L’isola dei battiti del cuore, di Laura Imai Messina, Edizioni Piemme 2022, pp. 304
Per essere felici, serve innanzitutto immaginare di essere felici.
Con L’isola dei battiti del cuore, Laura Imai Messina torna a incantarci con una storia delicata e profonda, che tocca le corde più intime dell’animo umano. L’autrice, già amata per romanzi come Quel che affidiamo al vento, ci guida ancora una volta in un viaggio emotivo e spirituale, ambientato in un Giappone meno noto e più intimo.
Trama e ambientazione
Il romanzo segue le vicende di Shūichi, un illustratore quarantenne che vive con una cicatrice nel petto e un’ossessione per il proprio battito cardiaco. Dopo la morte della madre, Shūichi torna nella casa d’infanzia, tormentato da ricordi confusi e dalla sensazione di aver vissuto una vita protetta, ma forse non del tutto autentica. La madre, infatti, aveva l’abitudine di manipolare i suoi ricordi d’infanzia, raccontandogli versioni edulcorate dei suoi piccoli drammi per evitargli dolore. Questo cercare di evitare la sofferenza rischia di portare a un’anestesia emotiva, rendendo le persone incapaci non solo di provare dolore, ma anche di assaporare la gioia. Shūichi si muove sul filo dell’incertezza sul proprio passato e ciò lo ha reso incapace di affrontare le sfide del presente.
La sua solitudine viene interrotta da un incontro inaspettato: quello con Kenta, un bambino di otto anni, solitario ma pieno di vita, che si aggira intorno alla sua casa. Tra i due nasce un’amicizia improbabile e commovente, un legame che supera il divario generazionale e che diventerà il motore della loro rinascita.
L’elemento più affascinante del romanzo è l’ambientazione, basata su un luogo realmente esistente: l’isola di Teshima, nel sud-ovest del Giappone. Qui si trova lo Shinzō-on no Ākaibu, l’Archivio dei Battiti del Cuore, un luogo magico dove sono catalogate le pulsazioni di persone da tutto il mondo. Questo archivio, un’installazione artistica di Christian Boltanski, diventa il fulcro simbolico del romanzo, rappresentando la memoria, l’identità e la connessione tra gli esseri umani.
Stile e Temi
Lo stile di Laura Imai Messina è inconfondibile: una prosa poetica, quasi sussurrata, che si sofferma sui dettagli e sulle emozioni più sottili. Il libro è un inno alla lentezza, alla contemplazione e alla ricerca di sé. L’autrice esplora temi universali come il dolore, la memoria, la solitudine e, soprattutto, la speranza di una rinascita. Ci invita a riflettere su come affrontare le ferite del passato e trovare il coraggio di ricominciare.
Il rapporto tra Shūichi e Kenta è il cuore pulsante della storia. Attraverso la loro amicizia, il romanzo mostra come l’innocenza di un bambino e la saggezza (o la sua ricerca) di un adulto possano curarsi a vicenda. Kenta, con la sua purezza e la sua immaginazione, diventa la guida che aiuta Shūichi a riappropriarsi della sua storia e a “sentire” di nuovo il suo cuore. L’ambientazione giapponese, con i suoi riferimenti culturali e la sua filosofia, è un valore aggiunto che rende la lettura ancora più preziosa.
Personaggi
I personaggi di Laura Imai Messina non sono semplici figure che agiscono, ma rappresentano archetipi universali che lottano con le proprie fragilità. In questo romanzo, i protagonisti principali sono Shūichi e Kenta, due figure che, pur provenendo da mondi diversi, si ritrovano a condividere un percorso di guarigione reciproca.
Ma se non si ha la certezza di aver sofferto in passato e di avercela fatta, da dove si ricava il coraggio di tentare ancora?
Shūichi è il personaggio intorno al quale ruota l’intera narrazione, la cui vita è segnata da un trauma del passato. Il suo “io” interiore è frammentato, un riflesso delle storie che sua madre ha creato per lui, manipolando i suoi ricordi d’infanzia per proteggerlo dal dolore. Questa protezione lo ha reso un adulto insicuro, incapace di affrontare la vita con autenticità.
Solitudine e Isolamento: Shūichi è un uomo che si è isolato emotivamente. Vive in una sorta di limbo, ossessionato dal suo battito cardiaco, che per lui rappresenta un’áncora a una realtà che non riesce a sentire pienamente. La sua casa d’infanzia, anziché essere un luogo di conforto, diventa il palcoscenico della sua solitudine.
