Chi nasce qui prima o poi ritorna, vivo o morto, non importa quanto si allontani e per quanto tempo si assenti, così vuole la legge dell’isola.

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Al mare, di Dörte Hansen, Fazi 2024, traduzione  dal tedesco di Teresa Ciuffoletti, pp. 228

Nel romanzo Al mare, Dörte Hansen ci trasporta su un’isola del Mare del Nord, dove la vita scorre al ritmo delle maree e dove la famiglia Sander vive da generazioni.
Hanne, il cuore pulsante della famiglia, ha cresciuto da sola i suoi tre figli dopo che il marito Jens li ha abbandonati. La loro dimora, una “casa da calendario” di quelle che piacciono agli agenti immobiliari e ai forestieri che vorrebbero trascorrere lì le vacanze, nelle vecchie case dei pescatori, nella tranquillità di un’isola semideserta, è testimone del tempo che passa e delle sfide che la vita riserva.

Hanne è una donna volitiva e instancabile. Nei mesi estivi la sua casa, in passato, diventava una residenza per i turisti; i suoi tre figli dovevano rinunciare alle loro stanze ma ciò garantiva un’entrata necessaria al loro sostentamento. Hanne, in quei mesi estivi, diventava più affabile, metteva vasi di fiori alle finestra, ogni giorno cucinava una torta, me tutta questa gentilezza era diretta ai turisti, mentre dai figli pretendeva un comportamento impeccabile e che non dessero fastidio.

La scelta degli affitti estivi aveva causato dei dissidi col marito, Jens, ma Hanne non aveva rinunciato alla sua decisione. Ora che gli anni sono trascorsi, le sue giornate sono scandite dalla cura per la casa – tiene sempre tutti i letti rifatti, pronti al bisogno, arieggia le stanze, pulisce -, e si dedica con passione al museo locale. La sua vita è frenetica, ma non rinuncerebbe mai alla sua indipendenza e alla sua amata isola.

Su un’isola c’è sempre uno che conosce le saghe, i miti vecchi e nuovi, tutte le storie vere, semivere o inventate sul mare, sulla gente, le loro navi, la paura. E gli tocca raccontarle, che gli piaccia o no, perché sono le storie a scegliersi il narratore, e non viceversa. Su quest’isola è Ryckmer Sander che conosce le saghe. Sa distinguere le tempeste come altri riconoscono i versi degli uccelli. Sa quando vogliono soltanto giocare, scatenarsi un po’ o fare la voce grossa.

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I suoi figli, Ryckmer, Eske e Henrik, hanno preso strade diverse. Ryckmer aveva fatto carriera ma ora da capitano di lungo corso sulla plancia di una petroliera, si ritrova marinaio di coperta su un barcone che fa la spola sul Mare del Nord. Rykmer Sander “è la perfetta incarnazione dell’isolano. Sta sul ponte di coperta, assicura e molla gli ormeggi e fa scintillare i bottoni d’ottone con il simbolo dell’ancora. Si allena a patire il freddo, fischietta una vecchia canzone”. E questo esercita un certo fascino sulle turiste, e non.
Purtroppo ha avuto un’esperienza traumatica in mare che si è trasformata in una dipendenza dall’alcol.

E c’è un’altra cosa che vorrebbe tanto affogare nella birra e dimenticare quando giace nel suo vecchio letto da capitano: un giorno, sulla plancia di una petroliera, ha visto stagliarsi un muro bianco, il tipo di onda gigante a cui un marinaio raramente sopravvive e che mai dimenticherà. Quella per cui, senza esserne consapevole, si congela nella giacca dei suoi antenati.

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Eske trova rifugio nel suo lavoro di infermiera presso la casa di riposo, mentre Henrik, l’anima più sensibile della famiglia, si rifugia nella tranquillità della spiaggia, collezionando i tesori che il mare porta a riva.

L’isola, un tempo dedita alla caccia alle balene, si è trasformata negli anni, aprendosi al turismo di massa. Questo cambiamento ha portato con sé nuove opportunità, ma anche una perdita di autenticità che sembra snaturare la vera identità del luogo.

Nella narrazione di Dörte Hansen, la balena arenata rappresenta un elemento dirompente che sconvolge l’equilibrio precario della famiglia Sander e dell’intera comunità isolana. La sua presenza imponente e inaspettata funge da metafora tangibile di eventi ineluttabili che irrompono nella loro realtà, mettendo a nudo le contraddizioni e le fragilità del loro sistema di vita. La balena è un simbolo complesso e poliedrico che arricchisce la narrazione con molteplici livelli di interpretazione.

La balena rappresenta un cambiamento radicale rispetto al passato glorioso dei Sander come balenieri. La loro eredità e il loro legame con il mare sono messi in discussione dalla presenza di questo animale morto, simbolo di una natura selvaggia e imprevedibile che non si piega più al volere umano. La balena rappresenta anche la disorientante realtà della società moderna, che ha raggiunto anche l’isola remota sconvolgendo le loro abitudini e i loro valori tradizionali.

