Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Come un respiro

INCIPIT

Cara Adele, ti scrivo dalla terrazza di un caffè che si affaccia sul porto, a Kaş. Mi fermerò ancora una settimana. È passato tanto tempo dalla mia ultima lettera, quando ti raccontavo delle mie molte avventure e di quanto mi divertissi nella nuova vita che mi ero scelta lontano da casa. Nel frattempo, altre vicende sono accadute, e alcune hanno lasciato il segno. Ho perso per strada un po’ del mio entusiasmo, ma dicono che sia fisiologico: sono una «matura» signora, ormai. E lo sari anche tu, sebbene faccia fatica a immaginarmelo. Quest’ultimo anno, poi, mi ha molto provato, anche fisicamente. Quasi stento a riconoscermi. Vivere mi sta consumando. Mi guardo allo specchio e mi vedo sfigurata. Ho conosciuto molte gioie, ma anche tanti dolori, e l’ultimo è ogni volta il peggiore. Un mese fa è mancato Dario, amico adorato. Non viveva più in Turchia, ma eravamo rimasti in contatto e ci telefonavamo quasi ogni settimana. Avevamo deciso di incontrarci proprio qui, a Kaş, in questi giorni di inizio estate. Ma la morte aveva fretta e se l’è portato via senza lasciarci il tempo di un commiato. Lo sto piangendo come forse non ho mai fatto per nessun altro, nemmeno per amore. Ripenso al suo ottimismo, alla sua irresistibile ironia, all’onestà con cui sapeva parlarmi dritto al cuore. Oggi è una splendida giornata di sole, eppure me ne sto qui seduta all’ombra, in compagnia dei fantasmi del passato, mentre un’angoscia che non so descrivere mi toglie il poco fiato che mi resta. Se la vita fosse più giusta, adesso Dario sarebbe seduto accanto a me, sorseggiando un caffè turco, la sigaretta accesa tra le dita. Invece, sono sola al nostro appuntamento. Lo so, è stato assurdo venire ugualmente qui, ma ho pensato che in fondo glielo dovevo. Avevamo parlato così tanto di questo viaggio: annullarlo sarebbe stato un tradimento. Adesso, però, non so più quanto sia stato saggio seguire il mio cuore. Fare i conti con la sua assenza è un dolore intollerabile. Perfino il mare, così azzurro e luminoso, mi ferisce.

Ferzan Ozpetek

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