso e altri cunti, approdando così alla scrittura narrativa.
Le storie di questo libro hanno a che fare con la terra di Sicilia. È, infatti, questa ad essere il cuore, il centro nevralgico e il filo rosso della narrazione. Ad una prima vista il libro può sembrare un insieme di racconti, ma si capisce subito che ogni storia è legata all’altra da un unico, vero protagonista: la terra. È per questa che un ragazzotto, di sedici anni, come Ciccio, parte. È per questa che Rocco è andato in America. È per questa che il podestà finisce interdetto dal padre. Ogni storia si collega all’altra dando della Sicilia un’immagine in cui compare anche la povertà, anche la roba, anche l’ingiustizia e la mezzadria. Ma non solo.
Verga, Capuana e gli scrittori siciliani sono lì, si percepiscono nelle parole di Di Mauro, ma lo scrittore racconta ‒ prima delle beghe amaramente siciliane (e amaramente italiane) ‒ la terra «bianca che si marita con il prezioso cinìsi che vola in aria a ogni boato del vulcano e fin qui arriva al Danso», la terra su cui cadono «i lapilli neri friabili come gallette, caviale minerale innestato d’argento, prezioso alla luce tremula della luna … che scendono a fertilizzare a terra che proviene dalla Muntagna».
Dalla terra nasce il bisogno di scappare, pur portandone sempre un pezzo nel cuore, e il bisogno di ritornare. Così accade a Ciccio che, a sedici anni, parte e finisce in un luogo sperduto della Virginia a fare il minatore, passando per Ellis Island, ovviamente, per poi ritornare a casa orami vecchio con il cuore spezzato: un crollo della miniera gli ha portato via per sempre un fratello. Per Ciccio l’America non può essere altro che «la dolce follia di chi non vuole lasciare andare via un parente morto».
Rocco Sapienza raccoglie la voce di Ciccio ‒ il primo ad essere partito e di cui le persone al bar del paese ricordano le vicende come si fa per un eroe mitico ‒ e la custodisce, come fossero una memoria o un monito. Anche se sa che andare in America (o ne «La Merica», come la chiamano i compaesani) non è uno scherzo. L’America è un luogo ‒ soprattutto per gli italiani ‒ in cui ci si può perdere (morire, essere raggirati, non fare ritorno, ‒ nei migliori dei casi‒essere fatti a pezzi, tornare con qualche menomazione dovuta a lavori pesanti). Ma, nonostante questo, parte e prova a crearsi una qualche stabilità. Ci riesce. Ma finisce per perderla.
A Rocco succede qualcosa che lo ripoterà indietro, ricco, certo, ma con un peso troppo pesante da portare: la morte di sua moglie e dei suoi figli. Rocco a differenza di Ciccio riesce a trovare una rispettabilità: ha una casa nei sobborghi, si è costruito una piccola fortuna, che gli permette di vivere in città e di essere considerato uno da ammirare nel piccolo paese di origine.
Poi, a causa di uno scontro reiterato con l’irlandese Mike O’ Connelly, Rocco perde tutto. E torna a casa in una bara, dopo aver inscenato la propria morte. Una volta ritornato a casa, ritrova la sua terra cambiata, perché siamo nel 1934 e il Fascismo è giunto e ha modificato quanto Rocco ha lasciato.
Rocco, si scopre proseguendo nella lettura, è occhio, memoria e udito che si fa mezzo attraverso la storia di un paese e del suo hinterland prende forma: il paese, la terra, gli uomini sono raccontati attraverso le voci, gli sguardi, i fatti raccontati, attraverso quelli ‘vissuti’ (la via Crucis e il rogo del palazzo del Podestà). In fondo ciò che fanno Rocco e i suoi amici non è altro che «ricostruire trame, mettere insieme mezze verità, confrontare le informazioni di prima e di seconda mano, per completare infine le notizie con il ragionamento. Il vero gioco di società è proprio quello. Le carte? Quelle erano un vezzo, una scusa a buon mercato per stare insieme».Tanto da far dire al maestro di scuola Spartà, ad un certo punto,«Vogliamo restare ai fatti?». Come a dire che i fatti vengono fin troppo romanzati da questi sedicenti giocatori.
