Chi ama il genere thriller/noir/horror non aspetta certo Halloween per dedicarsi alle sue letture preferite. Anche perché, in fondo, Halloween– festa di origini pagane che risalgono all’antica tradizione celtica – è entrata nel nostro panorama recentemente, mentre i fan di questo genere letterario ci sono da sempre.

Diciamo però che Halloween, ormai entrata nelle nostre case, è l’occasione ideale, con le sue atmosfere dark, per immergersi in storie da brivido, mozzafiato, ricche di suspense e di tensione; trame capaci di coinvolgere grazie alla presenza di numerosi colpi di scena. E di scatenare le paure più temibili.
Se avete già letto Frankenstein di Mary Shelley, Dracula di Bram Stoker o I racconti del terrore di Edgar Allan Poe, allora esploriamo insieme altre letture d’autore per la notte più spaventosa dell’anno.

Il primo nome che viene in mente cercando letture spaventose per entrare nel mood di Halloween è senza ombra di dubbio Stephen King, che ha al suo attivo numerosi romanzi di genere thriller e horror, a partire dal celeberrimo It, in cui l’orribile clown Pennywise ha terrorizzato intere generazioni, per non parlare di Shining… (come dimenticare l’intrepretazione di Jack Nicholson nel film di Kubrik…) o di Misery non deve morire. Ma non è da meno una delle sue prime creazioni, un classico per chi ama le storie di vampiri, tema perfetto per Halloween.

Il romanzo più dark del re dell’horror; un libro diventato iconico e ambientato in un paesino sperduto del New England, Jerusalem’s Lot, poi conosciuta come “Salem’s Lot”. Il protagonista Ben Mears, uno scrittore che torna nella città natale dopo 25 anni, fa amicizia con Matt Burke e intraprende una relazione con Susan Norton, mentre decide di scrivere un libro su ‘Casa Marsten’, una casa abbandonata in cui da piccolo ha vissuto una brutta esperienza. L’abitazione è stata acquistata da una coppia di uomini d’affari arrivati da poco in città. Il loro arrivo, però, coincide con una serie di misteriosi delitti. Poco alla volta si scopre che gli uomini stanno trasformando in vampiri gli abitanti della cittadina. Dopo una serie di avventure il protagonista cerca di bloccare l’avanzata dei non-morti. King narra una storia intrisa di horror, tensione, sofferenza e scene macabre. Il vampiro viene descritto nel modo più cruento e spartano possibile, senza intenderlo come un aristocratico borghese.

Se decidete di trascorrere una serata piena di mistero e paura e quindi ideale per gli amanti del brivido, questo romanzo gotico vi terrà ben svegli. Si tratta del più noto dei romanzi di Shirley Jackson, fonte di ispirazione per scrittori come Neil Gaiman e Stephen King e per la serie di successo di Netflix, The Haunting of Hill House. Una storia agghiacciante sul potere della paura.

In questo autentico classico del genere gotico, Eleanor Vance, giovane e tormentata donna che da bambina è stata protagonista di un fenomeno di poltergeist, viene assoldata dal sinistro professor Montague, aspirante cacciatore di fantasmi, per un soggiorno sperimentale a Hill House, una casa (forse) infestata; insieme a lei ci sono altri due sconosciuti, la sensuale Theodora e lo scanzonato Luke, nipote della proprietaria della magione.
Il cuore orrorifico della narrazione è il cupo maniero, che sembra vivere di vita propria, e che incombe e condiziona la psiche in modo claustrofobico. Il romanzo si poggia su una trama da cui trapela un’inquietudine sottile e ineffabileun costante senso di pericolo imminente che non si concretizza mai in colpi di scena cruenti, ma in un angoscioso crescendo di allusioni e un progressivo sgretolarsi della presa di Eleanor sulla realtà.
L’incubo di Hill House è un’opera di horror elegante e raffinato, costruita con uno stile allusivo e mai esplicito: in particolare, il finale è aperto a diverse interpretazioni.

