Dopo la pausa della settimana scorsa, riprendo la rubrica dedicata alle parole che tendono a latitare nel nostro linguaggio comune. Oggi vi propongo due aggettivi, che sicuramente avrete già sentito e magari utilizzato, ma che, credo, valga la pena di riportare all’attenzione di tutti.

Esiziale, /e·ṣi·zià·le/: agg. [dal lat. exitialis, der. di exitium: v. esizio1]. – Rovinoso, che reca gravissimo danno, che reca grave danno alla salute, mortale. Un aggettivo che potremmo definire dotto, a cui vengono quasi sempre preferiti i suoi sinonimi che, peraltro, ben riassume in sè: dannoso, deleterio, fatale, funesto, irreparabile, micidiale, nocivo, pernicioso, rovinoso, (di malattia o altro che porta alla morte) letale.
Esiziale è un aggettivo che definisce ciò che reca un danno profondo e irreparabile, conducendo a conseguenze disastrose. È un termine che evoca un senso di fatalità, di ineluttabile declino. Può riferirsi a eventi, situazioni, azioni o persino a pensieri che portano alla rovina, alla distruzione o alla morte.
L’esiziale è un concetto che trascende il mero significato lessicale. È un termine che connota fortemente, un giudizio negativo, una condanna senza appello, evoca immagini forti, spesso drammatiche, di conflitti, malattie, vizi o situazioni limite; suggerisce una causalità diretta e inesorabile tra un’azione e le sue conseguenze, trasmette un senso di urgenza e di allarme, invitando a riflettere sulle possibili conseguenze delle nostre scelte.

Sardonico, /sar·dò·ni·co/: agg. [dal lat. sardonius o sardonĭcus; in greco l’agg. σαρδάνιος per indicare un «riso amaro e sarcastico» s’incontra già in Omero (Odissea XX, 302); più tardi, fu messo in relazione con la smorfia facciale somigliante al riso provocata dall’ingestione dell’herba sardonia, un’erba tossica.
Sardonico, dunque, si usa per indicare un riso deformato da una piega caratteristica della bocca, espressione di un’ironia derisoria o provocatoria, un sarcasmo amaro e maligno, una derisione sprezzante, offensiva e provocatoria. Per estensione, si usa per connotare una battuta, un tono, un atteggiamento.

Capita di trovarlo correlato a sarcasmo ma in effetti i due aggettivi, sarcastico e sardonico, non sono propriamente sinonimi, per quanto insistano entrambi nel campo semantico del riso malizioso e malevolo, del ghigno, e anche se beffardo può sostituire entrambi con buona approssimazione. Ma c’è una certa differenza. Sarcastico è detto di chi o di ciò che punge, sferza, schernisce, magari con raffinata malizia, senza esibirlo troppo, ma anche senza troppo dissimularlo. Il sarcasmo si sente o nota bene. Sardonico è detto di battuta, tono che rivela sarcasmo, ma in maniera meno esibita; comunica sprezzo, ma per via indiretta, più dissimulata, anche se, ovviamente, pur sempre percepibile. (fonte: Accademia della Crusca).

© Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste
Andrea Moro, © Hippolyte Coste

Per la vostra curiosità, la Sardonia è un’erba annua (Ranunculus sceleratus), detta anche erba sardonia, perché anticamente si riteneva fosse propria della Sardegna; specie eurasiatica e nordafricana, è presente anche in Italia in luoghi paludosi e lungo i fossi: ha fusto alto alcuni decimetri, foglie basali palmatolobate o palmatopartite, fiori giallo-pallidi piccoli, androceo formato da una ventina di stami, gineceo con numerosi carpelli (anche più di cento per fiore); è una pianta velenosa, utilizzata in passato nella medicina popolare quale revulsivo nelle ischialgie. Come detto, la sua tossicità era già nota a Greci e Romani.