Lidia Ravera rivendica la maestosa allegria celata nella maturità e spiega come il tempo, da nemico che striscia alle tue spalle aspettando una resa incondizionata, possa trasformarsi in un alleato che ti consente una libertà imprevista e una vera rivoluzione interiore.
Age Pride, di Lidia Ravera, Einaudi 2023, pp. 112
«La vita finisce quando tutto si ferma. Come atlete dobbiamo muoverci con lei, imparare il suo passo, accelerare e rallentare a comando, fletterci e poi spiccare il balzo necessario a non essere disarcionate. Bisogna restare agili. Non giovani, agili. Flessibili. Bisogna imparare a muoversi a tempo con il Tempo. Senza ostinarsi nell’imitazione di modelli scaduti. Ma senza nascondersi. Soprattutto senza nascondersi».
Un terzo della popolazione italiana è composta da ultrasessantenni, hanno davanti decenni di vita ancora da vivere, non è mai successo prima. È una conquista o una condanna? Perché sia una conquista (un privilegio, una festa), bisogna liberarsi degli stereotipi, quelle «finte verità mai verificate, ma stabilizzate dalla ripetizione che ci rendono pavidi e conformisti». Sono le sbarre della gabbia che imprigiona il terzo e il quarto tempo della nostra carriera di esseri umani. Vanno divelte, per liberare la forza e l’intelligenza che l’accumularsi di anni, esperienze e consapevolezza ci hanno regalato.
Age Pride è una requisitoria contro l’ageismo, tutto, anche quello introiettato, di cui spesso non ci rendiamo conto. È un manifesto contro lo stigma che colpisce chi non è piú giovane («Abbiamo vissuto troppo, sappiamo troppo per essere infilati a forza in una categoria»). Ma soprattutto è l’invito, ben circostanziato e convincente, a una festa possibile: quella dell’orgoglio d’aver vissuto, della voglia di continuare il viaggio della vita, considerando ogni età un Paese Straniero, da attraversare con la curiosità che merita, non la tappa di una via crucis, da accettare, rassegnati. Attraverso il racconto del proprio conflittuale rapporto con l’età che avanza, Lidia Ravera rivendica la maestosa allegria celata nella maturità e spiega come il tempo, da nemico che striscia alle tue spalle aspettando una resa incondizionata, possa trasformarsi in un alleato che ti consente una libertà imprevista e una vera rivoluzione interiore.
A supporto di questa tesi, c’è tutta una produzione di romanzi in cui i protagonisti sono anziani: sono persone che non hanno ancora rinunciato a vivere, che vogliono fare le proprie scelte ed esperienze finché ciò è possibile. Vi rimando al mio post dedicato a questo genere, dove troverete tanti bei romanzi.
Di Lidia Ravera ho recensito anche Le seduzioni dell’inverno.


Ho letto la sua intervista sul Corriere, pochi giorni fa. Lei mi è sempre piaciuta molto.
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Anche a me, la leggo da anni
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Ciao, vecchia amica Lidia. Sono la bambina con le trecce che tu apprezzavi oltremodo.
Le continue richieste che mi arrivano da chi sta leggendo AgePride, mi imbarazzano: “ma sei tu Rosita B.”?? Sì, sono io, e la mia nonna dolcissima trattata da te malissimo ( la guardavo con raccapriccio) mi ha stupito, visto l’attaccamento di voi due, tu e la cara Mara, nei suoi confronti. Come in tutte le famiglie medio-borghesi che ricevevano a quei tempi gente a cena (e non solo tre volte l’anno, capodanni compresi), mia Nonna cenava alle 18. Solo dopo cena si univa alle futili conversazioni delle femmine adulte! Anche io e te preferivamo le disquisizioni maschili, più varie ed intelligenti. Nonna ti era molto affezionata, ti ha lavato i panni
piangendo quando hai avuto un improvviso intervento di peritonite. La sua terza bambina era in pericolo, e lei piangeva… Non immaginavo mai più che tu la ricordassi con raccapriccio, grassa e queta. Ma saranno tue licenze poetiche, per ravvivare il libello Age Pride. D’altronde non mi ricordo nemmeno un istante tua mamma infelice… Magari era poco soddisfatta ed io non l’ho mai intuito, o forse si tratta di un’altra tua licenza poetica.
La mia Nonna, come molti sanno e sapevano,(anche i mega direttori galattici di mio e di tuo padre) era una vera signora, amata da tutti coloro che da lei ottenevano aiuto pratico e psicologico. Sapeva parlare ma soprattutto tacere ed ascoltare, virtù che ha tramandato in pieno alla mia bellissima madre. Entrambe mi hanno tirata su a suon di ceffoni ed oggi sono loro grata… sono un po’ meno “discola” di allora, Ma tu eri troppo piccola per capire, o forse per sapere. Spesso seguo i tuoi diari e so che sei mamma e nonna tu stessa!! Tanto di cappello per le tue scelte, tanto rimpianto per la cara sorella Mara, a cui volevo, come a te, un gran bene. Sii una Nonna come la nostra Nonna, e non ricordarla con raccapriccio, mi raccomando!! Con rinnovato affetto.
La tua trecciuta amica bambina, con i suoi divertenti 74 anni. Rosita B.
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Troppo lungo il mio commento?
Rosita B
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No! Anzi, lo definirei prezioso 😘
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Cara Rosita, il tuo commento è un affettuoso regalo alla tua Nonna ( doverosa la maiuscola) : sono certa che il tuo ricordo di lei sia più reale e veritiero dell’osservazione sgradevole contenuta nel testo della Ravera. Evviva Nonna Borgialli !
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