Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Hana

INCIPIT

PRIMA PARTE
IO, MIRA
1954-1963

CAPITOLO I
Febbraio 1954

Non ho mai capito perché gli adulti dicano ai bambini che essere gentili e obbedienti conviene. Fossi stata una figlia modello, oggi il mio nome sarebbe scolpito su una lapide come i nome dei genitori della mamma, nonna Elsa e nonno Ervin, morti ben prima che io nascessi, o di nonna Ludmila e nonno Mojmir, sulla cui tomba con la mamma ogni volta accendevamo piccoli lumini marroni benché, per farlo, ci toccasse spostarci all’estremità superiore del cimitero.
Se la domenica pomeriggio, quand’era bel tempo, le mie amiche andavano con la famiglia a passeggio nel parco o a zonzo per la città, Dagmara, Ota e io venivamo agghindati dalla mamma e spinti fuori dalla porta del negozio di orologi che un tempo era stato nostro. Ora però papà poteva giusto lavorarci in cambio di un misero stipendio, mentre la mamma, nella buia bottega al pianterreno, era autorizzata a eliminare gratis le pedate sul pavimento.
Ogni domenica, dopo pranzo, la mamma lavava i piatti, indossava un cappellino nero, metteva Otik nella carrozzina o, quando era già più grande, lo prendeva per mano, e ci indirizzava verso il cimitero. La strada mi sembrava non finire mai. Ci toccava andare al fiume oltrepassando la chiesa, superare il ponte, attraversare tutta la città bassa, che per ragioni a me ignote si chiamava Krásno, “bellezza”, costeggiare il lungo parco del castello dopo le ultime case, infilare il cancello del cimitero e aspettare che la mamma desse una spazzata intorno alle lapidi, sistemasse i fiori nei piccoli vasi e accendere le candele. Mentre si affaccendava, si rivolgeva ai morti raccontando loro le novità di Meziříčí: chi era nato, chi era morto, cosa si diceva in città, come stavano i vicini e cos’altro avevamo combinato noi figli.

Alena Mornštajnová

Recensione