Autogrill, di Alessandra Gondolo, 8ttoedizioni 2025, pp. 272

In quel modo si svolgeva la vita dell’autogrill di Jenny e Miche, tra persone e personaggi, una vita che si alimentava delle esistenze degli altri e ne restituiva altrettante, in uno scambio di ossigeno che si rinnovava
continuamente, senza che nessuno se ne rendesse conto, pezzi di pelle che svolazzavano nell’aria dinamica di quello spazio per posarsi su altre forme, impregnarle e poi ripartire in un altro aggancio.

Pag. 90

Autogrill di Alessandra Gondolo è un romanzo di formazione intenso e profondo, che scava nelle complessità del dolore e della rinascita. Attraverso la storia di Miche, l’autrice esplora il tema della fuga dal passato, della ricerca di identità e della forza dei legami umani.

Miche, una giovane donna di ventisei anni, si nasconde dietro strati di abiti oversize, mortificando ogni accenno del suo corpo a rendersi visibile. Il suo passato è un fardello pesante, sigillato nel Rione Verde – un nome che sembra essere frutto di maligna ironia -, un quartiere-ghetto di cemento, reso reale da pennellate di grigio come le scene di un film neorealista in bianco e nero. Lì è rimasta orfana di un padre delinquente che entrava e usciva dal carcere, ha subito gli abusi di un patrigno prepotente e violento, ha affrontato l’anaffettività materna, la mancanza di prospettive future e ha dovuto abbandonare Giacomo, il suo unico amico.

La fuga da questo inferno l’ha portata a costruire una nuova identità, priva di memoria e passato. Tuttavia, l’incontro con Jenny, un’esplosione di vitalità e sensualità, segna una svolta decisiva. Jenny è la sua rumorosa vicina; entra nella sua vita scuotendola dal suo torpore esistenziale e aiutandola a trovare lavoro insieme a lei, poi le offre la possibilità di gestire insieme, solo loro due, un autogrill, il “Michenny” come decidono di chiamarlo, un microcosmo di vite in transito, dove Miche trova per la prima volta un senso di appartenenza e riscopre la capacità di sorridere.

L’autogrill diventa il simbolo di una nuova partenza, un luogo dove Miche trova la possibilità di costruire legami autentici, più forti di quelli di sangue. L’autrice dipinge con maestria le dinamiche relazionali che si sviluppano in questo spazio di confine, un incrocio dove le solitudini si aggregano e prendono altre forme, dove la diversità diventa ricchezza e la solidarietà un’ancora di salvezza.
Tra i clienti abituali ci sono i fugaci amori di Jenny e gli amici con cui le due donne intessono un rapporto più profondo: Carlo l’errabondo che all’inizio le aiuta a sistemare il locale, Max del gratta e vinci, Toni il camionista, Pier il becchino, Ice il poliziotto, le amiche che vanno a farsi i tatuaggi. Una galleria di personaggi e di storie che insieme a quelli di passaggio affollano il bancone e riempiono di voci il locale.

Sono queste le persone che le hanno aperto le loro storie, brevi ma intime, penetrate in lei come elementi del suo io frantumato. Ma gente o persone che siano, Miche ne è un collage, un quadro cubista i cui pezzi non sono del tutto riconoscibili ma compongono pienamente la sua figura, sovrapponendosi, stratificandosi, mescolandosi e creando un ponte stabile sul fiume di un passato che Miche continua a negare.

Pag. 75

Ma un giorno una notizia appresa per caso e una foto sul giornale strappano Miche dal presente: il passato, come un’ombra incombente, riemerge con la notizia del coma di Giacomo, l‘amico d’infanzia di Miche, un legame fraterno spezzato dalla rabbia e dalla distanza, quando lui ha preso strade pericolose e lei, otto anni prima, è scappata da Rione Verde. Il suo coma, in seguito a una rapina, riporta Miche nel passato, costringendola a confrontarsi con i suoi demoni.

Miche ora non è più quella che era fuggita all’epoca, è ormai trasformata, sa trovare la forza di affrontare il suo passato, determinata a ricomporre i frammenti della sua vita. Il rapporto di sorellanza con l’esuberante Jenny ha un ruolo chiave nel suo percorso di maturazione: lei è la chiave del presente, così come Giacomo, o Jack come amava chiamarsi, lo è stato nel passato. E forse loro due lo saranno del futuro.

Il romanzo di Gondolo è un viaggio emotivo intenso, che esplora il potere della rinascita e la capacità di affrontare i traumi, trasformando il dolore in forza; è un inno alla resilienza, un racconto che celebra la possibilità di trovare la luce anche nelle tenebre più profonde.

Autogrill di Alessandra Gondolo si rivela un romanzo di formazione denso di emozioni, che esplora la complessità del dolore e la sua capacità di trasformarsi in rabbia, in rifiuto, attraverso la figura di Miche e il contesto sociale da cui emerge: uno dei tanti quartieri periferici dove la marginalità e la disillusione plasmano le vite. Il libro si addentra nelle pieghe di un passato gravido di traumi, con una scrittura che non teme di affrontare le zone d’ombra dell’esistenza.

Tuttavia, Autogrill non è solo un racconto di dolore, ma anche e soprattutto una storia di rinascita, una catarsi che riporta alla vita. L’autogrill – un luogo di passaggio -, con il suo microcosmo di personaggi eccentrici e sfaccettati, diventa il simbolo di una nuova partenza, un luogo dove Miche trova la possibilità di ricostruire la sua vita di relazione e di affetti . L’autrice dipinge con maestria le dinamiche relazionali che si sviluppano in questo spazio di confine.

Non ha la possibilità di riparare il passato, Miche, ma solo praticare una sutura sulla ferita aperta, riunire i due lembi lontani e costringerli a toccarsi, a riconoscersi come parte della stessa pelle. Ci pioverà sopra, il sole la abbronzerà, la maglia la coprirà ma lei sarà sempre li a ricordarle quello che è.

Pag. 203

Il romanzo si distingue per la sua capacità di mescolare realismo e poesia, offrendo uno sguardo lucido sulla realtà senza rinunciare alla potenza evocativa della parola. La prosa di Gondolo è intrisa di una profonda umanità, che si manifesta nella cura con cui vengono tratteggiati i personaggi e nella capacità di restituire la complessità delle loro esperienze.
Autogrill è un romanzo d’esordio che lascia intravedere uno stile capace di lasciare il segno.

Qui potete leggere l’incipit.

Alessandra Gondolo vive a Cuneo. Laureata in Lettere classiche, insegna in un Istituto secondario di II grado, lavoro che è anche la sua passione perché ha la caratteristica di coniugare il rapporto con i ragazzi e lo studio, la lettura e il continuo aggiornarsi. Adora andare al bar, guardare le persone, perdersi nei loro gesti, nelle loro parole. Autogrill è il suo primo romanzo.