La più brava, di Carolina Bandinelli, Nutrimenti 2024, collana Greenwich Extra, pp.160
Emma aveva sempre desiderato il talento. Talento Assoluto, Cane Ideale e Casa Grande con Giardino, ecco una prima approssimativa lista delle cose che le avrebbero permesso di essere puntuale sulla vita. E invece era in ritardo, la lezione sarebbe cominciata tra poco e il treno era bloccato per un signal failure. Un segnale aveva fallito o aveva fallito la sua interpretazione. Quando non si riconoscono i segnali ci si blocca. Ecco Emma: bloccata e in ritardo.
Pag. 41
Il romanzo d’esordio di Carolina Bandinelli è davvero sorprendente, uno di quei libri capaci di mettersi in dialogo con chi lo legge, che sanno sintonizzarsi su frequenze capaci di fare vibrare le corde più recondite, di sollecitare pensieri e auto-analisi.
Edito da Nutrimenti nella collana Greenwich Extra, curata da Giulia Caminito, Paolo Di Paolo e Alessandro Mari, è un viaggio introspettivo, un’immersione nella complessità di una donna contemporanea, Emma, con le sue contraddizioni, le sue aspirazioni, le sue fragilità, alle prese con le grandi domande dell’esistenza: l’identità, l’amore, la maternità, la realizzazione personale.
Emma, trentasei anni, fiorentina di nascita e londinese d’adozione, divide la sua vita tra le aule universitarie e i treni pendolari che la portano nelle Midlands, da Greenwich a St. Pancras, a Coventry, destreggiandosi tra coincidenze e ritardi.
Dopo avere vissuto in diverse case d’affitto, cambiando molti coinquilini, conoscendo persone, locali e mantenendo uno stile libero di vita, si sorprende ora a provare un’esigenza di stabilità, emotiva e abitativa. La carriera accademica le offre un budget non troppo elevato e il mercato immobiliare londinese la costringe a ridimensionare i suoi sogni: un piccolo appartamento in un edificio brutalista, con mattoni sbeccati e ferro arrugginito, sarebbe alla sua portata, anche se i suoi desiderata si proiettano sulle facciate vittoriane delle villette che sbircia dai marciapiedi, o su casette con un giardino. Emma si rende conto che se prima non le importava molto del quartiere, dei metri quadrati, dei mobili vecchi che arredavano le varie case in affitto, ora certi dettagli iniziano ad avere una rilevanza. Si domanda da quando ciò è successo, e cosa significa rispetto alla sua concezione di stile di vita, che prima l’aveva sempre portata a dare poca importanza agli aspetti materiali.
Emma ha un rapporto stabile con T., un fratello più piccolo, Ettore, a cui è molto legata e una famiglia divisa: suo padre se ne è andato di casa lasciando la madre in difficoltà economica. Dovendo lavorare per mantenere i figli, sua madre ha spesso delegato la cura di Emma ed Ettore alla sorella nubile, Ada; con lei Emma ha stabilito un rapporto di affetto, incrinato da un’ombra che rappresenta, ancora adesso, uno dei suoi più grandi malesseri emotivi.
La narrazione è imperniata su una singola giornata – la dedica del libro crea una liason letteraria importante -, tra andata e ritorno da Coventry, in attesa della cena che deve organizzare per la sera, a casa sua, con le sue amiche storiche. Una cena, anzi una reunion, verso cui Emma prova sentimenti contrastanti. Da un lato è felice di rivedere le persone che hanno avuto un ruolo importante nella sua vita. Dall’altro teme il confronto con loro, che ritiene più compiute, più avanti nelle scelte, già assestate nella vita di coppia, con dei figli, insomma “le più brave”, mentre lei si percepisce ancora irrisolta, con mille dubbi e domande su se stessa, sui suoi desideri, sui suoi progetti per il futuro, sul volere o no la maternità. Le reunion di solito sono il momento dei bilanci ed è proprio questo che Emma teme, di dovere dare spiegazioni in merito alle sue scelte o non-scelte, di fare un bilancio, di mettersi in confronto con le amiche, di mettersi a nudo, di prendere delle decisioni che possono indirizzare in modo irreversibile la sua vita.
Il problema, conclude Ugo (..) è che noi, la nostra generazione, non riusciamo a diventare adulti, non è che non vogliamo o non possiamo, è che proprio non siamo capaci.
