Lui mi ha domandato se non volevo rifletterci un po’, “Non l’ho mai fatto in vita mia,” gli ho risposto, “almeno, non per le questioni importanti.”

Questo libro è una lunga lettera, un collage di ricordi che, unendo tra loro passato e presente, accostandoli e creando effetti di rimando, come in una galleria di specchi, ammanta il lettore di malinconia e di appagamento. 

La settantenne Ellinor parla a ruota libera, attraverso una lunga confessione, all’amica e alla sé stessa che si ricompone, pezzo dopo pezzo, ripercorrendo il passato e gli eventi che lo hanno scandito, per costruirsi un ponte con il quale attraversare la terra di nessuno che potrebbe diventare la sua vita senza Georg e della quale invece lei vuole riappropriarsi, per darle la sua direzione.

Bisogna scegliere il dolore che ti si addice, e io non sono mai stata il tipo che si guarda indietro. Non è assolutamente da me. Non ho mai rimuginato sulla morte né sul fatto che stessi invecchiando. Perché avrei dovuto farlo? C’era forse un’alternativa?