“Con American Psycho Bret Easton Ellis ha scritto il libro che meglio di ogni altro racconta gli anni Ottanta. Un decennio che, ora lo sappiamo, non è stato semplicemente una parentesi, ma l’inizio di qualcosa. Così, questo viaggio senza ritorno nella follia e nella spersonalizzazione a base di immagini patinate e ultraviolenza non ci parla solo di un «eroe» e del suo tempo, ma finisce per rappresentare noi stessi e i nostri giorni. E anche quelli che verranno.” (Giuseppe Culicchia)

Patrick Bateman è giovane, bello, ricco. Vive a Manhattan, lavora a Wall Street, e con i colleghi Timothy Price, David Van Patten e Craig McDermott frequenta i locali più alla moda, le palestre più esclusive e le toilette dove gira la miglior cocaina della città, discutendo di nuovi ristoranti, cameriere corpoduro ed eleganza maschile. Secondo Evelyn Richards, la sua giovane, bella e ricca fidanzata, Patrick Bateman è «il ragazzo della porta accanto». Ma la vita del protagonista di American Psycho è scandita da altre ossessioni. Quando le tenebre scendono su New York, Patrick si trasforma in un torturatore omicida, freddo, metodico, spietato. Al punto da incarnare l’orrore.

Thriller vincitore del Premio Raymond Chandler, Noir in festival 2020, ci porta in Irlanda

John Banville, romanziere e giornalista, è l’autore di questo noir letterario, che ricorda lo stile di Simenon. 1957, contea di Wexford, Irlanda. In una fredda notte d’inverno, nella biblioteca di Ballyglass House, elegante residenza degli Osborne – famiglia protestante molto in vista – viene scoperto il cadavere di un prete cattolico ucciso da una pugnalata alla gola. Chi può aver colpito padre Thomas Lawless, un uomo benvoluto da tutti? Dalla capitale arriva per indagare l’ispettore Strafford, anch’egli di famiglia protestante, un’eccezione in polizia. A Dublino il sovrintendente Hackett è molto preoccupato; l’arcivescovo McQuaid esercita infatti pressioni non troppo velate per insabbiare il caso: i preti irlandesi non muoiono di morte violenta. Mentre la neve continua a cadere implacabile, Strafford si trova da solo a indagare in un ambiente ostile, dove tutti sembrano avere qualcosa da nascondere e forse, più degli altri, proprio la vittima…

Attraverso l’indagine si fanno emergere gli scandali irlandesi, soprattutto quelli che coinvolgono il clero, e la condizione delle donne. Scritto con una prosa precisa, delicata ma anche molto incisiva, venata di umorismo nero e un po’ malizioso.

Anche nell’ambito del genere noir possiamo trovare letture che ci portano nelle trame oscure. Molto vicino al giallo e al thriller, il romanzo noir si discosta per il fatto che l’indagine che scaturisce da un delitto scandaglia in modo approfondito gli aspetti psicologici e descrive uno spaccato sociale più dettagliato del giallo classico. Anche il soggetto indagatore non necessariamente è un tutore dell’ordine, ma magari un detective privato, che viene trascinato anche se inizialmente non lo voleva, e che spesso è coinvolto personalmente.
In questo ambito letterario la narrativa statunitense è molto vasta, ma non mancano gli autori europei, come Manuel Vázquez Montalbán (Barcellona) o Jean-Claude Izzo (Marsiglia), Franck Thilliez. In Italia abbiamo tanti nomi illustri, a partire da Giorgio Scerbanenco, da Donato Carrisi, Carlo Lucarelli, Antonio Manzini, e naturalmente Andrea Camilleri.
Negli ultimi decenni si sono affermati i noir scandinavi e giapponesi. Il noir nordico porta le firma di Camilla Läckberg, di Stieg Larsson col suo celeberrimo Uomini che odiano le donne, Anne Holt, il Peter Høeg autore de Il senso di Smilla per la neve. Ma il maestro più noto è senz’altro Jo Nesbø.

