L’essere umano è un enigma fatto di contraddizioni. Da un lato, è capace di atti di straordinaria generosità, come quelli del munifico, pronto a elargire doni e favori con ampia mano. Dall’altro, è incline a comportamenti crudeli e disumani, come il ludibrio, che umilia e denigra chi è considerato diverso o inferiore. In queste due parole, munifico e ludibrio, si condensano due facce della stessa medaglia, due aspetti della natura umana che si intrecciano in modo complesso e spesso inaspettato.
Esaminiamo nel dettaglio queste due parole:
Ludibrio, /lu·dì·brio/: s. m. [dal lat. ludibrium, der. di ludĕre «schernire, farsi beffe»]. Derisione spietata e insistente, oltraggiosa, dileggio, scherno.
Il termine ‘ludibrio’, con la sua etimologia latina, evoca immediatamente un’aura di raffinatezza e formalità. La sua presenza in un discorso conferisce un tocco di erudizione, collocandolo in un registro elevato e distinguendolo dal linguaggio comune. Eppure, dietro questa facciata elegante si nasconde un significato crudo e spesso violento: lo scherno, la derisione, l’umiliazione pubblica. La sua etimologia, che rimanda al verbo lùdere (giocare) e al sostantivo ludus (gioco), ci rivela come il concetto di ludibrio sia profondamente radicato nell’idea di un gioco crudele, in cui qualcuno viene preso di mira e umiliato.
La duplicità è una delle caratteristiche più affascinanti del termine. Da un lato, ‘ludibrio’ è intrinsecamente legato al potere: chi lo infligge esercita un dominio sull’altro, riducendolo a oggetto di disprezzo. A differenza del semplice scherzo, il ludibrio ha una connotazione fortemente negativa, implicando un’intenzione malevola e un desiderio di ferire. Chi subisce un ludibrio viene privato della propria dignità e ridotto allo status di zimbello.
Dall’altro, però, il ludibrio può nascondere una componente ludica, un piacere perverso nel vedere qualcuno soffrire. In questo senso, il termine si avvicina al concetto di ‘scherzo’, ma con una connotazione molto più negativa e distruttiva.
L’espressione “pubblico ludibrio“, così frequente nel nostro lessico, ne cristallizza un significato preciso: l’esposizione allo scherno di una folla, una forma di punizione sociale che ha radici profonde nella storia. Lo scherzo e la beffa, quando sono condivisi, possono stabilire un equilibrio tra chi li fa e chi li subisce. La derisione pubblica, al contrario, implica uno squilibrio radicale, una messa alla berlina che riduce chi la subisce a un oggetto di disprezzo. Il ludibrio, in questo senso, rappresenta l’apice di questa dinamica, dove la vittima è esposta allo scherno di una folla, senza possibilità di replica. Questa pratica, antica quanto la società stessa, ha dimostrato nel tempo la sua pericolosità, alimentando divisioni e rancore. Il gusto per il ludibrio pubblico, dunque, rappresenta una delle facce più oscure del riso, che può trasformarsi da strumento di critica sociale (come nell’ironia o nella satira) in un’arma di distruzione sociale.
Munifico, /mu·nì·fi·co/: agg. [dal lat. munifĭcus, comp. di munia «doveri» e tema di facĕre «fare»; propriam. «che compie i doveri della propria carica»] (pl. m. –ci). – Di persona largamente generosa nello spendere e nel donare quanto possiede.
Manca il superl. regolare, che si supplisce con la forma munificentissimo (sul modello del lat. munificentissimus), e più spesso con le forme avv.: molto, assai munifico.
Il termine ‘munifico’ è un ramo del vasto albero semantico del latino ‘munus’. Quest’ultimo, apparentemente semplice, cela una ricchezza di significati che spaziano dal ‘dovere’ all’obbligo’, fino al ‘dono’ e alla ‘tassa’. Esso indica non solo un obbligo giuridico, ma anche un dovere morale verso la comunità. Il ‘munifico’ è colui che assolve generosamente ai propri ‘munera’, contribuendo al bene comune. La parola ‘comune’ e ‘municipio’ ci ricordano come la vita in società sia basata sulla condivisione di diritti e doveri. Il ‘munus’ è ciò che lega gli individui tra loro, creando un tessuto connettivo che permette alla comunità di funzionare.
La munificenza è indissolubilmente legata a una posizione di potere e di prestigio. Il munifico, con la sua generosità sfarzosa, non solo compie atti di benevolenza, ma consolida anche la propria influenza e il proprio status sociale. La sua larghezza di cuore, sebbene possa celare intenti più egoistici, viene spesso percepita come un segno di nobiltà d’animo e di grandezza.
La munificenza diventa uno strumento di potere, o addirittura uno strumento di manipolazione, un modo per comprare fedeltà e influenzare le decisioni altrui. Quindi è un termine che, come una medaglia, ha due facce, complementari e strettamente legate tra loro.
Cosa mi dite di queste due parole? Le usate, credete abbiano ancora un forte appeal?



Le conosco bene, ma da tempo non le sento in giro…mi sa che queste davvero sono in via d’estinzione.
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Si incontrano raramente.
Buona domenica 🤗🍀🌷
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Parole poco usate ma le conosco 🙂
grazie e buona domenica 🌹🐈⬛
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grazie, buona domenica
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Buona domenica, cara Pina❣️
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anche a te, mia cara Luisa
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🙏💞🙏
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Ogni tanto si sentono. Specialmente pubblico ludibrio
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vero
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Ottime scelte (come sempre). La tua esposizione sul ludibrio mi ha fatto pensare ad una forma molto “raffinata” di bullismo, ed anche il fatto che sia una parola ricercata alimenta quest’idea. È significativo che conoscessi ed usassi questa parola così negativa, ma non munifico…
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Ludibrio può rivendicare una stretta parentela col bullismo, soprattutto quello di massa, che si accanisce contro alcuni gruppi di persone.
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dai sono ancora in uso …
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Soprattutto Ludibrio, ma comunque in contesti specifici
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Le uso entrambe, non mi suonano come parole desuete
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Eh ma tu sei un po’ speciale 😉
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