Come mi è capitato di dire in un post precedente, Virginia Woolf non era l’unica che preferiva scrivere in piedi. Anche Ernest Hemingway aveva questa abitudine. E con loro molti altri. Un modus scribendi che oggi si è trasformato in una moda salutista, decretando i successi di vendita delle scrivanie verticali.

Ma torniamo a Hemingway. Il buon Ernest fece sua questa abitudine ancora prima del 1954, da quando cioè non resisteva a lungo seduto a causa delle numerose ferite riportate in due incidenti aerei.

Nella tenuta di Finca Vigía, a Cuba, la moglie Mary gli fece costruire una torre a quattro piani in cui ritirarsi a scrivere, ma Hemingway in realtà preferiva scrivere in camera da letto.
Lavorava su una libreria addossata al muro, con la macchina da scrivere all’altezza del petto, in mezzo a cataste di libri e giornali.
Teneva vicino a sé un tabellone su cui registrava il numero di parole che scriveva ogni giorno, una media di 500, superata decisamente durante la scrittura di Fiesta, che gli fece raggiungere la cifra di 2000 parole scritte in un solo giorno. Aveva anche una teoria in merito alla scrittura, quella dell’Iceberg, di cui vi ho parlato in un altro post.

L’arredamento della stanza rispecchiava la sua personalità e le sue passioni: una testa di gazzella appesa al muro, una pelle di leopardo … certo non era un animalista, lo sappiamo. Nella stanza c’erano anche scaffali ricolmi di oggetti tra i più svariati: una giraffa realizzata con perline di legno, una scimmia suonatrice di piatti, un modello di aereo della Marina degli Stati Uniti.

La scrivania di cui pure disponeva, non fu mai usata per scrivere ma solo per accumularci sopra oggetti.

Come abbiamo già visto con Murakami, anche Hemingway amava scrivere di buon mattino. Iniziava verso le 6.30 e staccava verso mezzogiorno. Si concedeva una passeggiata, o una nuotata in piscina. Nonostante amasse i drink, non beveva mai mentre scriveva. Scriveva a matita su fogli sottilissimi, per poi passare alla macchina da scrivere.

Finca Vigía è il luogo in cui scrisse alcuni dei suoi capolavori, come Per chi suona la campana, Festa mobile e Il vecchio e il mare.

Hemingway arrivò a Cuba nel 1939 e prese in affitto la tenuta Finca Vigía che, un anno dopo, decise di acquistare. Nel 1960 Hemingway lasciò il paese e donò allo stato non solo la villa, rimasta intatta, ma anche una notevole quantità di documenti, circa 10mila lettere e 5mila foto, che si sono poi rivelati preziosi per capire il suo stile, di vita e di scrittura.
Circondata da un grande parco, la Finca Vigia si trova appena fuori L’Avana; vi sono conservati oltre 9000 libri, ed è “abitata” dai discendenti di una razza di gatti a sei dita, che erano molto cari a Hemignway.

Situata in cima a una collina chiamata Vigia (luogo utilizzato dagli spagnoli per la sorveglianza) si tratta di un’enorme residenza costruita nel secolo XIX dall’architetto catalano Miguel Pascual e Baguer; è costituita da tre piani che offrono una varietà di stili tanto nei mobili quanto negli oggetti che fornivano ispirazione a Hemingway.
Dopo la morte di Hemingway la casa fu custodita dal governo in sua memoria, ma iniziò a cadere in abbandono e solo nel 2005, grazie ad una collaborazione unica tra organizzazioni cubane e americane, venne restaurata. Oggi la Finca Vigia è un museo dedicato allo scrittore americano, tutto è stato mantenuto così com’era quando Hemingway ci viveva, come la sua macchina per scrivere, Pilar, la sua barca, e una serie di lettere e manoscritti inediti. L’interno della casa è chiusa al pubblico, ma può essere vista attraverso le finestre e le porte.