Per strada, in famiglia, sui giornali nessuno diceva che era un mondo estinto, non bisognava parlare del problema, lo sfruttamento esisteva per gli sfruttati ma per il resto della gente si trovava soltanto nei romanzi di Charles Dickens tornati di moda grazie alle recensioni di TikTok.
Evoluzione, pag. 118
Dal 19 gennaio è in libreria Le ciclopi, raccolta di 14 racconti di Manuela Piemonte, volume pubblicato da Nutrimenti nella collana Greenwich Extra, un nuovo progetto editoriale legato alla narrativa italiana, curato da Giulia Caminito, Paolo Di Paolo e Alessandro Mari.
Una geografia di storie urbane, tra uffici in centro e abitazioni in periferie che richiedono due o tre mezzi per raggiungere il posto di lavoro; impieghi precari, contratti a tempo rinnovati finché possibile, apprendistati infiniti, ma mai trasformati in qualcosa di stabile, a meno che si abbiano amicizie, “lavoretti” in nero, come se uno lavorasse per hobby, per riempire le giornate, e non per campare. Figuriamoci poi per realizzarsi. Per fare ciò per cui si è studiato. Per realizzare un sogno… viene quasi da intenerirsi, pensa c’è ancora chi crede nei sogni, chi pensa che basti essere bravi ed impegnarsi per essere assunti a tempo indeterminato, e magari pensare di chiedere un mutuo, di comprare casa.
Il giorno di settembre in cui sono stata licenziata avevo trentacinque anni e vivevo in una casa di provincia, tra ruderi di cascine schiacciati da capannoni in disuso e cantieri di tangenziali utili a nessuno. Una località persa tra le pieghe dello zoom: bisognava allargare la mappa decine di volte per trovare il puntino sullo schermo.
Tristi tropici, pag. 23
I curricula allora diventano liste di precariato, quantomeno quello che si può dichiarare, il nero no. Come nel racconto La rabbia, un ritratto impietoso dell’attualità lavorativa, specialmente quella declinata al femminile, ma non solo.
Le quattordici storie di questa vibrante silloge compongono un ritratto lucido e realistico di come sia evoluto (o forse sarebbe meglio dire involuto) il mercato del lavoro, di come le donne soprattutto debbano imparare a dribblare gli ostacoli di un tessuto imprenditoriale che – indipendentemente dal settore – ottiene profitti sfruttando le pecche di una contrattualistica incentrata su contratti di lavoro, definiti con linguaggio tecnico atipici, o con eufemismi creativi, non standard, speciali, flessibili, in realtà utili solo per i datori di lavoro.
E allora cosa bisogna fare per tenersi a galla e provare a guardare avanti? Quello che le donne sono abituate a fare da sempre: adattarsi, reinventarsi, affinare le abilità, la capacità di gestire l’instabilità, lavorativa, emotiva, relazionale. Perché spesso questi elementi diventano una concatenazione, e mantenere l’equilibrio per evitare l’effetto domino è quasi un super potere.
Le donne che incontriamo in queste polaroid – perfettamente messe a fuoco grazie a un linguaggio diretto, senza fronzoli – sono quasi sempre tra i venticinque e i quaranta – ma c’è anche una adolescente -, hanno studiato, si sono laureate, magari in materie umanistiche, quelle che non interessano al mercato del lavoro, come spesso si sentono rimproverare. Hanno lasciato le famiglie di origine per conquistare indipendenza o per convivere con un partner; si ritrovano a fare i conti con il senso di frustrazione e impotenza, con i disagi causati dalla discontinuità del reddito, con la difficoltà di pagare un affitto (e quindi scegliere coabitazioni con altri), o magari finanziarsi un corso utile per accedere ad un’occupazione migliore, o fare una vacanza.
Tramontato il concetto di “posto fisso”, che aveva costituito la meta lavorativa delle generazioni dei loro genitori, tipico della realtà italiana, si ritrovano a nuotare in una realtà liquida, mutevole, che difficilmente offre opportunità, più spesso fa scivolare nello sfruttamento.