La storia più affascinante, però, non è quella del mite Rocco, del maestro elementare Spartà o Ciccio, l’apripista di tutti gli emigranti siciliani, ma del podestà Scornavacca, che oltre essere il Don Rodrigo di questa storia feudale e di baronie, meriterebbe di essere il protagonista di un racconto più lungo (o perché no?) di un romanzo. In lui c’è qualcosa di marcatamente indegno e di scorretto e sarebbe interessante vederlo agire ed essere sconfitto in una narrazione più ampia. È un uomo corrotto nell’animo che piega la politica e l’idea di giustizia ai suoi piedi. E finisce per essere schiavo del suo stesso vizio (il gioco), per il quale è costretto a dilapidare i terreni che facevano parte dell’eredità della madre. E, alla fine, verrà schiacciato, proprio come il personaggio manzoniano: il padre, don Settimio Scornavacca, per rientrar in possesso del podere chiamato Danso, imporrà al figlio , dietro una fine congiura, l’internamento in un manicomio.
Anche se si sente dire più volte che «La merica non fu troppo buona con lui» o che «la famiglia, la casa, la roba», l’idea che ne viene fuori non è affatto quella di perdenti. Di perdenti in queste pagine non c’è traccia. Gli uomini risorgono, si adattano ai loro fallimenti e non si sognano per nessun motivo di lamentarsi. Semplicemente accettano e, con disinganno, continuano a sognare. La terra su cui sono nati non è matrigna. Non c’è perdizione nel lasciare la propria storia familiare. Così Di Mauro racconta un mondo che non molti scrittori hanno raccontato.
Non sono perdenti neanche i contadini che scelgono di scioperare. Anche se questi finiranno per cedere e essere oppressi, non avranno nessuna tutela legale, nessuna possibilità di migliorare o di avere dei diritti.
Di Mauro si situa in ‘viottolo letterario’ poco frequentato dagli scrittori: quello della migrazione degli italiani in America, che si rivela fonte di ricchezza e di ‘cambio di rotta’ della società italiana (le donne in America escono di casa e iniziano a lavorare, si conquistano con sforzi e sudore il posto vuoto che lasceranno i mariti una volta che giunge la Grande Guerra).
E fa sì che L’affare del Danso e altri cunti si colleghi idealmente con Vita di Melania G. Mazzucco, che ha raccontato l’America attraverso gli occhi di due ragazzini, Vita e Diamante.
La lingua usata Di Mauro è una lingua contaminata. Un italiano contaminato dal siciliano, che si legge senza difficoltà. E che arricchisce la narrazione: senza queste ‘infiltrazioni linguistiche’ il testo ne soffrirebbe. Perderebbe qualcosa. Perché «il siciliano presenta una profondità semantica notevole. L’attitudine degli isolani ad accogliere culture differenti ha generato un’articolata stratificazione linguistica di spessore transnazionale. L’inclusione di diverse parole di provenienza bizantina e latina prima: poi araba, normanna e spagnola, promuove il siciliano al ruoto di sorta di esperanto del Mediterraneo».
RAFFAELLO DI MAURO
Nato a New York, vive alle falde dell’Etna. Autore di saggi sull’architettura rurale, sul restauro monumentale e sui centri storici minori, ha pubblicato diversi articoli su riviste scientifiche e d’arte.
Finalista ai premi letterari Giuseppe Gioacchino Belli, Città di Castello, Premio Teramo.
Ha ricevuto la segnalazione del Comitato di lettura del premio Calvino e la menzione di merito al premio 21racconti.


Di nuovo una recensione di Claudio!
Leggerò i due libri che Claudio cita!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie, Claudio sa il fatto suo 😉
"Mi piace""Mi piace"
Leggerò il libro. Grazie alle parole di Claudio!
"Mi piace"Piace a 1 persona
È sempre molto convincente 😉
"Mi piace""Mi piace"
Bellissima recensione!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie!
"Mi piace""Mi piace"
Claudio scrive molto bene! E mi ha convinto a leggere i libri che ha recensito.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie
"Mi piace""Mi piace"
Il libro è bellissimo, Claudio lo racconta bene. È io da siciliana sono rimasta commossa
"Mi piace""Mi piace"
👍👍
"Mi piace""Mi piace"
Bellissima recensione. Ho visto il catalogo della casa editrice credo che oltre questo leggerò altri loro libri
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie! 21 lettere ha davvero un bel catalogo.
"Mi piace""Mi piace"
Ma questa recensione è sempre molto dettagliata ed esaustiva! Penso di comprare i due libri di cui Claudio parla!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie!
"Mi piace""Mi piace"