Settembre nero, di Sandro Veronesi, La Nave di Teseo 2024, pp. 304

È sempre la stessa storia: sappiamo benissimo quando facciamo le cose per la prima volta e non abbiamo la più pallida idea di quando le facciamo per l’ultima. Perciò delle prime volte finiamo per serbare un ricordo quasi sacro mentre le ultime, se mai le ricordiamo, ci annichiliscono di rimpianto.

Pag. 207

Settembre nero è un’opera di formazione (un Bildungsroman), che racconta il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Il romanzo esplora i temi della crescita, del trauma e della guarigione, attraverso la storia di un ragazzino che scopre l’amore e la vita, per poi dover fare i conti con un evento che segna indelebilmente la sua esistenza. È un’opera che conferma la maestria di Veronesi nel costruire personaggi complessi e nel raccontare le sfide della vita con profondità e umanità.

Il romanzo ci riporta a un’estate cruciale, quella del 1972, un periodo di sospensione e di grandi cambiamenti. L’ambientazione è Fiumetto, frazione di Marina di Pietrasanta, dove la famiglia Bellandi affitta ogni anno un piccolo appartamento. Dunque le atmosfere sono quelle della Versilia, dove si ritrovano gli italiani di quella seconda metà del secolo per le loro lunghe vacanze, assiepati sulle spiagge da luglio fino ai primi di settembre. È un tempo di benessere consolidato, in cui l’onda lunga del miracolo economico si fa ancora sentire con la sua eccitante vibrazione, nonostante le prime crepe inizino a manifestarsi.

Protagonista della storia è Gigio Bellandi, un ragazzino di dodici anni che sta vivendo un’estate di formazione. La narrazione, però, non avviene attraverso i suoi occhi di bambino, ma dalla prospettiva del Gigio adulto, ormai affrancato dai dolori di quel lontano passato. La sua voce è intrisa di un disincanto che gli permette di guardare al suo “sé bambino” con una miscela di stupore e delicatezza, consapevole che di lì a poco sarebbe stato travolto da un turbine di turbamenti, angosce e nuove, dolorose consapevolezze.

Il padre è un avvocato stimato con una grande passione per la vela che pratica con la sua curatissima deriva Tivatù; passione nella quale coinvolge Gigio e che gli permette anche di intrattenere rapporti utili al suo lavoro, frequentando colleghi e figure influenti. La madre, una bellissima irlandese dalla chioma fiammeggiante, attrae sguardi di ammirazione, mentre la piccola Gilda – figura importantissima nella vita di Gigio -, con i suoi capelli rossi ereditati, costringe la famiglia a una routine marinara poco entusiasmante a causa del rutilismo.

Gigio, che vive a Vinci, nella provincia rurale, attende l’estate come un’avventura, ma si ritrova intrappolato in un tempo statico, alleviato solo dalla lettura di linus, dagli eventi sportivi che segue in modo quasi maniacale e dall’attesa per le Olimpiadi di Monaco, la sua vera passione. La sua quotidianità viene stravolta dall’arrivo di Astel, una coetanea affascinante, figlia di un industriale del marmo del posto e di un’elegantissima donna etiope. Astel ha ereditato l’intelligenza guizzante ed estroversa della madre, è vivace e intelligente e rappresenta per lui una porta verso l’adolescenza.

Grazie a lei, Gigio scopre di poter essere brillante e interessante. Questo accade in particolare attraverso la traduzione dei testi delle canzoni inglesi, come quelle di Cat Stevens, Led Zeppelin e Procol Harum, di cui Astel è voracemente curiosa. Forte del suo bilinguismo, Gigio insegna a Astel qualcosa che conosce per un sapere innato, e nel momento stesso in cui lo trasmette, lo impara a sua volta. È un’esperienza straniante che segna l’avvio di una trasformazione irreversibile.