Eppure, nonostante le difficoltà, queste donne vanno avanti, contando sulla propria forza, cercando di adattarsi alla mutevolezza dei tempi, alle dinamiche del mondo del lavoro salvaguardando la parte più intima di sé, e magari, come impara la protagonista di Evoluzione, ispirandosi ai nostri antenati, che per sopravvivere, hanno dovuto sviluppare le abilità dell’adattamento.
Dal lunedì al venerdì lei si alzava alle sei, prendeva la metropolitana e poi il treno, alle otto e un minuto inforcava la bicicletta, alle otto e venti entrava in ufficio. (..) Mancavano sessanta giorni al rinnovo. Perché c’era sempre un rinnovo. La lasciavano a casa il minimo di legge per fingere di non aver più bisogno, poi tutto ricominciava.
Evoluzione, pag. 117
La collana Greenwich Extra, come si spiega in una nota, “si propone di dare un diverso corso alla narrativa italiana di Nutrimenti e per farlo decide di sbilanciarsi, spostarsi, occupare una posizione nuova, che sia appunto ‘extra’: aggiuntiva e inusuale”.
Il progetto svilupperà la partecipazione di una scrittrice e due scrittori “diversi tra loro per esperienze e scrittura, ma vicini nell’indagine costante dell’orizzonte della narrativa”. L’intento è quello di un “lavoro editoriale corale, una dimensione collettiva dove vengano scambiate opinioni e proposte, per estendere il più possibile il campo delle ricerche”.
La volontà dei curatori è quella di “cercare romanzi che abbiano una natura eccentrica, nel senso più letterale del termine: fuori dal centro” e si chiarisce che “saranno lontane dalle forme più tradizionali, dagli stili più classici e dalle linee di trama già battute della letteratura italiana, per trovare testi che siano distanti dall’abitudine in quanto a scrittura e idee, per luoghi e ambientazioni, per generi e visioni”.
I primi due titoli scelti sono la raccolta di racconti Le ciclopi di Manuela Piemonte e il romanzo biografico Adelaida di Adrián N. Bravi.
Manuela Piemonte, insieme ad oltre ottanta scrittrici, ha aderito all’iniziativa #uniterompiamoilsilenzio, una campagna contro la violenza di genere. Giulia Caminito e Annalisa Camilli hanno invitato scrittrici e giornaliste a scrivere per denunciare la violenza di genere e la cultura di sopraffazione che ne è il fondamento. Dall’inizio di gennaio è iniziata la pubblicazione dei racconti su giornali, siti e blog. Si svolgeranno anche eventi con letture dei testi; il primo confermato è il 4 marzo 2024 al Teatro Manzoni di Roma. Manuela Piemonte ha pubblicato il racconto “Il vaso blu“.

Manuela Piemonte vive e lavora a Milano, dove è nata nel 1978. Traduce romanzi dall’inglese e dallo spagnolo, scrive per il cinema, promuove la lettura nelle biblioteche. I suoi racconti sono apparsi su Giallo Mondadori, Linus, Subway e la rivista letteraria “Storie”. Il suo romanzo Le Amazzoni (Rizzoli 2021), finalista al premio AcquiStoria, ha vinto il premio Kilhgren-Malvasi ed è stato tradotto in Francia, Olanda e Portogallo.


“Le Ciclopi”, nonostante il senso di tristezza, mi ha convinto perché questi racconti sono relativi a una tematica attuale, e penso che dovrebbero leggerli tutti, proprio per essere parte di una società compromessa.
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Sono dei ritratti vividi, realistici, con una latente vena poetica che innesca un senso di vicinanza.
Anche secondo me dovrebbero leggerli tutti, perché ritraggono la nostra società contemporanea come solo la grande letteratura sa fare.
Ho apprezzato molto la scrittura di Piemonte, diretta, precisa, essenziale e, ripeto, poetica.
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m’intriga molto. Grazie Pina
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Merita! Buon fine settimana
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