Chiunque abbia bisogno di un attentatore non è più costretto a rivolgersi a dei fanatici jihadisti (..) loro gli consegnano un martire formato professionalmente, rigorosamente selezionato, che desidera morire per un fine alto. Il Ponte ha messo fine all’anarchismo terrorista. Ci sono accordi fissi e un numero controllato di vittime. Con il tempo il settore ha aderito a questo modello di business (..) da quando esiste il Ponte, gli attentati omicidi non vanno più di moda. Il numero di mine vaganti, di attentatori per imitazione è praticamente ridotto a zero. (pag. 146)

Cuori vuoti, di Juli Zeh, Fazi editore 2021, traduzione di Madeira Giacci, pagg. 270, la mia recensione

Si tratta di un dolore che nasce dal paradosso. Gli astensionisti stufi della democrazia vincono le elezioni, mentre i democratici impegnati smettono di votare. I giornali di un certo spessore intellettuale lavorano per il superamento dell’Umanesimo, mentre i giornalacci populisti si appigliano agli ideali dell’Illuminismo. In un mondo di contraddizioni non è possibile pensare e parlare, perché ogni pensiero si nega da solo e ogni parola significa il suo contrario. Tra tutti quei paradossi, l’animo umano non trova più posto, Britta non può più essere elettrice o cittadina, e nemmeno cliente o consumatrice, ma nient’altro che una prestatrice di servizi, che accompagna e sostiene il viaggio collettivo verso l’abisso. In un mondo del genere è possibile essere contro la violenza politica e gestire un’azienda come il Ponte. (pag. 216)

INCIPIT

Knut e Janina arrivano alle cinque. Il tempo è magnifico. Da alcuni giorni il sole risplende con una forza straordinaria, tanto che si stenta a crederci dopo il tipico inverno di Braunschweig e le piovigginose settimane primaverili. La luce si adagia sulle superfici lisce dei mobili come un velo giallo canarino, fa brillare i bicchieri sul tavolo e si insinua negli angoli più nascosti dove non arriva neppure la polvere. Tre volte a settimana Britta fa tirare a lucido l’appartamento da Henry, un ragazzo laotiano. Purtroppo sulle vetrate delle grandi finestre restano sempre un paio di striature che Henry sistematicamente ignora.

L’arrivo dei bambini ha modificato il ritmo delle giornate. Prima ci si incontrava al calar del sole per l’aperitivo, e non in pieno giorno per cena. Ma è normale, capita a tutti quelli che fanno parte dell’esercito dei genitori di figli unici. C’erano tempi in cui Britta lavorava fino a mezzanotte, dormiva fino a mezzogiorno e di solito faceva colazione nel primo pomeriggio con un panino che Babak, ancora mattiniero di lei, le portava allo studio. Ma questa routine è finita sette anni fa, quando è nata la piccola Vera. Di tanto in tanto Britta prova una leggere vertigine, un sussulto di paura, sintomo di un jet lag esistenziale.