Il vicino, di Marina Vujčić, Bottega Errante Edizioni 2024, traduzione di Estera Miočić, pp. 212

In realtà nessuno mi conosce. Giusto perché tu lo sappia. Né a casa, né da nessun’altra parte. Hai avuto l’occasione di scoprire il mio lato positivo, e guarda ora. Sicuramente ti stai preoccupando chiedendoti se domani, che è un giorno feriale, tornerò a lasciare qualcosa di terribile sul tuo zerbino.

Pag. 172

Bottega Errante porta in libreria il nuovo romanzo di Marina Vujčić, autrice che ho molto apprezzato nel precedente Una questione di pelle, di cui vi ho parlato. Anche in questa nuova opera, l’autrice croata riesce a sorprendoci con una storia non banale, molto intrigante, di quelle che ti trascinano pagina dopo pagina in una lettura serrata, dove le certezze sembrano sempre più labili e le conseguenze temibili.

Intrappolata nelle mura del suo appartamento, dove conduce una vita da single, e l’ufficio dove lavora, la protagonista Katarina, che ha sofferto a causa di offese passate e di gravi delusioni, costruisce un mondo fantastico intorno a Ozren, un mondo dove l’amore platonico si mescola a paranoie e comportamenti ossessivi e persecutori.

Ciò che inizia come un innocente sogno ad occhi aperti, l’infatuazione per un vicino di casa, alimentata da un semplice scambio di saluti mattutini, si trasforma ben presto in una ossessione totalizzante. Katarina, proietta su Ozren tutte le sue aspettative e i suoi desideri insoddisfatti, creando un legame che esiste solo nella sua mente. Katarina si immerge nei sentimenti per il suo vicino che vive in un appartamento due piani sotto il suo. Lei non sa chi è o cosa fa. Presume che si chiami Ozren, crea una storia e interpreta a modo suo le sue abitudini. L’unico contatto tra lei e Ozren è ogni mattina alle sette e quindici, quando entrambi scendono le scale e si dicono “Buongiorno”. Solo questo, un saluto di buona educazione: è da questo normale gesto di cortesia che Katarina inizia a creare il suo castello di fantasie, che in breve tempo sfuggono al controllo.

Katarina Bauković è una trentasettenne che lavora in un ente governativo, l’Agenzia per l’Impiego. Ha alle spalle una relazione fallita con un uomo che si è rivelato violento e traditore, un rapporto difficile con la madre e la sorella. Nessun hobby e nessun amico o amica con cui confidarsi. La sua vita, a parte al bancone del lavoro, si svolge a casa davanti alla tv e alla finestra.

Ogni mattina, da sei mesi, Katarina cerca di coordinare la sua partenza per il lavoro con quella di lui, inventa stratagemmi per controllare se rientra con qualcuno, controlla le sue finestre per sincerarsi che sia in casa, insomma lo spia tutto il tempo. È premurosa e sempre preoccupata per come ha trascorso la giornata e non riesce a dormire se la sua macchina non è nel parcheggio. Anche se lei stessa ha quasi quarant’anni e ha alle spalle una relazione a lungo termine fallita, è pronta ad avere una famiglia con lui e ad iniziare una vita completamente nuova. L’unico problema è che Ozren è totalmente ignaro di tutto ciò.

Ozren, tutte le mie speranze sono colate a picco. Tutte. La mia vita è un grande cimitero di carcasse. Non capisco come possano succedere cambiamenti così inattesi, come un giorno possa essere pieno di speranza e ottimismo e un altro invece in cui pensi che la vita è una grande delusione e che non ha senso esistere. Che la cosa migliore sia andarsene, sparire, non esserci per impedire al destino di farti sorprese tanto spiacevoli.

Pag. 122

La fragile costruzione mentale di Katarina, edificata su un semplice “Buongiorno” scambiato ogni mattina, inizia a scricchiolare sotto il peso della realtà. Le fantasie elaborate, un rifugio sicuro dalla solitudine, entrano in collisione con una quotidianità inesorabile. La dissonanza tra il mondo interiore, ricco e vibrante, e l’aridità dell’esistenza reale innesca in lei una spirale discendente, segnando l’inizio di una degenerazione inevitabile. La donna che un tempo era, quella Katarina Bauković che si era adattata a un ruolo marginale, scompare lentamente, sostituita da un’ombra ossessiva, prigioniera di un mondo interiore distorto. La collisione tra le sue fantasie e la cruda realtà funge da catalizzatore, innescando una trasformazione profonda e inquietante. La sua mente, un tempo lucida, si offusca, e i confini tra realtà e illusione si dissolvono. Katarina, intrappolata in una realtà che la soffoca, crea un alter ego come via di fuga, lottando contro la mediocrità. L’altra, la nuova Katarina è esattamente come lei vede la se stessa che vorrebbe essere.

