Le seduzioni dell’inverno, di Lidia Ravera, Nottetempo editore, 2008 http://www.edizioninottetempo.it/it/prodotto/le-seduzioni-dellcinverno.
Stefano, un editor di mezz’età, con alle spalle un matrimonio fallito, vive a Roma da solo in un appartamento dominato dal caos. Non è nemmeno suo, ci abita pagando l’affitto all’ex-suocero, ricco palazzinaro romano. Una mattina estiva si alza, si infila sotto la doccia gelida cantando, ne esce e si dirige verso la cucina.
Cantava a voce spiegata quando entrò in cucina. La canzone gli morì nella gola: c’era, nella stanza, una donna. Era intenta a strofinare certe croste di latte rappreso, debordato chissà quando sulla maiolica. Indossava un corto grembiale rosa.
Oltre alla sua presenza, la donna gli fa trovare la sua colazione preferita, i suoi giornali preferiti. Stefano, “in stato di trance“, la osserva curioso.
“Potrei sapere com’è entrata in casa mia?”
“Con le chiavi. Non le ha detto niente sua moglie?”
Prende così l’avvio questo romanzo che avevo acquistato e letto appena uscito e mi aveva conquistato; oggi ne parlo perché l’ho appena consigliato ad una amica e, se non lo conoscete, ve ne consiglio caldamente la lettura.
Stefano è disturbato dall’essersi ritrovato in casa una persona di servizio senza averla richiesta ma imposta dalla sua ex-moglie; immagina si tratti di una scusa per potergli recriminare vecchi rancori, per deprecare lo stato di incuria in cui vive nell’appartamento, per metterlo in difficoltà. La vive come un’intrusione, una minaccia:
La verità era che non aveva intenzione di rinunciare alla sua solitudine. Se l’era conquistata, ci si era accoccolato dentro, l’aveva scaldata con le sue malinconie, le aveva fatto prendere la forma del suo corpo e ora non ne poteva fare a meno.
Sophie, così dice di chiamarsi la donna di servizio, è molto efficiente ed in poco tempo riesce a dare una fisionomia del tutto nuova alle stanze, dispensando ordine e pulizia, cucinando e abbellendo le stanze.
Stefano osserva il suo aspetto, i suoi modi raffinati, il suo essere misteriosa e colta, e non riesce ad inquadrarla; questa incertezza lo attrae prepotentemente. All’opposto, è ormai scemato l’interesse per Silvia, una O.P. come la definisce Stefano, una “Opera Prima”, una giovane scrittrice con cui ha avuto una relazione, motivo scatenante della rottura con la ex-moglie Sara.
Stefano, nonostante l’abbia sposata, non è mai stato innamorato di Sara e tuttavia riconosce che sia l’unica donna ad averlo capito ed inquadrato.
“Il tuo è un cuore invernale, diceva Sara.” E Stefano ne è pienamente consapevole; lui:
Non aveva mai fatto esperienza di quella vertiginosa perdita del sé di cui gli parlava Sara, non s’era mai sentito posseduto dal corpo o dall’anima d’un altro essere umano. Decideva di amare come si aderisce ad un progetto, ascoltava il desiderio come un appetito, lo soddisfaceva se i costi non erano troppo alti. Mormorava parole adeguate, sapeva offrire una notte insonne, ma non al tormento né all’estasi, bensì alla soddisfazione delle pulsioni. Sapeva accontentare una donna, ma non era mai riuscito ad accontentare se stesso.
Ma il suo cuore invernale non rimane indifferente alle seduzioni di Sophie, del suo mistero, perché Stefano, con la parte razionale, ravvisa delle incongruenze nel suo modo di fare, ma la sua parte emotiva, finora rimasta sepolta, prende il sopravvento, facendo cadere tutte le difese, facendolo capitolare come mai prima era accaduto.
La felicità sfugge a qualsiasi classificazione scientifica, filosofica o letteraria. E’ un refolo di vento teso, non si sa da dove arrivi, ma disperde le nuvole. Ti innalza al di sopra dei tuoi mediocri calcoli, delle tue preoccupazioni per te stesso. La gabbia si apre e l’ego prende aria. Non ti chiedi più quanto vali, quanto ti farai valere, chi vale più di te. Respiri. (…) Da quanti anni non gli succedeva di attendere uno sguardo, di progettare agguati lungo il corridoio per carpire un sorriso?
Stefano è trasportato in un territorio emotivo che non conosce, è sorpreso delle sue reazioni, è preda di una trepidazione dalla quale non sa come difendersi; e infatti capitolerà in modo totale, assoluto, come può succedere solo a chi non sa cosa significhi perdere la testa per una persona. Una persona della quale non si sa nulla. Una persona che è piombata nella sua vita in modo del tutto anomalo e che, nella sua essenza, gli assomiglia così profondamente da potere essere il suo corrispettivo femminile. Stefano lo scoprirà quando sarà ormai troppo tardi, quando non potrà più fare a meno di lei, di lei che è vittima di “quel grande produttore di gelo che era il suo cervello.”
Non voglio anticipare di più di questo romanzo per lasciare intatto lo stupore nell’addentrarsi nella storia, per non perdere neanche un minuscolo brivido nello svelarsi della verità. La scrittura è sempre tesa, precisa come una freccia che centra il bersaglio, sa incuriosire il lettore, attraendo l’attenzione pagina dopo pagina, generando una frenesia nel volere andare avanti, nel volere scoprire sempre di più del mistero che aleggia attorno alla presenza misteriosa di Sophie. Faccio solo una riflessione su un aspetto che mi ha colpito nella costruzione dei personaggi. Quelli femminili, Sara, Sophie, Silvia, Terry, sono piuttosto negativi: sono manipolatrici e per raggiungere il loro scopo (che sia la rivincita, o la pubblicazione di un libro, o il denaro) usano le armi della seduzione. Forse non lo sono sempre state o lo sono diventate a causa delle delusioni, dei disamori, dei dolori che hanno provato, ma Stefano ne subisce l’inevitabile vendetta.
Potete leggere l’incipit Qui
Mi piace la tua recensione. Mi hai incuriosita. Terrò presente il titolo per l’acquisto appena termino quello che sto leggendo. Grazie
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