E siamo arrivati al punto in cui la storia sterza. Anzi no, ancora non sterza, ma accelera; accelera bruscamente – la qual cosa renderà rovinosa l’uscita di pista quando arriverà la sterzata. Se fin qui vi ho raccontato tutte queste piccole cose non è perché le consideri importanti in sé – so bene che non lo sono -, ma perché vi rendiate conto di chi ero io a quel tempo e di cosa era composta la mia vita, al culmine della mia infanzia, anzi già un poco oltre, a dodici anni, nell’estate del ’72; e così facendo, sforzandomi di ricordarle per raccontarle a voi, me ne rendo conto anch’io.

Pag. 89

La narrazione di Settembre nero è costruita su una tensione crescente, un’attesa che si fa lunghissima e tesa. Al centro di questa suspense si collocano i Giochi Olimpici di Monaco del 1972 e, in particolare, l’attacco del gruppo terroristico Settembre Nero alla squadra israeliana. Questo evento, nella trama, funge da punto di svolta, rappresentando il degenerare di un’estate idilliaca. Un amore inaspettato si trasforma in una separazione famigliare che sarà perenne: a contrapporsi, o meglio ad abbandonarsi, saranno Gigio e suo padre, con il primo che si sente tradito dal secondo. Dunque il settembre nero pubblico diviene anche un settembre nero privato.

Facciamo tutti così, selezioniamo alcuni tra i nostri ricordi per il loro valore simbolico, li manipoliamo e li fissiamo nella memoria con tale precisione da farne l’emblema di un’intera stagione della nostra vita. Si può essere ignoranti quanto si vuole, superficiali, futili, ignari, cattivi – ma l’inconscio lavora per tutti allo stesso modo, e si tratta sempre di un raffinato lavoro intellettuale.

Pag. 222

Veronesi riesce a catturare con maestria le atmosfere di quell’epoca, mescolando la spensieratezza dell’infanzia con l’ombra di un evento storico traumatico. Il romanzo non è solo la storia di una crescita interrotta, ma anche la narrazione di un tradimento e della necessità di tradurre il dolore per poter andare avanti.

Sandro Veronesi si allontana dalla pura narrazione di formazione, pur mantenendo la crescita del giovane protagonista come elemento centrale. Il romanzo introduce una dimensione parallela e in netto contrasto: la presa di coscienza di vivere in un mondo segnato dalla violenza e dalla tragedia. La spensieratezza dell’estate in Versilia si scontra brutalmente con gli orrori della cronaca, come l’attentato alle Olimpiadi e l’omicidio di Ermanno Lavorini, eventi che scuotono la serenità di tutti. Anche se il giovane Gigio non coglie tutte le sfumature di questa realtà, intuisce che la vita adulta nasconde segreti oscuri e verità scomode. Queste verità, tenute a lungo nell’ombra, finiscono per emergere in modo dirompente, alterando per sempre gli equilibri del suo mondo.

L’arte narrativa di Veronesi si distingue per un’audace fusione di stili. Si muove con disinvoltura tra l’immediatezza diretta e scarna della tradizione americana e la ricercatezza e la complessità della prosa francese.
Questo stile ibrido offre al narratore una libertà totale. Il suo protagonista, Bellandi, non segue un percorso lineare, ma si espande, esplora digressioni e anticipazioni, poi torna indietro, zoomando su un momento preciso per poi allargare lo sguardo su intere settimane. Questa tecnica crea una narrazione ricca e vibrante, un flusso di coscienza che non nasconde nulla. Veronesi non si limita a raccontare una storia, ma la scolpisce con una maestria tecnica che cattura l’attenzione del lettore. La sua prosa fluida e ricca svela la complessità dei personaggi e delle vicende, trasformando la narrazione in un’esperienza profonda e multiforme.

La voce narrante di Gigio da adulto è un elemento fondamentale per comprendere il personaggio. A sessant’anni, Bellandi ripercorre l’estate del 1972 con la lucidità e il disincanto di chi ha superato il dolore. Nonostante l’evento traumatico che ha segnato la sua esistenza, non si presenta come una vittima, ma come un “eroe normale” che ha affrontato e superato le sfide della vita.