La balena morta diventa un monito per la famiglia Sander e per l’intera comunità isolana, che si considerano ancora parte di una “nobiltà” legata al mare. La sua presenza li costringe a confrontarsi con la realtà del declino del loro retaggio e con l’inevitabile perdita di potere e controllo. La balena rappresenta il crollo di un’epoca e l’incertezza di un futuro in cui le vecchie tradizioni non sono più sufficienti. La sua morte potrebbe spingerli a riconsiderare il loro rapporto con il mare e con la natura, trovando un nuovo equilibrio più sostenibile e rispettoso. La balena potrebbe quindi diventare un catalizzatore per un cambiamento positivo, un’opportunità per riscoprire la propria identità e il proprio posto nel mondo in evoluzione.

La balena arenata assume anche un significato più profondo, diventando un elemento di riflessione esistenziale per i protagonisti del romanzo. La sua morte inspiegabile li spinge a interrogarsi sul senso della vita, sul destino e sul loro posto nel mondo. La balena diventa così un simbolo della fragilità dell’esistenza umana e del mistero che avvolge la natura e il nostro rapporto con essa.

Un velo di malinconia pervade le pagine di Al mare. La nostalgia per un passato perduto si intreccia con la consapevolezza del tempo che passa e con le difficoltà della vita quotidiana. I personaggi, delineati con maestria da Dörte Hansen, lottano contro i propri demoni e cercano di trovare il loro posto nel mondo.

L’isola, pur nella sua bellezza selvaggia, non è un luogo idilliaco. La natura può essere dura e imprevedibile, e la vita degli isolani è segnata da perdite e sofferenze. Jens, il padre assente, rappresenta il simbolo di un amore tradito, mentre la morte aleggia sempre intorno ai protagonisti, come il mare che circonda l’isola.

Nonostante le difficoltà, le loro traiettorie esistenziali appaiono al lettore come un inno alla forza e alla resilienza. Hanne, in particolare, è un’ispirazione per la sua tenacia e il suo coraggio; affronta le avversità della vita con determinazione, senza mai perdere la speranza.

E Hanne è legata a questo brandello di terra, solo che a volte non è del tutto sicura che sia ancora la sua isola.
Magari appartiene ormai da tempo ai surfisti e ai pittori di nuvole, ai nudisti e ai cercatori di conchiglie.

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Al mare è un romanzo che ci invita a riflettere sul senso della vita, sulla fragilità delle relazioni e sul potere del tempo. Dörte Hansen ci regala una storia commovente e poetica, che ci porta a scoprire la bellezza selvaggia di un’isola e la forza d’animo dei suoi abitanti.

La scelta di Dörte Hansen di ambientare Al mare in un’isola non specificata del Mare del Nord, “da qualche parte nello Jutland, nella Frisia o nella Zelanda“, sottolinea l’importanza del contesto geografico nel suo romanzo. L’isola, pur nella sua vaghezza, rappresenta le regioni rurali della Germania settentrionale, aree che si trovano ad affrontare una profonda transizione strutturale. L’isola funge da microcosmo che riflette le sfide e i cambiamenti che interessano l’intera regione. L’arrivo della balena arenata sconvolge l’equilibrio precario della piccola comunità, proprio come la globalizzazione e le moderne tendenze economiche stanno stravolgendo il tessuto sociale e l’economia tradizionale delle regioni rurali del Nord Europa.
L’isola, come le regioni rurali del Nord Europa, si trova di fronte a un futuro incerto. La via da seguire è incerta: resistere a oltranza alle trasformazioni o adattarsi alle nuove sfide, rischiando di perdere la propria identità?
Nonostante la sua ambientazione specifica, Al mare di Dörte Hansen offre un messaggio universale, che si può facilmente estendere a tutte le aree periferiche che si trovano nella stessa condizione, invitandoci a riflettere sul destino delle comunità locali e sul nostro rapporto con il mondo che ci circonda.

Le isole attirano persone che hanno ferite, piaghe sulla pelle e sull’anima. Gente che non respira più tanto bene o che ha perso la fede, che è stata lasciata o ha lasciato qualcuno. E allora si aspettano che il mare aggiusti le cose, e il vento soffi finché il dolore non passa.

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Dörte Hansen è nata nel 1964 in un paese vicino a Husum, nella Frisia settentrionale, e ha frequentato l’Università di Amburgo. Ha studiato diverse lingue, tra cui il gaelico, il finlandese e il basco, e ha conseguito un dottorato in Linguistica. In seguito ha lavorato come autrice per la radio e la stampa.
Ha esordito con Il paese dei ciliegi (mia recensione), al quale è seguito Tornare a casa (mia recensione). Al mare è il suo terzo romanzo, un successo da 450.000 copie accolto in patria con grande entusiasmo da pubblico e critica.