Nel ricco panorama della lingua italiana, esistono espressioni capaci di evocare immagini vivide e sensazioni immediate, espressioni che possono arricchire il nostro linguaggio e che sarebbe un peccato perdere. Oggi viaggeremo attraverso due di queste, “lemme lemme” e “florilegio”, che ci offrono uno sguardo su mondi tanto diversi quanto affascinanti.

Lemme lemme ci invita a rallentare, a gustare ogni istante con calma e tranquillità. Florilegio, invece, ci trasporta in un giardino letterario, un luogo dove le parole dei poeti e degli autori più ispirati sbocciano in un bouquet di emozioni e significati.

Lemme lemme, /lèm·me lèm·me/:  locuz. avv. [forse lat. sollĕmnis «solenne», con adattamento onomatopeico]. – Adagio adagio, con flemma, pacatamente; si dice soprattutto del movimento. Usato anche in senso negativo: Con una calma flemmatica, che può diventare ridicola o indisponente.

Il lemme lemme fa la sua comparsa nel panorama della lingua italiana agli albori del XVII secolo, grazie all’opera Capitoli e canzoni piacevoli di Girolamo Leopardi, in particolare in un’efficace descrizione di un idillio ambientato in una taverna.

Il lemme lemme indica un movimento lento, un procedere adagio, ma non certo per pigrizia, svogliatezza, impedimento o debolezza. Al contrario, è espressione di una serenità che rifugge la fretta, di una mente calma e padrona di sé: l’assenza di frenesia interiore si manifesta nella flemma dei gesti.

Questa locuzione avverbiale, dal suono quasi onomatopeico, evoca una lentezza piena di grazia, una condizione di piacevole abbandono al momento presente. Il lemme lemme è l’andatura di chi non ha bisogno di affrettarsi, di chi si gode il piacere di ogni singolo istante. Il lemme lemme è un respiro ampio e calmo, un gesto misurato, un incedere consapevole. È la maestosità di un rito antico, ma vissuta con la leggerezza di chi sa che il tempo è un dono prezioso. È una tranquillità olimpica, che si distende nel piacere di un momento che non ha fretta di finire. È un sorriso che illumina la serietà, una danza che celebra la lentezza e la riflessione.

Florilegio, /flo·ri·lè·gio/: Scelta di opere o di brani di opere di uno o più scrittori, raccolta in volume; anche, raccolta di preghiere e pratiche di devozione. Si usa anche in frasi scherzose: un fdi erroridi insultidi parolacce.

La parola florilegio è un termine che deriva dal latino “florilegium”, composto da “flos” (fiore) e “legere” (raccogliere). Il suo significato letterale è “raccolta di fiori”. Tuttavia, nel corso del tempo, il termine ha assunto un significato più ampio e figurato.

Oggi, florilegio è meno usato, è considerato un sinonimo quasi perfetto di antologia, imparentato anche con silloge, che gli vengono preferiti. Ma ci sono delle differenze sostanziali.

Florilegio: evoca un bellissimo giardino fiorito. Il florilegio è come un bouquet scelto con cura: una raccolta di brani, di poesie, spesso di autori diversi, selezionati per la loro bellezza, originalità o per il loro legame con un tema specifico. L’attenzione è posta sulla qualità estetica e sull’armonia dell’insieme.

Antologia: è un raccoglitore più ampio e variegato. È come un’enciclopedia di testi: può includere opere di diversi autori, di un singolo autore in momenti diversi della sua carriera, o anche brani di vario genere (poesie, racconti, saggi). L’antologia mira a offrire una panoramica più completa di un determinato periodo storico, movimento letterario o tema.

Silloge: la silloge, invece, è focalizzata su un singolo autore. È come una monografia che raccoglie le opere più significative di un determinato scrittore o poeta. La silloge può essere una raccolta completa o una selezione dei testi più importanti.

Nel parlato il termine florilegio viene usato anche in senso ironico. Ad esempio, si può parlare di un “florilegio di idiozie” per riferirsi a un insieme di affermazioni stupide o insensate, oppure di un “florilegio di errori” per indicare una serie di sbagli grossolani. In questi casi, il termine “florilegio” assume una connotazione negativa, sottolineando la quantità e la varietà di elementi negativi.

Che mi dite delle scelte di oggi? Credo che si usino ancora ma vale la pena continuare ad usare queste parole/espressioni?