Il suo odore dopo la pioggia, di Cédric Sapin-Defour, Salani 2024, pp. 256

Una pubblicità sul giornale locale cambia la vita di Cédric: i cuccioli di un bovaro del bernese cercano casa. L’idea di allontanare la solitudine con un nuovo compagno lo attrae e diventa una certezza quando incontra il cucciolo dal ‘colletto azzurro’. Solo la ricerca del nome è un’avventura. L’attesa è insopportabile, come quando due innamorati sono costretti a separarsi. Il suo arrivo è preparato con grande cura.
Ubac, man mano che cresce, occupa, in ogni senso della parola, un posto sempre più essenziale nella vita del narratore. Un legame unico, naturale, assoluto in grado di far riverberare la gioia, il dolore, gli istanti irripetibili che cristallizzano i rapporti e l’inesorabile scorrere del tempo che li trasforma in ricordi.
In alcune pagine, ci sembra di sentire l’odore tipico e riconoscibile del cane bagnato dalla pioggia, in quelle successive dimentichiamo persino che il protagonista sia lui e finiamo per assistere increduli e col cuore in gola allo stupefacente racconto della nostra stessa vita.
È un libro ironico e commovente sugli incontri inattesi che ci regala il destino e che diventano legami indissolubili in grado di rivelarci chi siamo e quale sia la nostra idea del mondo e dell’amore.

Cédric Sapin-Defour ha quarantasette anni, è alpinista. Vive nelle Alpi francesi per alcuni mesi all’anno e il resto del tempo in viaggio. In tutti i suoi scritti ricorre spesso il sogno che ‘gli uomini e la natura imparino di nuovo a convivere’. Il suo odore dopo la pioggia, primo suo romanzo pubblicato in Italia, è un successo internazionale i cui diritti sono stati acquistati da oltre quattordici Paesi e ha venduto oltre trecentomila copie.

Quando ho perso i miei animali domestici, qualcuno del mio paese mi ha detto “Quando ne prendi un altro?” e io ho sempre risposto “Se morisse mia moglie, mi faresti la stessa domanda?”

Vi riporto un estratto della prefazione del libro, scritta da Jean-Paul Dubois, un autore che amo molto, e di cui vi avevo presentato il bel romanzo Una vita francese.

Non c’è nulla di più semplice che vivere con un cane. Basta, quando rincasa, ascoltare il rumore delle sue zampe che ticchettano sul pavimento, respirare quell’odore che, nella sua scia, impregna con discrezione il corridoio della casa, e guardare scorrere i giorni fra i ciuffi dei peli che lui perde un po’ dappertutto. E poi, una sera, non sentite altro che il silenzio, le stanze, tutte, puzzano d’assenza e non c’è più niente, da nessuna parte, da spazzare e da aspirare. Ed è in quel momento, in quella notte, in quell’ora precisa che sentite sino in fondo alle ossa che il vostro cane è morto.

Ho sempre provato una gioia infantile nel vedere la mia cagna bere, nell’ascoltarla mangiare, divorare quel che le avevo cucinato. Quel momento traboccava di vita, di gioia, ci offriva una specie di felicità primitiva condivisa. Quella sera, ho lavato la sua ciotola, le dita sotto l’acqua bollente, a sfregare non so cosa per non so quanto tempo.

E poi ho letto Il suo odore dopo la pioggia. E allora, quel mondo rinchiuso da un pezzo negli armadi della memoria ha cominciato a rianimarsi e, pagina dopo pagina, i rumori, i peli, i veterinari, le lunghe passeggiate e gli odori sono tornati. Gli odori, e soprattutto quelli che ammannisce la pioggia, forti, bestiali, quelli detestati sopra ogni cosa dalle persone che non amano i cani. Il suo odore è un libro magico, ricco, il testo di una sorta di etologo innamorato che racconta con grazia ed eleganza la storia toccante, la vita, semplicemente, di un uomo con il suo cane.