Farsi prendere in contropiede dalla verità è così semplice e dà alla vita una nuova svolta, dolorosa o gioiosa
che sia. Un cambiamento. Qualcosa di naturale. Le cose stanno così e si possono accettare.
Senza commenti.

Delitto ad alta quota, di Daniela Morelli, Piemme/Battello a vapore 2023, pp. 224

Oggi vi presento questo bel romanzo per ragazzi dai quattordici anni in su – che consiglio di leggere anche agli adulti – scritto da Daniela Morelli. Vi avevo già presentato l’autrice in occasione dell’uscita del suo romanzo Salis e l’Equilibrio dei Regni (vedi recensione), opera che mi aveva colpito per la sua profondità contenuta in un narrare fluido e avvincente, una raffinata e insieme potente storia dedicata ai ragazzi e alle loro speranze, ma soprattutto alle loro capacità, latrice di un bellissimo messaggio per ritrovare un profondo equilibrio nel proprio percorso di crescita.

Con questo nuovo romanzo l’autrice si conferma molto abile nel parlare ai ragazzi, usando il loro linguaggio, esplorando i rapporti in una età, l’adolescenza, dove anche i minimi dettagli sono determinanti, dove le piccole gelosie possono diventare la causa scatenante di una vendetta, dove ci si rende conto troppo tardi delle conseguenze delle proprie azioni; dove il branco detta legge; e i delicati equilibri che regolano le relazioni di questa generazione possono facilmente spezzarsi sotto il peso di una crudeltà mascherata da giustificazione.

Il romanzo, collocato nella collana Giallo e Nero delle edizioni Piemme – Il battello a vapore, si configura come un giallo psicologico, ed ha uno sviluppo quasi cinematografico. Nella prima sequenza Erminia – ma lei preferisce essere chiamata Ermia, e con una motivazione ben precisa, ammiccante – è concentrata a sciare su una pista difficile; lo sa fare bene, ma qualcosa va storto, realizza subito il pericolo e le sue probabili conseguenze, ma non può più fare niente. Precipita. Un volo nel vuoto.

Si risveglia dopo molto tempo – mesi – dal coma in cui è rimasta dal momento dell’incidente. Riprende coscienza ma non riesce a muoversi, né a parlare, per cui tutti pensano che non ne sia ancora fuori, mentre in realtà lei ha percezione di ciò che avviene, di chi le si avvicina, le parla; a cominciare dalla madre, un volto noto della televisione di intrattenimento, dal padre, che è un medico chirurgo dello stesso ospedale in cui lei è ricoverata, dalle infermiere, e poi, via via, i suoi amici che le fanno visita.

Questo suo risveglio, più emozionale che dinamico, le permette di avere coscienza di sé, ma di non potere interagire con gli altri. Ermia sta in ascolto, si lascia sollecitare dai racconti, e intanto rimette insieme i frammenti di memoria. E così ai monologhi delle persone che la visitano si alternano i suoi pensieri, i suoi ricordi. Pian piano riaffiorano i particolari del terribile incidente, accaduto mentre sciava, sulla pista ghiacciata; all’improvviso, seguendo un cartello che indicava la pista, il volo. Il buio.

Grazie ai flashback di Ermia, si ricostruisce il suo passato, le amicizie che frequentava, la scuola, i sentimenti speciali per un amico, Sandro. Ermia è una liceale di Milano, proviene da una famiglia agiata, vive nel centro di Milano in un palazzo dotato di parco, ma non è la tipica ragazzina con la puzza sotto il naso. I suoi lunghi riccioli ramati, il corpo lungo e flessuoso, abbinati ad un carattere volitivo la rendono affascinante e Sandro non è l’unico ad accorgersene. Anche il suo amico Dario, che conosce da sempre, nutre un’attrazione per lei.
Poco a poco, si delinea la geografia delle sue frequentazioni: i nomi e i volti dei suoi compagni di scuola, che nel frattempo – nel passaggio dalla prima alla seconda liceo – hanno preso vie diverse. Sandro, e Tati che ora suonano insieme, e poi l’amica del cuore Ele, l’amica Paq (Pasqualina)…
Il suo amico Auberon, detto Ron – che, rimasto orfano, vive con una ricca zia un po’ spilorcia – le fa visita in ospedale e la aggiorna su quello che è accaduto lungo quei mesi. Ma la sua è vera amicizia? Cosa ha a che fare con l’incidente?

Mentre suo padre si angoscia e si colpevolizza, poiché è stato lui a insegnarle ad amare la montagna, a rispettarla, e a percorrerla con gli sci ai piedi, il commissario Carmine Lorusso è convinto che si sia trattato di uno scherzo crudele, concepito e perpetrato da qualche compagno di Ermia, o magari da tutti insieme, con ruoli diversi, senza capire le tragiche conseguenze che avrebbe scatenato. Mentre in montagna, sulla pista in cui è avvenuto l’incidente, si indaga sulla segnaletica, il commissario conduce un giro di colloqui con tutti i compagni che erano presenti a quella gita, per scoprire chi potrebbe avere architettato il diabolico piano.

