Lui le disse che la sua vita era come una seconda visione, una storia che qualcuno ha già sentito e visto e nessuno si affretta a rivedere, proprio come con i film, sai che ne esce uno nuovo, lo cerchi, lo vai a vedere e basta. Non aspetti passi il tempo quando c’è già qualcosa di nuovo, non vai a pensare: ci andrò quando lo hanno già visto tutti. (..) Tutto è già successo, dopo.
E venni al mondo, di Barbara Buoso, Apogeo editore 2018, la bellissima illustrazione in copertina è di Catrin Welz-Stein, Archivi Alinari
Storie di vita in cerca della propria identità, in lotta con e per se stessi, per affermare, a dispetto di tutto, la propria essenza. Questo è il bandolo attorno a cui girano le esistenze di Mauro/Medusa e di Marzia, apparentemente diversi, sostanzialmente uguali nell’irrequietezza di nuotare in un acquario che li tiene imprigionati come pesci tropicali che sognano il mare aperto, dove fare rilucere i propri colori; un mare sul quale sentirsi gabbiani liberi di volare nella direzione in cui li spinge il proprio istinto. Mauro e Marzia hanno in comune l’essere nati e cresciuti in un ambiente familiare che da loro si aspettava vite tese a un obiettivo diverso da quello che loro sentono appartenergli e per il quale lottano incerti, preoccupati di non ferire, di non deludere; hanno in comune un percorso accidentato che li vorrebbe condurre in una direzione opposta a quella che gli verrebbe più naturale. E per anni combattono la propria natura, si fanno andare bene scelte e vite che non sono le loro; sanno che non sarebbero compresi, che sarebbero criticati. Ci provano ad omologarsi, a nascondere quella parte di sé che non sarebbe accettata; ma alla fine capiscono che si può solo essere ciò che si è davvero, non ciò che gli altri si aspettano da noi.
Mauro all’anagrafe è un uomo, ma questo è solo un involucro che contiene un’anima di donna, Medusa; lo scopre fin da bambino, quando è attirato dagli attributi femminili della personalità, quando guarda il corpo di sua madre e si scioglie nella morbidezza del suo abbraccio, ma soprattutto quando si scontra col padre, che, quando lo vede crescere “diverso” non se ne fa una ragione, anzi si vergogna di quello che la gente mormora e di come scherzano su di lui, in quel paesino dove tutti sanno tutto. Un padre che lo vuole fare curare, perché pensa che sia confuso, che abbia una qualche malattia mentale. Un padre con cui Mauro si scontra di continuo e dal quale cerca di fuggire in tutti i modi.
Mauro cerca la sua identità procedendo a zig-zag: a tratti spinge verso ciò che vorrebbe essere, ma poi si blocca, si auto impone di nascondersi dietro una facciata di normalità. Per caso conosce Marzia e capisce subito che hanno molto in comune. Anche lei vive una doppia vita: ufficialmente frequenta l’università, in realtà lavora in un cinema parrocchiale, a montare e proiettare i film. L’università è il sogno di sua madre, non il suo, ma non ha il coraggio di disilludere la madre. E anche lei ha un lato di sé che tiene nascosto a tutti, ma che non sfugge a Mauro.
Mauro e Marzia cercano di spalleggiarsi a vicenda, di darsi forza per riuscire, finalmente, ad affermarsi e a presentarsi agli altri per quello che sono. E il finale lascia il lettore di fronte a una svolta, a un cambio netto di direzione che fa ripartire le loro vite.
“E venni al mondo” è un romanzo che affronta un tema delicato con profondità e leggerezza allo stesso tempo; senza falsi pudori, senza moralismi. Scava nelle personalità controverse di Mauro e Marzia per dirci quale prezzo si debba pagare per non ubbidire alle leggi del conformismo, del perbenismo; per dire che essere se stessi a volte è solo un luogo comune, altre può nascondere sofferenza e solitudine. Barbara Buoso scrive questo romanzo con una prosa snella, ironica e lieve; non si tira indietro quando bisogna dire tutto, ma riesce a farlo senza inutili compiacimenti. Molto ben riuscita anche l’ambientazione negli anni Ottanta-Novanta.
Infine, cito le parole con cui Mauro/Medusa si mette a nudo di fronte a chi lo sta giudicando:
Io sento la mancanza di me, della donna che sono e di cui non posso più fare a meno.
Barbara Buoso è nata a Rovigo nel 1972, vive e lavora a Padova. Nel 2003 pubblica il suo romanzo d’esordio “Aspettami” con Croce Editore. Nel 2014, su segnalazione di Emma Dante, pubblica “L’ordine innaturale degli elementi” (Baldini & Castoldi). Vincitrice con il racconto “Nevicata” del concorso di racconti “Lìbrati e vola” (pubblicato poi nel 2016 nella raccolta “Soffia un vento contrario”, L’Iguana Editrice). Insegna scrittura creativa alla Scuola di scrittura “Virginia Woolf”.
Link all’editore. L’incipit lo trovate Qui.
Sembra proprio bello, me lo segno!💙
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Mi sembra molto interessante, visto il tema che tratta
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E’ scritto con grande delicatezza e sincerità, un bel romanzo
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