Pag.60
Durante il viaggio di andata e ritorno, e al pub con le studentesse con cui si intrattiene per una bevuta, Emma ripercorre la sua vita, dai ricordi d’infanzia alle esperienze più recenti. È un flusso di coscienza che ci permette di entrare profondamente nella sua mente, di condividere le sue ansie, i suoi dubbi, le sue aspirazioni.
Uno dei temi centrali è la maternità. Emma, circondata da amiche che hanno scelto di diventare madri, si interroga sulla propria scelta. Il desiderio materno è un peso che sente su di sé, una domanda a cui non riesce a dare una risposta definitiva. Si sente irrisolta, incapace di decidere tra quella che percepisce quasi come una scelta obbligata, suggerita dalla logica della società patriarcale, e il suo sincero desiderio di affrontare la maternità, con tutto ciò che comporta in termini di cambiamenti, di ripercussioni sulla propria vita, sul lavoro, sulle relazioni.
Fino a che punto si può fare del revisionismo storico sulla propria vita? 67
Pag. 67
Vista da fuori, Emma è una donna di successo, expat a Londra, docente universitaria, sessualmente libera da condizionamenti. Eppure, dietro questa facciata, si nasconde una donna fragile, in cerca di un senso più profondo alla sua esistenza. A questo punto della sua vita, sente che qualcosa sta cambiando in lei, ma sente anche di non avere il controllo per indirizzare quel cambiamento, percepisce un terreno scivoloso di dubbi, di “what if”, di come sarebbe diversa adesso la sua vita se avesse fatto altre scelte, di quanto la libertà di scegliere sia realisticamente possibile, o illusoria.
Si chiede dove ha sbagliato e le pare di scontare la pena di non essere stata abbastanza brava, di non avere avuto abbastanza talento o anzi di non averlo saputo coltivare perché troppo occupata a innamorarsi, drogarsi, e scopare.
Pag. 50
Le relazioni con gli altri, con le amiche, con il compagno, con la famiglia, sono un aspetto fondamentale del romanzo. Sono relazioni complesse, fatte di affetto, di gelosia, di incomprensioni, di confronti. Ma ciò su cui più si interroga sono le relazioni con gli uomini, sul suo rincorrere l’appagamento di sentirsi desiderata.
Si rende conto solo ora quanto sia stato profondamente sbagliato aver periodizzato la sua vita con i nomi degli uomini che ha amato o si è convinta di amare (..) l’inganno, adesso ne è convinta, è stato l’aver annodato il talento all’amore in un modo contorto, di aver cercato nell’essere amata il permesso di poter scrivere e parlare.
Pag. 52-53
Il talento dovrebbe essere qualcosa che prescinde da tutto ciò che sta intorno, che permette anche di stare da soli, di non sentire il bisogno dell’altro. Ma è realistico questo? Soprattutto, è nella natura umana? O forse il non esserlo è solo un condizionamento dell’ordine sociale, capitalista e patriarcale a cui, anche senza esserne pienamente consapevoli, siamo tutti sottomessi? Siamo definibili solo attraverso la ricerca del consenso, del compiacere, del conquistare?
E quindi ancora non sa che donna ha deciso di essere, o che donna è. E non è nemmeno sicura di saper riconoscere la differenza tra la proiezione fantastica di un essere femminile libero e compiuto e l’accettazione serena della propria incompiutezza.
Pag. 143
La scrittura di Bandinelli è fluida, ironica, a tratti pungente. L’autrice utilizza un linguaggio semplice e diretto, ma al tempo stesso ricco di sfumature. I personaggi sono ben delineati, credibili, e le loro voci si alternano creando un mosaico complesso e affascinante.
La più brava è un romanzo che tocca corde profonde. È un libro che ci invita a riflettere sulla nostra vita, sulle nostre scelte, sui nostri desideri. È un libro per tutte le donne, ma anche per gli uomini, che vogliono comprendere meglio chi gli sta accanto. Carolina Bandinelli dimostra una grande sensibilità e una profonda conoscenza della natura umana.
Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Carolina Bandinelli è Associate Professor in Media and Creative Industries all’Università di Warwick. Da più di dieci anni contribuisce al dibattito culturale, in Italia e all’estero, con interventi su lavoro creativo, desiderio e media digitali. La sua ricerca è apparsa su testate internazionali tra cui Bbc, New York Times, El País. Nel 2024 ha pubblicato Le postromantiche: sui nuovi modi di amare (Laterza), un saggio personale sulla cultura dell’amore e del sesso.


Grazie 🙏 🐈⬛🌹
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