Il primo a essere messo sotto pressione è proprio Sandro. Il commissario è al corrente che tra loro c’è stato del tenero e che poi tutto si è guastato e vuole sapere perché al momento della settimana bianca con la scuola, Sandro e Ermia non si parlavano più. Il loro legame, appena sbocciato, sembrava promettere bene e invece nel giro di poco tempo, tutto si era capovolto. Cosa era successo tra loro? E perché Ermia ed Elena non si parlavano più? E con Paq? Eppure erano così complici tra loro, così legate… Si sono rotte le vecchie alleanze e ne sono nate di nuove? E chi sta orchestrando la macchinazione ai danni di Ermia?

Addicted fin dalle elementari a una nota serie televisiva, si erano date un nickname – Sparta per Paq, Cappuccio
per Ermia e Samarcanda per Elena – e avevano fatto un patto con tanto di motivazioni:
Sparta: perché giù dalla rupe chi non paga i debiti;
Cappuccio: perché è la strada dei giardini segreti;
Samarcanda: la via della seta.

Ora che Ermia giace nel suo letto in questo stato vigile ma incapace di comunicare se non tramite piccoli cenni, i suoi amici, uno ad uno, si alternano nella sua stanza, le parlano, si scusano, cercano delle giustificazioni al loro comportamento, alla coalizione del tutti contro uno, al non avere compreso le conseguenze, la pericolosità di quello che stavano macchinando; dietro la regia di uno di loro, ciascuno ha agito la sua parte, quella volta tutti coesi, e ora così smarriti. Ciascuno aveva un risentimento, un’invidia, un sassolino nella scarpa che si frapponeva tra lei/lui ed Ermia, la più brava, bella, ricca, stimata da tutti, con una bella famiglia…

Elena, la sua migliore amica: la frangetta corta che mette in risalto gli zigomi alti e gli occhi a mandorla. La zazzera liscia e scura che risalta sul viso dalle gote lievemente arrossate, la bocca carnosa, una ciliegia che spicca sul chiarore della pelle. Si è sentita accettata nel gruppo classe solo perché amica di Ermia, e di lei si sentiva l’ombra; aveva bisogno di sganciarsi da questa specie di sudditanza. Inoltre è innamorata di Dario, che però sembra avere solo occhi per Ermia. Elena teme di non riuscire a conquistare l’attenzione di Dario.
Paq dall’identità fluida, una consapevolezza di sé ancora in divenire, si sente un “noi”, lei e le sue diverse anime; conosce i meccanismi delle alleanze più opportune e della manipolazione. Sa mantenere i segreti. E sa rispettare i patti. E’ un’affarista inflessibile, Ermia non ha saldato il suo debito, e questo per Paq è imperdonabile.
Sandro, insofferente per la sua situazione familiare, è invidioso dell’amicizia tra Ermia e Dario, si sente in competizione, come se dovesse sempre dimostrare qualcosa, è geloso della loro confidenza. E Dario è da sempre innamorato di Ermia, anche se non osa dichiararsi, preferendo nascondersi dietro l’amicizia con Elena.
Ron ha un’infanzia difficile alle spalle, ha vissuto l’infanzia in una roulotte con una giovane madre drogata, finché è stato affidato alla ricca zia paterna. Ora vive una vita agiata ma non ha ancora accettato il suo passato con il quale è costretto a fare i conti. Difficile misurarsi con una compagna a cui la vita ha sempre riservato cose belle.
Tati bella e con un talento incredibile, voce e violino, e tanta voglia di riuscire, di emergere, lei che viene dalla periferia. La sua voce limpida, la passione che rincorre, un desiderio di rivincita e il timore di un insuccesso.
Ed Ermia? Anche lei prova dei sentimenti contrastanti verso ciascuno di loro, anche lei cova delle ripicche per sentirsi risarcita di qualche torto subito.

Il testardo commissario Lorusso dialoga con ciascuno di loro, li pungola, fa sorgere sospetti e dubbi, cerca di infrangere il muro di omertà che hanno eretto a difesa del loro segreto. Riuscirà ad arrivare alla verità? Ed Ermia uscirà dal coma? Riusciranno i ragazzi a superare questa difficile prova? Sapranno elaborare il pentimento e il perdono? Sapranno rigettare le basi di una amicizia sincera, scevra da invidie e ripicche?

Un giallo psicologico, dicevo all’inizio, che indaga la psicologia di un gruppo di ragazzi che diventano emblema di un’intera generazione di persone che si stanno formando, ancora alla ricerca della propria identità; una classe di liceali del biennio, colti proprio negli anni dei grandi cambiamenti, quando le emozioni si arricchiscono di sfumature e si ampliano le relazioni; giovani alle prese con la loro emotività, con le passioni, i primi amori, le gelosie.
L’autrice conduce il racconto con sapienza, celando e svelando a poco a poco, tessendo una trama circolare che, un po’ alla volta, fa emergere particolari significativi, fino a comporre il quadro completo. Attraverso lo scavo psicologico, indagando i sentimenti che hanno animato tutti gli attori della storia, si alza il velo dietro il quale si nasconde la verità.

Daniela Morelli si è formata alla Civica Scuola d’arte drammatica Piccolo Teatro di Milano ed è drammaturga e sceneggiatrice. Per ragazzi, è autrice di romanzi storici di successo, tra i quali: I ragazzi delle barricateIl bambino di ItacaFuga da Pompei. Questo è il suo primo giallo.