Il re del thriller scandinavo, Jo Nesbø è autore di romanzi considerati tra i migliori crime novel. Ha scritto anche una serie con protagonista il detective Harry Hole. Vi propongo L’uomo di neve.
Una notte, dopo la prima neve dell’anno, il piccolo Jonas si sveglia e scopre che sua madre è sparita. La sciarpa rosa che lui le aveva regalato per Natale è avvolta al collo del pupazzo di neve che, inspiegabilmente, quel giorno è apparso nel loro giardino. Ma quando anche una seconda donna scompare nei dintorni di Oslo, i peggiori presentimenti dell’ispettore Harry Hole sembrano prendere davvero corpo. È evidente che si trova a fronteggiare un serial killer per la prima volta in Norvegia.

Proprio nella letteratura nipponica pesco una proposta che come stile e temi è un thriller che si rifà alla tradizione americana dell’hard boiled, ma in questo romanzo protagoniste sono le donne, e una in particolare, Masako, a cui si contrappone (e in un certo senso, si rispecchia) il protagonista maschile Satake. Per certi versi c’è anche una forte vena horror e tanto, tanto splatter.  Molto apprezzabile in quella che è la resa della società giapponese, nelle sue contraddizioni. Dunque, scordatevi le atmosfere oniriche di Murakami e preparatevi ad una rappresentazione cruda e sincera di come sia la vita delle donne nel Giappone contemporaneo. (QUI la mia recensione completa)

E se parliamo di Noir, non può mancare Cormac McCarthy con il suo Non è un paese per vecchi che eleva il noir a capolavoro letterario ponendo il focus proprio sui punti di forza del genere, trasformando una micro-vicenda di delitti in una macro-indagine e riflessione sulla società e sull’umanità. Romanzo perfettamente trasposto al cinema dai fratelli Coen.

Nel Texas di oggi, lungo il confine con il Messico, si incrociano i destini di tre uomini. Uno di loro sta fuggendo con una borsa piena di soldi, gli altri due lo inseguono. Llewelyn Moss, un reduce del Vietnam, si è ritrovato sul luogo affollato di cadaveri di una battaglia fra narcotrafficanti e ha colto al volo un’occasione troppo grande per lui. Sulle sue tracce si muovono Anton Chigurh, un assassino psicopatico con una pericolosa filosofia della giustizia, e lo sceriffo Bell, un uomo del passato che non sa farsi una ragione della ferocia del presente. Il destino di Moss dipende da quale dei due inseguitori lo troverà per primo. Un romanzo crudo e implacabile come una premonizione di tragedia, che riporta il lettore in quei paesaggi del Sudest degli Stati Uniti dove i vecchi valori hanno ceduto il passo a una violenza cieca e incontrollata. 

Cormac McCarthy utilizza alcune delle figure tipiche del noir, dal tizio medio, normale e “innocente” che si ritrova improvvisamente, quasi inconsciamente, a compiere un crimine (e a subirne quindi le conseguenze), al killer completamente amorale (al punto che farà decidere il destino di una persona a un lancio di moneta), passando per quella che può essere vista come la voce di coscienza del romanzo, ovvero lo sceriffo Ed Tom Bell, ormai anziano e incapace di comprendere un presente che sembra sprofondare ogni giorno di più nella barbarie.

