Chi conosce lo scrittore Haruki Murakami sa quanto ami la musica; infatti nel suo ufficio al sesto piano di un anonimo edificio nel quartiere Aoyama, a Tokyo, si circonda della musica che ama, ed è proprio ascoltando la musica che scrive le sue opere. Nella sua collezione, soprattutto musica classica e jazz, spicca una raccolta di 10000 dischi in vinile, disposti in modo da occupare un’intera parete.
Non tutti forse sanno che iniziò a scrivere mentre gestiva un jazz club a Tokyo… All’epoca usava una Olivetti, pensate, e scriveva all’alba, dopo la chiusura del locale. Abitudine che lo segue ancora oggi; infatti inizia a scrivere alle quattro del mattino, rimanendo alla scrivania per cinque o sei ore, bevendo caffè. Nel pomeriggio si rilassa andando a correre o nuotando; naturalmente dedica tempo anche alla lettura e alla musica.

Murakami ama ascoltare la musica mentre scrive perché a suo avviso le due attività hanno delle forti affinità; in particolare, si sviluppano attorno a quattro punti-cardine: ritmo, melodia, armonia e improvvisazione. E non a caso i suoi romanzi sono percorsi da una costante colonna sonora formata dalle canzoni che ascoltano i personaggi, o in cui si imbattono per caso,

Ma quali brani compongono la playlist che ascolta quando scrive? Soprattutto jazz: Bobby Hackett, Sonny Rollins, Horace Silver, Hoagy CarmichaelAscolta molto anche la musica classica. Tra i suoi compositori preferiti figurano Prokof’ev, Scarlatti, Bach, Liszt, Chopin, Brahams, Schumann, Mozart e Shostakovich. Ma non disdegna anche la musica leggera.

Passione per la musica che troviamo anche in questo libro, nato come una conversazione tra lo scrittore e il direttore d’orchestra Ozawa Seiji, che ha diretto le orchestre più importanti del mondo, tra cui la Boston Symphony Orchestra per ventinove anni.
Nella Prefazione Murakami mette le mani avanti definendosi un dilettante. Fin dalle prime pagine, però, l’oculatezza delle scelte musicali rivela un ascoltatore sopraffino, nella Postfazione Ozawa rivela: «Nessuno ama la musica quanto Haruki. Sia la musica classica che il jazz. Non solo la ama, ma la conosce benissimo» (p. 301).
I due amici hanno deciso di scrivere insieme Assolutamente musica: sei conversazioni e quattro interludi che spaziano da Beethoven ai collezionisti maniacali di dischi, da Brahms al rapporto tra musica e scrittura, da Mahler al blues, fino alla formazione dei giovani musicisti piú talentuosi. Murakami e Ozawa ci raccontano la loro passione attraverso questa insolita guida all’ascolto, capace di farci rivivere l’armonia di un pomeriggio tra amici che parlano di ricordi. E capace di farci emozionare. «Una raccolta di dialoghi tra due artisti appassionati: lo scrittore immerso nella musica, nella vita e nei romanzi e il talentuoso maestro d’orchestra. Queste pagine compongono una melodia incantevole».

Tornando alle abitudini di scrittura di Murakami, sappiamo che sulla sua scrivania troneggiano i suoi “talismani”: un piede di legno con un ragno, inciso, che si arrampica (ricordo di un viaggio in Laos), un blocchetto di marmo con una vespa scolpita (riportato dalla Scandinavia), la statuetta di un gatto, una grossa tazza con la bandiera svizzera, un fermacarte con il logo della casa editrice Alfred Knopf (di New York) e un contenitore dalla forma di una grossa arachide. C’è anche una statuetta con le fattezze del lanciatore Yasuhiro Ogawa (Murakami è anche un appassionato di baseball), mentre sul tappetino del mouse è disegnato uno dei Mumin di Tove Jansson.

Anche lui come Steinbeck (ve ne ho parlato QUI), ama le matite ben temperate, che ripone in bicchieri decorati con le copertine di alcuni dischi.

Illustrazione di James Oses, da Una stanza tutta per sé, di Alex Johnson

Foto in copertina: credits to The New York Times