Oggi voglio segnalare questo libro, che è uscito nel 2020 ma che merita sempre molta attenzione e considerazione, in virtù del tema che tratta e di come lo tratta. Una eccellente graphic novel che ha richiesto tre anni di lavoro e che ci invita a mantenere alta l’attenzione sul tema degli armamenti atomici, una minaccia che oggi più che mai viene utilizzata in modo sempre più intimidatorio.

La bomba, di Didier Alcante, Laurent-Frédéric Bollée, Denis Rodier, L’ippocampo edizioni 2020, pp. 472

Sinossi:

Il 6 agosto del 1945, una bomba atomica devasta Hiroshima. Decine di migliaia di persone vengono polverizzate all’istante. E il mondo intero scopre inorridito l’esistenza della bomba atomica, prima arma di distruzione di massa.

Ma in quale contesto, come e da chi questo strumento di morte ha potuto essere sviluppato? Vera saga di oltre 450 pagine, questo romanzo grafico racconta i retroscena e i personaggi chiave di questo avvenimento storico di cui ricorreva nel 2020 il 75° anniversario.

Dalle miniere di uranio del Katanga fino al Giappone, passando per la Germania, la Norvegia, l’URSS e il Nuovo Messico, si è svolta una successione di fatti talmente straordinari da sembrare incredibili. Tutti vengono qui raccontati attraverso i loro protagonisti: siano essi responsabili politici (Roosevelt, Truman), scienziati passati alla posterità (Einstein, Oppenheimer, Fermi…) o personaggi importanti rimasti quasi sconosciuti, come Leó Szilárd (figura di spicco di questo album, scienziato che mosse mare e monti perché gli USA sviluppassero la bomba e poi fece l’impossibile perché non la impiegassero mai), Ebb Cade (un operaio afro-americano cui si iniettò del plutonio per studiarne gli effetti sulla salute) o Leslie Groves (il generale che diresse con pugno di ferro il progetto Manhattan) – senza dimenticare, naturalmente, gli abitanti e la città di Hiroshima, ricostituita ne La bomba in maniera autentica. Estremamente documentata, ma soprattutto appassionante, paragonabile in questo alla miniserie televisiva statunitense e britannica Chernobyl, quest’opera s’impone già come il testo di riferimento sulla storia della bomba atomica.

Non a caso il regista Christopher Nolan ha realizzato il suo film proprio in questo momento.

Il film – nelle sale italiane dal 23 agosto – è incentrato sulla vita del fisico J. Robert Oppenheimer, capo del Progetto Manhattan, che nel 1945 divenne il padre della bomba atomica all’indomani del Trinity Test. Che sancì la prima detonazione di un’arma nucleare cambiando per sempre la storia dell’umanità. Il cast del film è composto da Cillian Murphy, Matt Damon, Kenneth Branagh, Robert Downey Jr., Emily Blunt e Florence Pugh, la regia è di Christopher Nolan.

Il regista ha dichiarato in una intervista:

mentre seguivamo la storia e ci addentravamo in essa, ci siamo resi conto che sono del tutto appropriati la serietà delle sue implicazioni, la sua oscurità, il nichilismo sottostante e ciò che dice sul mondo in cui viviamo ora – che è un mondo creato da Oppenheimer – oltre ai pensieri angoscianti e inquietanti che si hanno alla fine del film.

Trama del film:

Oppenheimer, il film diretto da Christopher Nolan, è ambientato negli anni ’40 ed è incentrato sulla figura storica dello scienziato americano J. Robert Oppenheimer, interpretato da Cillian Murphy, considerato uno dei padri dell bomba atomica.
Nel 1942, in peina Seconda Guerra Mondiale, convinti che la Germania Nazista stia sviluppando un’arma nucelare, gli Stati Uniti danno il via, nel più grande segreto, al Progetto Manhattan destinato a mettere a punto la prima bomba atomica della storia. Il governo americano decide di mettere a capo del progetto il brillante fisico J. Robert Oppenheimer. Nato a New York nel 1904 da genitori di origini tedesche ed ebraiche, a poco meno di quarant’anni aveva già dato un grande contributo allo sviluppo della fisica moderna.
Nei laboratori ultra segreti a Los Alamos, nel deserto del New Mexico, lo scienziato e la sua squadra di esperti inziano a progettare un’arma rivoluzionaria le cui terribili conseguenze continuano a farsi sentire ai giorni nostri.