Come abbiamo visto nelle altre puntate, il nostro vocabolario offre una grandissima varietà di sostantivi, aggettivi, locuzioni, ma noi ci ostiniamo a rimanere fedeli ad un bagaglio leggero, quello che contiene le parole che usiamo maggiormente per pigrizia, per velocità, o semplicemente per essere sicuri di essere capiti. È un vero peccato, però, mandare in pensione tanti vocaboli; molti di questi hanno un significato così specifico e che, se usati, darebbero maggiore efficacia e, perché no, lustro al nostro modo di esprimerci.

Vediamo allora queste due parole che cosa esprimono.

Misoneista, /mi·ṣo·ne·ì·sta/: s. m. e f. agg. [der. di misoneismo] (pl. m. –i). – Chi ha in odio ogni novità. Come agg.: tendenze m., atteggiamento misoneista. I suoi sinonimi sono conservatore, retrogrado.
L’aggettivo deriva dal termine misoneismo, a sua volta composto dal greco mîsos ‘odio’, da néos ‘nuovo’ e dal suffisso –ismo; la prima occorrenza del termine in italiano risale al 1885, quella dell’aggettivo corrispondente al 1894. 

Il termine misoneista coglie perfettamente la sfumatura negativa che distingue questo atteggiamento da altri termini come “conservatore” o “tradizionalista”. Un conservatore può apprezzare e valorizzare la tradizione, vedendovi un patrimonio da custodire e trasmettere alle generazioni future. Un tradizionalista può basare le sue scelte e i suoi comportamenti sui valori e sui costumi tramandati nel tempo.

Il misoneista, invece, non si limita a conservare o a tramandare. Egli respinge attivamente qualsiasi novità, qualsiasi cambiamento, odiando ciò che è nuovo e diverso. Questo atteggiamento è contrario all’evoluzione. Chiude la mente a nuove idee, a nuove possibilità, impedendo la crescita e il progresso, sia a livello individuale che sociale. Il misoneista, arroccato nelle sue convinzioni e nelle sue abitudini, non vede oltre il proprio orizzonte limitato. Non è in grado di scorgere le potenzialità che il cambiamento può offrire, rimanendo prigioniero di una visione miope e ristretta.

L’assertiva convergenza su se stessi e sul passato è un altro aspetto chiave del misoneismo. Il misoneista si aggrappa al passato, convinto che rappresenti l’unica realtà valida e sicura. Non è disposto a mettere in discussione le sue certezze, neanche di fronte a evidenze contrarie. Questo atteggiamento rigido e dogmatico lo porta a rifiutare qualsiasi confronto con idee diverse, alimentando un clima di chiusura e intolleranza.

In sintesi, il misoneismo rappresenta un atteggiamento negativo e dannoso, che ostacola il progresso e l’evoluzione. È importante distinguerlo da posizioni più moderate e aperte al cambiamento, come il conservatorismo o il tradizionalismo.

Belluino, /bel·lu·ì·no/: agg. [dal lat. bel(l)uinus, der. di belua «belva»]. – Feroce, bestiale, ferino, che esprime pulsioni e violenza selvagge; in senso proprio, caratteristico di una belva.

Belluino è una parola davvero suggestiva e potente, capace di evocare con precisione e immediatezza un’immagine carica di ferocia, violenza incontrollata e regressione all’istinto animale. La sua forza risiede nella capacità di cogliere l’essenza di una trasformazione repentina, di un abbandono momentaneo della razionalità a favore di un comportamento bestiale. Uno scatto, una mossa, un grido che improvvisamente fanno emergere la “belva” che si annida in ognuno di noi, oscurando il lume dell’intelletto e lasciando spazio solo all’aggressività cieca.

La bellezza di questa parola risiede nella sua concisione e nella sua potenza evocativa. Con un solo termine, riesce a condensare una realtà complessa e sfaccettata, fatta di pulsioni ancestrali, di violenza incontrollabile e di perdita di controllo. La sua bellezza è intrisa di una profonda inquietudine, perché ci ricorda la fragilità della nostra natura umana, la facilità con cui possiamo scivolare nell’oscurità e abbandonarci all’istinto più primitivo.

È una parola che riflette sulla nostra dualità, sulla coesistenza in noi di una parte razionale e di una parte istintiva, selvaggia. Una coesistenza che può essere fonte di grandezza e di progresso, ma anche di distruzione e di caos. La parola “belluino” ci permette di dare un nome a ciò che spesso ci appare come inspiegabile, di riconoscere la natura di certe azioni e di comprenderne la gravità. Usare questa parola con consapevolezza può essere un modo per prendere coscienza della parte oscura che esiste in ognuno di noi, per guardarla in faccia e per impegnarci a tenerla sotto controllo. Ma può essere anche un modo per denunciare la violenza e l’inumanità che troppo spesso affliggono il nostro mondo.

Come avrete capito, queste due parole mi piacciono molto, le trovo davvero dense di significato e molto incisive. Le conoscete? Le usate? Vi capita di leggerle o sentirle?