Maria Letizia Grossi torna in libreria con un nuovo giallo, la terza indagine della profiler e commissaria Valeria Bardi.

Stelle nere, di Maria Letizia Grossi, Giunti editore 2023, pp. 264

Come per i precedenti romanzi, si tratta di un caso complesso, con molte implicazioni di carattere internazionale, che da Firenze si collegano al Medio Oriente. Abbiamo pubblicato la recensione pochi giorni fa: oggi vi proponiamo l’intervista all’autrice. Con lei abbiamo dialogato intorno alla sua opera.

Maria Letizia Grossi ©Gianpaolo Rosso

PB: Nel suo nuovo romanzo, “Stelle nere”, ritroviamo la commissaria Valeria Bardi: una donna a capo della squadra mobile, già questo lascia intendere la stima di cui gode e le capacità che possiede. Come ha creato questo personaggio? Ha avuto un modello a cui si è ispirata?

MLG: Ci sono alcuni elementi autobiografici, ad esempio il rapporto con la figlia (anche se la mia è molto più adulta), il luogo natale: l’Irpinia. La casa: la commissaria si è stanziata a casa mia, a via Alamanni a Firenze, in genere non è invadente, tranne quando scrivo di lei. Condivide con me alcune idee, come quella dell’accoglienza dei migranti e un certo ottimismo resistente, ancor meglio una speranza che non si arrende di poter migliorare qualcosa. Si considera una spazzina, che cerca di ripulire la parte di città e di mondo che le è stata assegnata per lavoro. Fisicamente ho voluto che fosse il contrario di me, che sono minuta e bionda, per i capelli mi sono ispirata a una mia cugina, che ha una bellissima chioma rosso dorato.  

PB: In questo nuovo caso, la commissaria Bardi deve indagare sulla morte di una donna arrivata a Firenze da lontano. Infatti la sua identità mette in contatto i lettori con un paese del Medio Oriente martoriato da una guerra che dura da anni, causando morte e distruzione. Che cosa l’ha spinta a questa scelta? Perché proprio l’identità qamarawi?

MLG: Qui c’entrano le mie esperienze di vita, sono stata sposata con un medico siriano e conosco e seguo con dolore la tragedia del paese. Non nomino direttamente la Siria perché in realtà parlo di un unico momento dell’ormai lunghissimo conflitto e per essere meno condizionata nell’invenzione narrativa, oltre che per rispettare la sensibilità di alcuni familiari.

PB: La vittima, Nada Hiddad, giunge a Firenze via mare, comprando un passaggio molto costoso su un natante sicuro. Approdata in Salento, fa perdere le sue tracce, come molti. Si tratta di un tema caldo, molto attuale e dibattuto. Perché lo ha voluto inserire nella sua opera?

MLG: Proprio perché è un tema caldo e drammatico, che interroga il nostro “restare umani”.  Non scrivo mai solo per fare esercizio di bella scrittura, ma per cercare di suscitare riflessioni su ciò che tocca o dovrebbe toccare noi tutti. Credo che il genere giallo sia un’ottima chiave per parlare di temi sociali senza declamare, senza produrre un pamphlet, ma facendo coesistere elementi forti con il divertissement della ricerca degli indizi, il gioco dell’intelligenza messo in moto dall’ indagine. Vorrei che le mie lettrici e i miei lettori trovassero stimoli per pensare, ma anche si divertissero, leggendo. È per questo che spesso faccio ricorso all’ironia. Anche perché scrivere un intero libro è faticoso e ho bisogno di divertirmi anch’io, scrivendo.

PB: Tra i personaggi che ruotano attorno alla vittima c’è il funzionario dell’Unicef, Alain Touran. Quale ruolo crede abbiano gli enti e le onlus che operano in territori di guerra?

MLG: Penso che facciano moltissimo, che siano quasi i soli ad aiutare in situazioni disperate. Che donne e uomini che vi lavorano credano nel loro compito e affrontino situazioni rischiose e disagevoli per generosità. Naturalmente non sono loro a poter risolvere alla radice i problemi, per farlo dovrebbe impegnarsi la politica, le cosiddette superpotenze, ma anche la UE. Sono convinta che, se questi “grandi” fossero concordi nel voler affrontare i problemi, piuttosto che ingrandirli per i propri scopi strategici, in buona parte si potrebbero risolvere.   

PB: Firenze è uno dei protagonisti principali dei suoi gialli: descritta con grande accuratezza e conoscenza, non è solo uno sfondo alle storie. Da lettrice, ho molto apprezzato la dovizia con cui ha raccontato questa città magnifica: cosa la lega a questa città? E cosa lega Valeria Bardi a Firenze?

MLG: Firenze è la mia passione, ogni mio libro è una dichiarazione d’amore per lei. È una città che ho “scelto”. Sono nata in Irpinia, ad Altavilla, ho vissuto un po’ in tutta Italia, ma ho voluto fare l’università a Firenze e fermarmi qui per la sua bellezza. Ha assolutamente ragione, la città non è solo uno sfondo ed è descritta nei suoi luoghi splendenti come nelle zone buie, non è una Firenze da cartolina per i turisti, è la città di chi ci vive e, nel mio caso, da un’infinità di tempo. La commissaria si è trasferita con me, anche lei la ama e la conosce, per lavoro, anche negli aspetti oscuri. Per gusto estetico ne esplora musei, monumenti, giardini.   

PB: Per chiudere, non posso non chiederle: riuscirà mai l’ispettore Belgrandi a coronare il suo sogno d’amore con la commissaria?

MLG: Ahi, mi sta chiedendo uno spoiler sulle prossime tappe della vicenda tra i due! Posso solo dire che la situazione evolverà. Dai sentimenti che prova Valeria, si può capire che Manuele ha delle chances. Bisogna vedere come se le gioca.
Per chiudere a mia volta, voglio ringraziarla per l’accuratezza e l’acume con cui ha letto il mio romanzo. Mi auguro lettrici e lettori altrettanto attenti.

PB: Ringraziamo l’autrice Maria Letizia Grossi per il tempo che ci ha dedicato e vi raccomandiamo di portare questo libro in vacanza con voi: è una lettura godibile, ironica, che offre molti spunti di riflessione e temi attuali.

La foto usata nella composizione in copertina è di Piero Farolfi.