Di spalle a questo mondo, di Wanda Marasco, Neri Pozza 2025, pp. 416
Libro vincitore del Premio Costa Smeralda 2025 – Sezione narrativa
Libro incluso nella dozzina finalista del Premio Strega 2025
Libro finalista del Premio Internazionale Flaiano 2025 – Sezione Over 35
Libro vincitore del Premio Campiello 2025

Wanda Marasco ci regala un romanzo potente e amaro, che indaga con profondità le ferite dell’esistenza e l’irriducibile dramma dell’imperfezione. L’autrice tesse le vite di due personaggi realmente esistiti, il medico Ferdinando Palasciano e sua moglie Olga Pavlova Vavilova (una nobildonna russa), in una storia che unisce amore, follia e il senso di irreparabilità che segna ogni percorso umano.

Ferdinando è cresciuto a Napoli in una famiglia numerosa e si è laureato sia in veterinaria che in medicina e chirurgia. La sua vita è dedicata ai pazienti, che cura con totale abnegazione e un’ossessiva brama di salvare gli altri dalla morte. A soli trentatré anni viene nominato ufficiale medico dell’esercito delle Due Sicilie, ma la sua etica non fa differenze: cura con la stessa dedizione anche i feriti dei fronti nemici. Questa sua scelta gli costa un’accusa di insubordinazione. Solo l’intervento di re Ferdinando II commuta la pena in un anno di carcere, da scontare a Reggio Calabria. La sua vocazione, scontrandosi con le ingiustizie del mondo, lo spinge gradualmente verso la follia.

Nel frattempo, in Russia, Olga cresce condannata a una profonda fragilità dall’alienazione della madre. Il suo tentativo di fuga viene bloccato da una radice e da quel momento una zoppia fisica diventa il simbolo del suo destino.

La trama, ambientata nella Napoli del 1887, si snoda negli ultimi anni di vita del medico Ferdinando Palasciano, un precursore della Croce Rossa. Affetto da una grave demenza mentale, il medico viene accudito e supportato dalla moglie Olga. La narrazione si apre con la scelta dolorosa di Olga di internare il marito in un manicomio “di lusso” e procede su due binari paralleli: da un lato i pensieri, le angosce e i ricordi di Olga, dall’altro l’esperienza della malattia e dell’internamento di Ferdinando.

Il loro incontro, avvenuto per curare la zoppia di Olga, si trasforma in un amore totalizzante e doloroso. La zoppia della donna diventa il simbolo della “comunione con l’imperfetto” che, secondo l’autrice, affligge tutti noi. I due si innamorano perdutamente e vivono la loro passione nella celebre torre di Capodimonte, incarnando nel proprio corpo il dolore del mondo. La follia di Ferdinando non scalfirà mai il loro legame, ma anzi, li unisce nel sentire la propria ferita come la ferita degli altri.

Il cuore del romanzo risiede nell’accettazione che non si può vivere a un passo dall’ideale. L’autrice mostra come anche i tentativi più disperati di guarigione lascino un segno indelebile. La domanda che Olga rivolge al pittore Dalbono, “Voi non credete che quando ci spezziamo è per sempre?“, racchiude l’essenza del libro: l’impossibilità di tornare indietro e l’ineluttabilità di una caduta che lascia cicatrici perenni.

Oltre alla potenza della storia, ciò che rende il romanzo un’opera unica è la lingua di Marasco: una prosa lirica, densa e barocca, che riflette la materia emozionale e psichica dei suoi personaggi sull’orlo della follia. Una follia controllata e misurata in Olga, e più ribelle e senza freni in Ferdinando. In un’epoca che rincorre la perfezione a ogni costo, Di spalle a questo mondo è una lettura coraggiosa e scomoda. Ci costringe a guardare in faccia le nostre fragilità e ad accettare che, a volte, l’unico modo per andare avanti è fare i conti con ciò che è stato spezzato.

Wanda Marasco arricchisce la trama del romanzo con un’accurata tessitura di personaggi realmente esistiti, che non sono semplici comparse, ma figure che interagiscono in profondità con la storia dei due protagonisti. Oltre a Ferdinando Palasciano e Olga, il romanzo ci immerge in un’epoca di grandi mutamenti politici e artistici, offrendo una galleria di ritratti vibranti.

Nel tessuto narrativo si muovono le ombre e i nomi illustri del Risorgimento: si percepisce l’influenza di Mazzini, il fervore di Garibaldi, l’azione di Nicotera e Pisacane, e l’eco della fine del regno dei Borbone. Questi riferimenti storici non sono meri cenni, ma il fondale su cui si consuma il dramma intimo dei protagonisti.

L’ambiente artistico dell’epoca è altrettanto presente. Il celebre scultore Vincenzo Gemito, che condivide con Palasciano la triste sorte del manicomio, rappresenta la sottile linea tra genio e follia. Un ruolo chiave è giocato anche dal pittore Eduardo Dalbono, amico di famiglia, affascinato da Olga ma rispettoso del suo amore per il marito. Olga, pur fedele, lo incarica di dipingere una serie di eruzioni del Vesuvio, quasi a voler fissare su tela la forza distruttiva e incontrollabile della passione e della malattia.

Infine, un dettaglio di grande fascino e mistero: il forte legame di Palasciano con il patriota Antonio Ranieri, che gli affida i resti di Giacomo Leopardi. Questi resti, custoditi segretamente nel giardino dei Palasciano, simboleggiano l’intima connessione tra la vita, la morte e la memoria, temi centrali dell’opera di Marasco.

Wanda Marasco è nata a Napoli, dove vive. Ha ricevuto il Premio Bagutta Opera Prima per il romanzo L’arciere d’infanzia (Manni 2003) e il Premio Montale per la poesia con la raccolta Voc e Poè (Campanotto 1997). I suoi testi sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco e greco. Il genio dell’abbandono (Neri Pozza 2015) è stato selezionato per il Premio Strega 2015 e portato in scena dal Teatro Stabile di Napoli per la regia di Claudio Di Palma. Nel 2017, sempre per Neri Pozza, è uscito il romanzo La compagnia delle anime finte, arrivato finalista al Premio Strega.