Padre terra, di Barbara Buoso, Fernandel 2024, pp. 136
Nel suo ultimo romanzo, Padre Terra, Barbara Buoso ci immerge nel cuore pulsante del Polesine, un luogo dove l’uomo e la natura dialogano in un’armonia ancestrale. Tra i campi coltivati e i meandri di un fiume che scorre lento, il piccolo Giovanni, orfano di madre, cresce sotto l’ala protettiva di un padre legato indissolubilmente alla terra. Primo, uomo di fatica e di radici profonde, è anche un testimone silenzioso di un passato che grava sulle spalle degli uomini.
I genitori di Giovanni – Primo e Rosalba – lo hanno voluto con tanto ardore, a tal punto da ricorrere ai magheggi di una fattucchiera locale. Su questa donna – detta la Botanica per le sue pozioni a base di erbe – però aleggiano dicerie di stregoneria e il paese non perdona alla coppia di avere fatto ricorso alle sue arti per coronare il loro sogno di avere un figlio. Secondo le malelingue questo non potrà che segnare il destino del bambino.
Quando Giovanni nasce, le braccia che lo accolgono sono quelle di Primo, suo padre, perché la madre muore al termine di un estenuante travaglio. La piccola comunità del Polesine in cui il bambino cresce è superstiziosa e sicura che la disgrazia sia stata provocata dalle pozioni della Botanica, e tanto basta a condannare Primo e suo figlio ad un destino di esclusione e dicerie.
Primo, uomo di poche parole ma di grande cuore, si dedica anima e corpo all’educazione di Giovanni. Il padre, figura paterna e materna al tempo stesso, cerca di trasmettere al figlio i valori della terra, del lavoro e del rispetto per gli altri. Cresciuto in stretto contatto con la terra, il ragazzo sviluppa un profondo rispetto per ogni forma di vita. Il suo cuore, però, è tormentato da un conflitto interiore: da un lato, l’amore per la natura e la compassione per gli animali; dall’altro, la pressione sociale che lo spinge a conformarsi ai ruoli tradizionali. L’uccisione del maiale è il rito di passaggio, che dovrebbe sancire il suo ingresso nel mondo adulto, ma ciò diventa per lui un drammatico confronto con la crudeltà dell’uomo e con la propria incapacità di conformarsi alle aspettative della comunità.
Anche il percorso scolastico di Giovanni, dalle elementari all’Istituto Agrario, è una costellazione di soprusi, atti di bullismo ed emarginazione. Se da un lato gli insegnanti apprezzano la sua serietà e correttezza, per i compagni è il bersaglio ideale a cui indirizzare i propri sfoghi.
La comunità, come un’onda impetuosa, travolge chi non si conforma alle sue rigide regole. Giovanni, con la sua sensibilità fuori dal comune, diventa il bersaglio delle malelingue e dell’esclusione. La pressione sociale lo isola, alimentando in lui un profondo senso di inadeguatezza. Disorientato e addolorato, il ragazzo si sente come un pesce fuor d’acqua in un mare di pregiudizi. Pietro, osservando il figlio ostracizzato dalla comunità, prova un dolore intenso. La cattiveria degli altri lo ferisce nel profondo e lo rende impotente di fronte alla sofferenza di Giovanni. Disorientato e addolorato, il padre si interroga sulla sua capacità di proteggere il figlio e di trasmettergli i valori in cui crede.
Attraverso i suoi dubbi e le sue riflessioni, Primo delinea un ritratto complesso e toccante della paternità; i suoi pensieri trascendono il contesto personale, diventando un’indagine universale sul ruolo genitoriale. Nonostante le limitazioni di un’istruzione formale mancata, Primo intuisce l’importanza cruciale della conoscenza e incoraggia il figlio a coltivarla. In questo modo, il padre trasmette al figlio non solo nozioni, ma anche un profondo rispetto per la natura e un senso di responsabilità verso la comunità.
Con una prosa elegante e coinvolgente, con una grande padronanza linguistica che sa integrare l’italiano colto e raffinato con quello gergale, Barbara Buoso intreccia le fila di un racconto intimo e profondo. In Padre terra, l’autrice esplora con maestria il complesso legame tra uomo e natura, tra padre e figlio, tra tradizione e individualità. In un contesto rurale denso di significati antichi, Buoso ci invita a riflettere sul vero senso della paternità, un sentimento che va oltre le convenzioni sociali per abbracciare l’ascolto autentico dell’altro e del mondo. Ecco dunque che la scelta del titolo non poteva essere più centrata.
Attraverso la storia di Giovanni, Buoso ci conduce in un viaggio alla scoperta di sé. In un mondo dominato da tradizioni rigide e aspettative sociali, il giovane protagonista si trova a confrontarsi con la propria identità e con i valori tramandati dal padre. Padre terra è un romanzo di formazione che ci mostra come sia possibile superare i limiti imposti dalla società e trovare la propria voce autentica, la propria strada verso la felicità e l’amore.
Qui potete leggere l’incipit del romanzo. QUI trovate un’intervista molto importante, in cui l’autrice approfondisce temi e stile, entrando nel vivo della narrazione.
Barbara Buoso è nata a Rovigo nel 1972 e vive a Padova. Ha pubblicato Aspettami (Fabio Croce), L’ordine innaturale degli elementi (Baldini & Castoldi), E venni al mondo (Apogeo) di cui trovate la mia recensione QUI, e la raccolta di racconti Espropriazioni (Vita Activa Nuova).
La casa editrice Fernandel nasce nel 1994 con l’omonima rivista letteraria, fondata con l’ambizione di porsi come mezzo di confronto e di scambio per le diverse esperienze di scrittura. Nel 1997 Fernandel inizia a pubblicare libri, con particolare attenzione ai temi giovanili. In pochi anni diventa una casa editrice di riferimento per il suo lavoro di scouting. Ecco come si defiscono:
Siamo attenti sia allo stile di scrittura che all’intreccio, sia alla storia sia al modo in cui viene raccontata. Attraverso i nostri libri cerchiamo di stabilire un rapporto informale con il lettore, privilegiando una dimensione narrativa che racconti il tempo in cui viviamo, meglio se con uno sguardo critico, ma non necessariamente ideologico, nei confronti della società e dei suoi meccanismi.
Una casa editrice dunque da tenere d’occhio!

