La colpa era tutta della vita di provincia. Nel corso degli anni, Paolo era arrivato a identificare con assoluta certezza la causa dei suoi fallimenti professionali: la noiosa, piatta e ripetitiva vita di provincia non offriva la minima opportunità di centrare una notizia vera. (…) Paolo viveva questo piatto tran tran con lo spirito amareggiato di chi s’era avvicinato alla professione giornalistica colmo di ideali, per rimanere in breve tempo profondamente deluso.
Le mille verità, di Francesco Casoni, Apogeo Editore 2017, copertina di Marta Moretto
Il Reuters Insitute elabora ogni anno un report che analizza, nel mondo, le modalità di accesso all’informazione, con particolare riguardo alle notizie. Per sommi capi, emerge che più del 50% della popolazione acquisisce questo tipo di informazioni dai social media (più del 10 % solo dai social media), laddove Facebook la fa da padrone. La stragrande maggioranza degli utenti accede da smartphone, quindi con minor approfondimento e minor tasso di attenzione.
Bene: a questa fonte analitica e oggettiva, aggiungiamo i meccanismi di passaparola che serpeggiano tra le persone, strani fenomeni di “accrescimento” incontrollato della gravità di eventi che, di bocca in bocca, acquisiscono contorni mutevoli, tendenzialmente spropositati o fallaci.
Tutta la premessa perché il romanzo d’esordio del giornalista Francesco Casoni ruota attorno a questa realtà e alle derive incontrollate che da essa possono scaturire.
Grazie ad uno stile ironico e alla profonda conoscenza del mondo dell’informazione, Casoni riesce a confezionare un godibilissimo giallo giornalistico che suscita molte riflessioni sul modo in cui le notizie vengono confezionate e proposte al pubblico.
Il protagonista è Paolo, un giovane giornalista disilluso sulle possibilità di crescita nella professione, annoiato dalla piatta vita di provincia che offre pochi spunti di rilevanza giornalistica. Finché un giorno insperabilmente gli capita tra le mani la notizia bomba, lo scoop che potrebbe farlo balzare agli onori della prima pagina, non solo della testata locale per cui scrive, ma addirittura sulla stampa nazionale.
Questa improvvisa manna dal cielo potrebbe aiutarlo anche a dare una svolta al suo amore platonico per la bella barista Elena.
La notizia a Paolo arriva proprio dal banco del bar: a Porto Tolle “sono venuti giù i ponti, l’altra notte”. I ponti che collegano l’isola della Donzella al resto della provincia; un evento che genera una girandola di supposizioni, di ipotesi da quelle del terrorismo di matrice islamica, alla mala del Brenta, ai pescatori di frodo e via con la fantasia.
Paolo rincorre tutte le ipotesi, si tuffa nel web, sfoglia i post e le foto su Facebook, intervista alcune personalità locali, segretari di partito, la sindaca che però è in vacanza a Lanzarote e, pressato dal vice direttore, mette insieme una serie di articoli in totale esclusiva: proprio ciò di cui aveva bisogno. La storia prende il largo e si susseguono rivelazioni e colpi di scena, passando per mille verità, fino ad arrivare al finale a sorpresa.
Il romanzo è scritto in una prosa scorrevole, con ironia e sagacia; i dialoghi sono veloci, diretti e realistici. L’autore mostra una notevole perizia nel costruire pezzo per pezzo la vicenda: per sommatoria, aggiungendo una sopra l’altra, le diverse versioni dei fatti, seminando qua e là indizi – ben nascosti – di cui vi accorgerete solo alla fine.
Dunque, riflettori puntati sul mondo dell’informazione al tempo dei social, dove le notizie rimbalzano da un medium all’altro, senza filtri, senza verifiche, divenendo verità inconfutabili per il semplice fatto di essere “apparse”.
Copio il link all’editore: https://www.apogeoeditore.it/libro/9788899479220
L’incipit potete leggerlo qui.
Quello dell’informazione è un gran garbuglio con un grosso problema a monte: ogni giornale ha un editore, il quale legittimamente ha una propria visione del mondo, determinate idee politiche, arriva da un certo percorso di formazione e di vita; ora, l’onestà intellettuale imporrebbe che tutto ciò venisse lasciato fuori dalla porta della redazione, ciò che non succede mai, in quanto troppo forte è la tentazione di esprimere la propria opinione. Ecco che allora i giornali e i telegiornali non sono più il mezzo per conoscere i fatti ma, secondo quella famosa frase di Nietzsche, solo le interpretazioni dei fatti. Basta vedere quale polverone si solleva a ogni pubblicazione di dati dell’ISTAT, che dovrebbero essere qualcosa di oggettivo ma contengono sempre mille sfaccettature e si prestano ad altr’e tante letture. Dato che a questo possono artivare tutti, credo che il vero fenomeno sia una crisi dei mezzi d’informazione tradizionali, dei quali ormai si stenta a fidarsi; così una quantità crescente di cittadini spera, spesso vanamente, di trovare in rete notizie più precise e, perché no?, i retroscena che nessuna testata ufficiale dirà mai. Siamo in un limbo in cui bisogna scegliere tra l’assenza di filtri della rete e il filtro pesantissimo e troppo selettivo dei giornali che, anzi, stanno persino rincorrendo Internet traendo da lì le notizie, come accade nel libro in questione. È un paradosso. Di fronte a questo, dato che come sempre tutto è interpretabile, si sta fingendo che la gente sia troppo stupida per capire da sola che la verità sta nei giornali (!?!?); ma per fortuna in tutti i Paesi d’Europa stanno istituendo ministeri della verità orwelliani, che elimineranno come false tutte le notizie vere che danno fastidio… “Ahi, quanto a dir qual era è cosa dura, / esta selva selvaggia e aspra e forte / che nel pensier rinova la paura!”
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Caro Gianluca, grazie per la riflessione, che mette in luce le varie sfaccettature del “problema” dell’informazione, una “selva selvaggia”, come giustamente dici citando il buon Dante.
Il romanzo è costruito su queste storture e, con ironia e anche una buona dose di sarcasmo, offre una storia emblematica.
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Vero, come quando la febbre dello scoop fa annunciare per primo al tal giornalista la tal notizia, senza verifiche sull’autenticità. È successo anche questo.
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Stamattina ho ascoltato per radio l’ennesino commento sul problema dell’informazione via internet, social, blog, e affini che, diversamente dalla stampa e dalla TV, non ha nessun filtro e genera, più che in passato, le fake news. Non so come possa essere risolvibile il problema e il giornalista poneva la questione del controllo su quello che si scrive: ogni persona che scrive qualcosa, su social e su blog, dovrebbe esercitare un controllo continuo produce.
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…su quello che produce.
Mi sono persa l’ultima frase, scusa 🙂
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