La Ricerca della Verità: il suo viaggio è un percorso di ricerca, non solo di se stesso, ma anche della verità sul suo passato. Vuole capire chi è veramente, al di là delle narrazioni materne. L’incontro con Kenta diventa un catalizzatore per questa ricerca. Shūichi non è un eroe nel senso classico, ma un uomo comune che impara a confrontarsi con le proprie paure. La sua trasformazione è graduale e delicata, guidata dall’innocenza e dalla purezza del bambino. Impara che per guarire non deve dimenticare il passato, ma integrarlo nella sua identità.
Kenta è un bambino di otto anni che vive un’infanzia segnata dalla solitudine e da un’assenza emotiva. A differenza di Shūichi, la sua fragilità non deriva da un passato nascosto, ma da un presente difficile. Nonostante la sua giovane età, Kenta dimostra una profondità e una sensibilità sorprendenti. Kenta rappresenta la purezza dell’infanzia e la capacità dei bambini di vedere la vita con occhi non contaminati. La sua amicizia con Shūichi non è mossa da un interesse, ma da una sincera curiosità e da un’empatia innata.
La Funzione di Catalizzatore: il suo ruolo nella storia è cruciale. Kenta, con la sua innocenza e la sua immaginazione, diventa la chiave che apre il cuore di Shūichi. Il bambino gli insegna a guardare il mondo con meraviglia, a riscoprire i piccoli dettagli e a trovare la bellezza nelle cose semplici.
Connessione e Empatia: l’amicizia tra i due è un’esemplificazione del potere della connessione umana. Entrambi si riconoscono nelle rispettive solitudini e, attraverso il loro legame, riescono a colmare i vuoti emotivi delle loro vite.
Sebbene appaia solo attraverso i ricordi, la madre di Shūichi è un personaggio di fondamentale importanza. Il suo desiderio di proteggere il figlio dal dolore, seppur mosso da amore, ha avuto conseguenze significative sulla sua crescita emotiva.
La sua figura incarna un amore tossico che, sebbene protettivo, finisce per essere soffocante. L’autrice ci invita a riflettere su come le intenzioni più pure possano a volte generare ferite profonde e durature. La sua influenza sul figlio è la radice del conflitto interiore di Shūichi. La madre non è una figura maligna, ma un’anima complessa il cui lascito, anziché dare pace, tormenta il figlio, costringendolo a confrontarsi con una verità che non è mai stata sua.
In sintesi, i personaggi di L’isola dei battiti del cuore sono complessi e ricchi di sfumature. Sono l’anima del romanzo e, attraverso il loro percorso, Laura Imai Messina ci regala una storia sulla guarigione, sulla memoria e sul potere dei legami autentici.
L’isola dei battiti del cuore è un romanzo che consiglio vivamente a chi cerca una lettura emozionante e riflessiva. È una storia che scalda il cuore, un viaggio interiore che ci ricorda l’importanza di accogliere il passato, anche quello doloroso, per poter davvero vivere il presente. Laura Imai Messina ci regala un’altra perla, una storia che rimane a lungo, come un battito, nella memoria del lettore.
Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Laura Imai Messina è nata a Roma nel 1981. A ventitré anni si è trasferita a Tokyo, dove risiede tutt’ora. Ha conseguito un master e un dottorato (PhD) in Letterature Comparate presso università giapponesi, e attualmente insegna lingua italiana in alcune delle più prestigiose università di Tokyo.
La sua profonda conoscenza della cultura giapponese è un elemento centrale della sua produzione letteraria. È autrice di romanzi, saggi e libri per ragazzi, molti dei quali sono stati tradotti in numerose lingue, riscuotendo un grande successo a livello internazionale. Tra le sue opere più conosciute ci sono Quel che affidiamo al vento (2020), che ha rappresentato un importante caso editoriale, Le vite nascoste dei colori (2021), L’isola dei battiti del cuore (2022), Il Giappone a colori (2023).


Ho conosciuto l’autrice con “Tutti gli indirizzi perduti” che ho letto qualche mese fa. A casa ho anche Il giappone a colori. Entrambi mi sono stati regalati da amici che sanno quanto mi piace il Giappone. Lei molto brava. Prendo nota anche di questo.
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Per me è il primo incontro con questa autrice, un’esperienza senz’altro appagante. Leggerò anche altro.
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