Il capanno del pastore, di Tim Winton, Fazi editore 2023, traduzione di Stefano Tummolini, pp.276

Il romanzo si apre con l’adolescente Jaxie Clackton che attraversa le terre selvagge dell’arido ovest australiano a bordo di un’auto rubata: una scena vivida, luminosa, che il lettore compone davanti ai suoi occhi come un’immagine reale. Tutto ciò che porta con sé è un fucile e una tanica d’acqua. Tutto ciò che vuole è pace e libertà.

Il racconto poi si sviluppa con un lungo flash back che ripercorre gli eventi precedenti a quella corsa, tornando anche all’infanzia di Jaxie e alla sua famiglia.
Jaxie è personaggio e voce narrante, è lui che racconta di sé. Il linguaggio è quello di un ragazzo di quell’età, farcito di parolacce, di gergo giovanile, come è normale che sia, ma con un lirismo che lo attraversa come una corrente elettrica.
Jaxie Clackton fugge dalla scena della morte violenta di suo padre, schiacciato sotto il peso dell’auto che stava riparando. Fugge perché ha paura di essere incolpato della morte accidentale del padre, un uomo che tutti sanno essere violento e alcolista; ma come spesso accade, tutti lo sanno, polizia compresa, ma nessuno interviene in favore del figlio e della moglie, e nessuno si sorprenderebbe se il ragazzo reagisse alle percosse del padre ubriaco. Dopo la morte della madre, Jaxie si era ritrovato da solo a fronteggiare le percosse e i continui maltrattamenti, meditando su come liberarsi e pregando ogni giorno la morte di suo padre.

Jaxie vuole raggiungere Magnet dove ha qualcuno da cui correre: Lee, quindici anni, un occhio verde e uno grigio, sua musa ispiratrice, di cui è idealmente innamorato, che però è sua cugina. Nella speranza di procurarsi prima o poi una macchina, Jaxie parte a piedi con una borraccia, un fucile, un binocolo e poco altro. Per evitare l’autostrada e la polizia, si addentra nelle distese semidesertiche in cerca di qualche albero sotto cui ripararsi. Nel giro di poco, la sua diventa una lotta per la sopravvivenza in uno dei luoghi più ostili del pianeta.
Finisce in un luogo che è meglio descritto dalle sue contraddizioni: un lago senza acqua, una capanna di pastori senza pecore e un prete senza gregge.

Qui incontra Fintan MacGillis, un prete irlandese spretato dagli occhi a spillo in pantaloncini e canottiera; è stato bandito nell’entroterra, dove vive in completa solitudine da otto anni. Cosciente di essere un peccatore, per lui questa è una forma di penitenza; per quanto riguarda la Chiesa si tratta semplicemente di farlo tacere. MacGillis riceve rifornimenti ogni sei mesi circa, ha dei libri da leggere e una radio, e sa come sopravvivere in un luogo così ostile.

All’inizio diffidenti, i due cacciano, si spartiscono la carne e cominciano a scambiarsi confidenze, con la reciproca promessa di non parlare del passato. Fintan conquista la fiducia di Jaxie e inizia a fargli da mentore. Fintan è stato formato soprattutto dagli insegnamenti della Chiesa cattolica e questi principi costituiscono la base delle sue lezioni per Jaxie. Di solito nei romanzi di Winton la fede prevale come una forza gentile che dà conforto e guida, mentre i suoi problemi e contraddizioni sono affrontati con ironia. Un prete caduto nel deserto è il suo personaggio perfetto, che introduce i grandi temi: la salvezza, il bene più grande e lo spirito oltre sé stessi.

Jaxie si rende conto che Fintan è stato esiliato dalla chiesa e sospetta che ciò sia dovuto al fatto che Fintan è un pedofilo. La feroce rabbia di Jaxie nei confronti della pedofilia emerge nonostante non vi sia alcun indizio che ne sia stato vittima; l’ingiustizia che sente è per gli altri. Fintan nega di aver abusato in alcun modo dei bambini. In effetti, è possibile che Fintan abbia scelto di vivere come eremita contemplativo; ci sono accenni a una sorta di delicato passato politico.

Quello che colpisce della scrittura di Winton è la sua crudezza. I suoi protagonisti sono sempre degli outsider, oltre ogni limite, e La capanna del pastore – palpitante romanzo di formazione – si mantiene fedele alla sua cifra distintiva. Winton è bravissimo quando descrive il paesaggio, il lago salato asciutto, le rocce sporgenti, i cespugli, la sensazione di prurito della terra, le capre selvatiche, i miraggi alla fine della giornata; allo stesso modo cattura il sapore del linguaggio e delle confusioni di un adolescente.

Il viaggio di Jaxie attraverso il deserto ha la forma e lo schema di un’epopea. Un’epica molto australiana, molto moderna. Alla fine del racconto Jaxie ha gli strumenti che gli permettono di scegliere quale direzione dare alla sua vita, chi vuole essere, ora può riprendere il suo viaggio.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Qui trovate la recensione di Dirt music.

Tim Winton nasce il 4 agosto del 1960 a Perth. A dieci anni annuncia ai genitori che non ha nessuna intenzione di fare il poliziotto come suo padre e che, invece, il suo mestiere sarà scrivere. A ventuno, quando ancora frequenta l’università, pubblica il libro che lo rende immediatamente famoso al pubblico australiano: An Open Swimmer. Da lì in poi si dedica alla scrittura a tempo pieno e nel giro di una ventina d’anni pubblica più di quindici titoli tra romanzi, raccolte di racconti e libri per bambini, modellando uno stile che fin dall’esordio si scopre assolutamente personale.
Fazi Editore ha pubblicato Quell’occhio, il cieloNel buio dell’invernoI cavalieriCloudstreetDirt MusicLa svolta e, nel 2017, Il nido.
Autore pluripremiato, è stato due volte finalista al Booker Prize e vincitore di ben quattro Miles Franklin Literary Award per il miglior romanzo australiano. Grazie a Il capanno del pastore ha vinto il Voss Literary Prize. Vive con la moglie e i tre figli in Australia Occidentale.