«È un caso in cui ciò che è legale non coincide con ciò che è giusto per le coscienze degli attori» disse la commissaria, seria in volto.

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Stelle nere, di Maria Letizia Grossi, Giunti editore 2023, pp. 264

Maria Letizia Grossi torna in libreria con un nuovo giallo, la terza indagine della profiler e commissaria Valeria Bardi. Un caso complesso, con molte implicazioni di carattere internazionale, che da Firenze si collegano al Medio Oriente. Ne abbiamo parlato con l’autrice in questa intervista.

Tutto prende avvio a Firenze, in una mattina di metà settembre, quando un autista delle linee che si inoltrano nelle campagne fiorentine, rinviene sui sedili posteriori di un pullman il cadavere di una donna.
La donna è adagiata in modo composto, non ci sono tracce di sangue o di colluttazione.
Quando la commissaria Valeria Bardi e il suo vice, l’ispettore capo Manuele Belgrandi, svegliati di primo mattino, arrivano sulla scena del crimine, si trovano di fronte una donna senza borsa e senza documenti, con un segno rosso sul collo: una vittima di omicidio senza identità e senza alcun indizio apparente che faccia capire di chi si tratti.

Il capo della scientifica Aliprandi e il medico legale Parrini, dopo un primo veloce esame della vittima ipotizzano che sia stata colpita al capo per tramortirla e che sia poi stata strangolata. Sulle braccia della vittima molti ematomi, ma sulla scena del crimine nessun segno di lotta, dunque la vittima è stata uccisa da un’altra parte e poi spostata. Inoltre, l’assassino ha infierito sulla donna, colpendola più volte con un coltello all’addome.

Arrivati all’istituto di Medicina Legale, mentre il cadavere è disteso sul lettino, la commissaria, esaminando la biancheria intima della donna, si accorge di un ispessimento nel reggiseno e, armata di bisturi, ne estrae uno scapolare, un’immaginetta sacra che le persone devote portano sempre addosso. E’ il primo indizio: l’immagine di un santo dai tratti bizantini. Si tratta di San Marone, come si scopre una volta rientrati in centrale: un asceta fondatore di una congregazione monastico-spirituale in Libano, da cui derivò la chiesa cattolica libanese, che si chiama appunto maronita. L’indizio localizza, dunque, la zona di provenienza della donna: la fascia costiera del Qamar, vicino al Libano. Si tratta di un paese stretto nella morsa di una guerra civile che vede contrapposti i cristiani maroniti, gli sciiti, i fondamentalisti del Warith; una guerra che, da sette anni, insanguina l’area da cui molti civili sono dovuti scappare, molti invece hanno perso la vita.

Scritto in arabo, salta fuori anche un indirizzo, che conduce gli investigatori all’Istituo degli Innocenti dove, tra i vari enti, si trova anche la sede dell‘UNICEF. Qui conoscono Alain Touran, un funzionario di lunga esperienza, appena rientrato dal Libano, che riconosce la donna ritratta nella foto che la commissaria gli mostra. Touran non solo fornisce il nome della donna, Nada Hiddad, ma li informa di averla conosciuta personalmente durante la sua ultima missione nella zona, quando la aveva aiuta a fuggire. Poiché in Turchia la donna era stata bloccata, aveva proseguito via mare, mentre lui aveva raggiunto l’Italia in aereo.

Il funzionario, un affascinante anglo-francese, aveva poi appreso che la donna conosceva qualcuno a Firenze in grado di aiutarla; arrivata però al centro di accoglienza in Salento, si era dileguata. Proprio lì, Touran aveva incontrato la donna che conosceva la vittima e che avrebbe dovuto aiutarla. Ecco dunque cha la commissaria inizia a metter insieme gli indizi per seguire una pista precisa, che dal Qamar riporta a Firenze, perché la donna in questione è una pittrice del capoluogo toscano.

Dopo una serie di colloqui, emerge che anche la pittrice, Miranda Tessi, è strettamente legata al Qamar. Negli stessi giorni in cui tutta la squadra indaga sul caso, sparisce una giornalista, amica, tra l’altro, dell’agente Stefania Lanfranco che, d’accordo con la Bardi, avvia subito le ricerche. Che anche la sua sparizione sia legata all’omicidio della donna qamarawi? La pittrice e il funzionario dell’Unicef nascondono qualcosa? Ovviamente non vi posso dire di più per non rovinare la lettura.

Mentre è impegnata nelle indagini, la commissaria Bardi deve districarsi dai suoi problemi personali: i capricci della figlia ventenne che è partita per l’India da sola causandole angoscia, il rapporto con l’ex marito che ha una notizia importante da darle, la malattia della madre anziana e lontana, dalla quale si reca appena riesce a ritagliarsi del tempo, cercando di digerire i sensi di colpa. Per non parlare della sua vita sentimentale a cui sembra avere abdicato.

La commissaria Bardi e i suoi collaboratori devono cercare la verità nonostante le bugie, le omissioni e i depistaggi di chi sta cercando di difendere gli altri attori, puntando sull’intuito e soprattutto su analisi psicologiche e ambientali precise e approfondite. Sotto a questi tentativi di sviare le indagini si nascondono sofferenze e violenza, che i vari protagonisti, in modi e misure diversi, hanno dovuto affrontare nelle loro vite. E come sempre il confine fra buoni e cattivi è una linea molto sottile. L’indagine porta i lettori sulla rotta dei migranti, dal deserto stellato del Medio Oriente a Firenze e Nizza.

Questo nuovo ed avvincente romanzo di Maria Letizia Grossi vi coinvolgerà dall’inizio alla fine. Sorretto da una architettura precisa e finalizzata, offre al lettore un personaggio, la commissaria Valeria Bardi, tratteggiata con profondità e molta umanità. Lo stesso si può dire degli altri protagonisti: di ciascuno emerge il profilo tridimensionale, indagato nel passato e nelle pieghe anche dolorose di esistenze spesso in bilico. Attraverso le loro vite si entra in contatto con una realtà lontana, uno scenario di guerra da cui le persone fuggono per cercare riparo in paesi sicuri, e dove invece il personale degli enti come l’Unicef cercano di alleviare le sofferenze di chi vive sotto la minaccia delle armi, della fame, della sofferenza.

A fare da contraltare a tanta sofferenza e distruzione, c’è Firenze, la culla dell’arte, dove bellezza e arte affascinano chiunque ne percorra le vie. Una città che ci viene raccontata con dovizia di particolari e che invoglia a progettare una visita. Firenze è lo sfondo magnifico che, attraverso gli occhi e le parole della Bardi, riusciamo a percorrere con una guida sicura. Un mondo in cui arte, passione e attrazione fanno da contraltare a dolore, malattia e violenza.

Qui potete leggere l’incipit.

Di origini campane, Maria Letizia Grossi vive a Firenze dove si è laureata in Storia medievale. Insegnante nelle Scuole Superiori per vent’anni, è membro della Società Italiana delle Letterate e dell’Associazione “Il Giardino dei Ciliegi”. È autrice di articoli, racconti, saggi e traduzioni su riviste, tiene un corso di letteratura e scrittura creativa presso l’Associazione Fiesolana 2b. Per Giunti ha pubblicato L’ordine imperfetto (2018) e Le streghe bruciano al rogo (2021).