La sua prospettiva adulta gli consente di analizzare con distacco e profondità il tradimento subito dal padre, un’ombra che si è abbattuta su quel periodo. La narrazione di Gigio è sincera e onesta, priva di reticenze, e dimostra come il tempo abbia trasformato la sua sofferenza in saggezza.
Veronesi propone al lettore una riflessione sul potere evocativo delle parole – muflone muflone muflone muflone muflone, ripeteva Gigio, fino a stordirsi nella sua cameretta – e su quello seduttivo e salvifico della lingua, perché racconta l’esplosione di un talento puro e sorprendente, anch’esso destinato a durare per sempre: quello per la traduzione. 
Il suo talento per la traduzione non si è limitato alle lingue, ma si è esteso al processo di elaborazione del trauma, permettendogli di “tradurre” il suo dolore per guarire. La sua evoluzione, dal ragazzino che cerca un’avventura all’uomo che ha trovato un modo per narrare la propria, rende il suo profilo un ritratto toccante e profondo della resilienza umana.

Qui potete leggere l’incipit.

Scrittore italiano, fratello del regista Giovanni Veronesi, Sandro Veronesi ha compiuto i suoi studi nel campo dell’architettura, optando definitivamente per la scrittura a 29 anni. Risale infatti al 1988 il suo primo libro Per dove parte questo treno allegro. Con Gli sfiorati Veronesi inizia a rivelarsi come uno scrittore fantasioso e raffinato. Nel 1992 esce Cronache italiane, raccolta di articoli apparsi per la maggior parte sul supplemento domenicale de il Manifesto negli anni tra il 1988 e il 1991.  Dopo lo studio sulla pena di morte nel mondo (Occhio per occhio), Veronesi scrive Venite, venite B 52 (vincitore del Premio Fiesole nel 1996), con cui si allontana fatalmente dalla narrativa della tradizione italiana, avvicinandosi a certi autori americani della cultura psichedelica, come Thomas Pynchon o Tom Robbins e ponendosi come figura atipica della nostra narrativa. La forza del passato (2000) vince il premio Viareggio e premio Campiello (da cui è poi tratto l’omonimo film di Piergiorgio Gay) e Caos calmo (2005) il premio Strega, poi film nel 2007 diretto da Antonello Grimaldi ed interpretato da Nanni Moretti. Il film è stato in gara al Festival di Berlino 2008. Del 2010 il romanzo XY edito da Fandango, vincitore del Premio Flaiano 2011 e del Premio Superflaiano 2011. Nel 2011 sempre per Fandango Libri è uscita la raccolta di racconti Baci Scagliati Altrove. Nel 2012 Fandango ripubblica Gli sfiorati, “Un omaggio a Roma” come lo stesso autore definisce il romanzo da cui è tratto il film omonimo di Matteo Rovere. L’anno successivo esce per Bompiani Viaggi e viaggetti. Finché il tuo cuore non è contento. Del 2014 il romanzo Terre rare (Bompiani), vincitore del Premio Bagutta 2015, in cui ritorna Pietro Paladini, già protagonista di Caos Calmo; del 2015 Non dirlo. Il vangelo di Marco (Bompiani); del 2016 Un Dio ti guarda (La Nave di Teseo), del 2018 Cani d’estate (La Nave di Teseo), del 2019 Colibrì (La Nave di Teseo) romanzo vincitore del Premio Strega 2020. Ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie.
Sandro Veronesi e Paolo Volponi sono gli unici autori italiani ad aver vinto due edizioni del Premio Strega.
Tra gli altri titoli, Terre rare (La nave di Teseo, 2022), Comandante (Bompiani, 2023), Gli sfiorati (La nave di Teseo, 2023), Settembre nero (La nave di Teseo, 2024).

Immagine © Marco Delogu