Giocando con il Decalogo del giallo perfetto scritto da Ronald Knox nel 1929, Benjamin Stevenson rivisita i classici à la Conan Doyle e Agatha Christie con un twist: l’ironia del film Cena con delitto (Knives Out). E costruisce un giallo teso e fulminante, che trascina il lettore in un intrigo micidiale.
I membri della famiglia Cunningham sono accomunati da una caratteristica particolare: direttamente o indirettamente, hanno tutti causato la morte di qualcuno. Tra loro c’è qualche dissapore, ma si trovano comunque tutti assieme in un resort di montagna per festeggiare il ritorno di Micheal, il fratello appena uscito di prigione, dopo che suo fratello Ernie aveva testimoniato contro di lui. Ma qualcosa va storto: il giorno dell’arrivo di Micheal viene trovato il cadavere di un uomo. Isolati dal resto del mondo per una bufera di neve, toccherà al protagonista, Ernie, capire chi è il colpevole, prima che sia troppo tardi.
Ernie è uno scrittore, e guarda caso è impegnato a scrivere un manuale sulle regole per realizzare un giallo perfetto. Tocca quindi a lui venire a capo della catena di omicidi, in un susseguirsi di colpi di scena e di eventi inaspettati

Il narratore, che parla in prima persona, è anche il principale testimone dei fatti raccontati; nel suo racconto dosa le informazioni per nascondere al lettore il nome del colpevole che, come si conviene, verrà svelato solo nelle ultime pagine. L’intera trama è un gioco, una sostanziale parodia di gialli e thriller nella quale l’autore sfrutta tutti i classici topoi del canone: luogo isolato e difficile da raggiungere, tempesta di neve, morti misteriose, famiglia disfunzionale dai componenti fuori dal comune.

Se invece per voi sono più terrificanti le distopie, allora non potete perdervi l’inquietante futuro immaginato da Margaret Atwood ne Il racconto dell’ancella e nel suo seguito I testamenti.

Ambientato in un futuro prossimo, un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, governato da una teocrazia totalitaria che ha rovesciato il governo degli Stati Uniti, Il racconto dell’ancella esplora i temi della sottomissione della donna e dei vari mezzi che la politica impiega per asservire il corpo femminile e le sue funzioni riproduttive ai propri scopi.
Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.

A proposito di distopie inquietanti, se vi piace il genere, non potete perdervi I Mandible di Lionel Shriver.

Attraverso le sorti di quattro generazioni di una famiglia agiata, i Mandible, questo visionario romanzo ci proietta in una allarmante distopia, quella che negli Stati Uniti è stata battezzata “dystopian finance fiction”. E come ogni romanzo distopico, è un’opera politica, sorretta da una lucida e particolareggiata analisi socio-economica che viene integrata nel racconto per bocca dei vari personaggi. Un racconto che prende avvio in un futuro prossimo, appena una manciata di anni, quando i cambiamenti climatici che hanno reso l’acqua un bene raro e costosissimo sono già realtà, per arrivare fino alla soglia degli anni Cinquanta del Ventunesimo secolo, quando gli Stati Uniti, dopo essere stati squassati dalla più grave crisi economico-finanziaria, faticano a riprendersi, diventando uno stato sempre più autoritario. Vi rimando alla mia recensione.

Anche i lettori più giovani amano le letture “brividose”, naturalmente adatte allo loro età. Vi propongo due autori noti, due firme d’eccezione.

Roald Dahl, il famoso scrittore per bambini e ragazzi (La fabbrica di cioccolato, per citare il più noto romanzo), propone Il libro delle storie di fantasmi. Questo libro è una raccolta di 14 racconti tra i più belli sui fantasmi e su quello che la loro presenza, seppur “trasparente”, implica.

L’altro libro che vi propongo è di Ray Bradbury, che tutti conosciamo come uno dei più famosi autori di fantascienza per adulti (Cronache marziane, Fahrenheit 451, i più noti). Bradbury ha scritto anche questo bel romanzo per ragazzi a tema Halloween.

La notte di Halloween, appare improvvisamente un enorme albero dai cui rami pendono centinaia di zucche, in cui sono intagliati sorrisi inquietanti che fissano otto ragazzini mascherati, uno dei quali scompare nel nulla. Scortati da Sudario, una guida davvero particolare, i ragazzini partono alla ricerca dell’amico e strada facendo si imbatteranno in una fitta serie di avventure grottesche e allucinanti.

Non mi resta che augurarvi una inquietante e spaventosa serata….

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