Vujčić ci mostra con lucidità come, di fronte alla mediocrità della propria esistenza, l’essere umano possa costruire un mondo parallelo, popolato da fantasie e desideri irrealizzati. La scrittura in prima persona, e il rivolgersi al destinatario delle sue attenzioni, inserendoci nei pensieri di Katarina, fa sì che quell’alter ego venga pienamente vissuto dal lettore, suggerendo una sorta di immedesimazione con la protagonista.

Quante volte ci è capitato di trarre conclusioni affrettate su una persona che incontriamo dove abitiamo, nel negozio dove abitualmente facciamo la spesa, nel bar dove facciamo colazione, in palestra… e di ricamarci su qualche storia. E magari di vestirci con più cura, di essere gentili e di provare a capire se l’interesse è reciproco. Capita. Finché non diventa un’ossessione, finché non scatena comportamenti disturbanti se non minacciosi. 

Katarina Bauković riesce comunque a conquistarsi la simpatia del lettore perché è divertente e schietta. Ci riconosciamo nelle sue dichiarazioni, ci piace il suo riconoscimento delle proprie imperfezioni. Con lei, già dalle prime pagine, ci sentiamo in compagnia di qualcuno a cui siamo legati da anni, un’amica, una sorella. Ma man mano che avanziamo nel libro, ci rendiamo conto che veniamo lentamente intrappolati nella rete dei pensieri, delle supposizioni e delle conclusioni di Katarina che diventano sempre più strane e sempre più disturbate. Quando ci rendiamo conto che siamo disturbati da ciò che pensa e fa – e che potremmo non sentirci più a nostro agio nello stare con lei – è troppo tardi; Marina Vujčić vi ha impercettibilmente inchiodato gli occhi su questa storia e non potrete staccarvi finché non la seguite fino alla fine

Fuggendo dalla sua mediocrità, Katarina decide di sedurre il vicino ad ogni costo. Cambia pettinatura, guardaroba, gli lascia i pasti cucinati davanti alla porta e si convince che lui noterà i suoi “giochi”. Ozren non reagisce a nessuna delle sue mosse, finché tutto si trascina senza uno sbocco concreto e questo indispettisce Katarina. Mentre i giorni e i mesi passano senza alcun progresso, la storia di Katarina si gonfia nella sua testa e assume contorni maniacali. Nel periodo pre-festivo di fine anno si raggiunge il culmine e Katarina convince persino la madre e la sorella che si è sposata con Ozren e che stanno andando in luna di miele.

Al culmine della sua ossessione, scoprendo che il suo vicino ha una relazione con una donna, rinuncia a Ozren e pianifica la sua vendetta. Ma come lei stessa scrive in messaggio a Ozren “Niente è come appare”; e ribadisce più avanti, “niente e nessuno. In particolare i vicini.” E il finale vi sorprenderà

Marina Vujčić, attraverso la storia di Katarina, ci invita a riflettere sul tema della mediocrità e su come le persone possono reagire ad essa. Chi, come Katarina Bauković, inizia a vivere nel mondo del suo alter ego di fantasia, e così rende la sua vita e quella quotidianità monotona e noiosa un po’ più bella; e chi, invece, è oggetto dei pensieri e delle ossessioni di qualcuno, ed è costretto a subirne gli esiti. Non è semplice stabilire quale sia la strada più pericolosa, ma credo che nessuna di queste sia innocua.

Mi resta solo da andare a letto e ripetere dentro di me tutto quello che desidero che ci succeda, come se ci stesse succedendo veramente, di modo che col tempo possa accadere per davvero.

Pag. 60

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

MARINA VUJČIĆ (Trogir, 1966). Scrittrice, drammaturga e editor, è una delle autrici più note e produttive della Croazia. Ha pubblicato diversi romanzi ed è stata più volte vincitrice del prestigioso premio Marin Držić per la drammaturgia. È stata direttrice della prosa al Teatro Nazionale di Spalato. Oggi è a capo del programma
culturale del Kantun Kulture di Trogir. Con Una questione di pelle ha debuttato in traduzione italiana (BEE, 2021). Nel 2015 Il vicino si è aggiudicato i premi V.B.Z. e TISAKmedija per la migliore opera inedita e ad oggi è uno dei romanzi più letti e amati dai lettori croati.

ESTERA MIOČIĆ (Spalato, 1975). Tradutrice da croato, serbo e bosniaco e curatrice di libar.it, sito dedicato alla presentazione di opere della letteratura croata, serba e bosniaca non ancora tradotte in lingua italiana. Per BEE ha tradotto Slavenka Drakulić e Marina Vujčić.