Per tutto il viaggio fino a St. Charles, mentre fissava la periferia che scorreva lentamente fuori dal finestrino sudicio, Emily si dedicò a ricordare la sorella. Sarah a vent’anni, elegantemente abbigliata con abiti presi a prestito, intenta a lamentarsi che a lei non importava niente di quella stupida sfilata di Pasqua; Sarah a sedici anni, con l’apparecchio per i denti, curva ogni sera sull’acquaio a lavare i suoi golfini; Sarah a dodici anni; Sarah a nove anni.
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Easter Parade, di Richard Yates, edizione minimum fax 2019, traduzione di Andreina Lombardi Bom, prefazione di Nick Laird, pp. 276
Nato da un padre assente e cresciuto in un ambiente familiare disfunzionale, Yates ha spesso esplorato nelle sue storie i temi dell’abbandono, dell’incomunicabilità e del fallimento dei sogni americani. I suoi personaggi, spesso intrappolati in relazioni soffocanti o alla ricerca di un posto nel mondo, risuonano con un’autenticità che ha toccato il cuore di molti lettori.
Yates stesso ha ammesso di aver preso ispirazione dalla propria vita per i suoi romanzi e racconti. In particolare, la figura delle sorelle Grimes, rappresenta una sorta di alter ego femminile dell’autore, oltreché un modo per esplorare le complesse dinamiche familiari e la condizione femminile nella società americana del XX secolo.
L’opera di Yates è permeata da una profonda malinconia, ma anche da una grande indulgenza per i suoi personaggi imperfetti. La sua capacità di raccontare le fragilità e le speranze dell’animo umano lo rende uno scrittore di grande statura, capace di offrire al lettore uno sguardo acuto e commovente sulla condizione umana.
Easter Parade, suo quarto romanzo, è un ritratto intimo e toccante di due sorelle, Sarah ed Emily Grimes, le cui vite si snodano sullo sfondo di un’America in continua trasformazione. Yates ci immerge in una storia familiare segnata da delusioni, rimpianti e scelte sbagliate; non ci presenta una dicotomia netta tra il bene e il male, tra la scelta giusta e quella sbagliata. Entrambe le strade percorse dalle sorelle Grimes si rivelano fallimentari, incapaci di condurle alla felicità e alla realizzazione personale.
L’opera di Yates, e in particolare Easter Parade, offre una visione profonda e complessa della vita umana, intrecciando temi come la dipendenza, la gioia e il dolore, la fuga e l’autenticità.
La dipendenza dalla felicità è un concetto chiave nei suoi romanzi. I personaggi di Yates cercano costantemente la felicità, spesso attraverso esperienze effimere o relazioni superficiali. Come nella parata di Pasqua del titolo: un momento di gioia intensa, fissato in una foto pubblicata sul giornale, seguito da un senso di vuoto e di astinenza, nella speranza che il miracolo si ripeta.
Yates ci mostra come questa ricerca ossessiva della felicità possa portare a una vita di dipendenza, impedendoci di vivere il presente in modo autentico. Incapaci di accettare la complessità della vita, fatta di gioia e dolore, tendiamo a scegliere due strade: sposare entrambi gli aspetti o fuggire da entrambi.
L’autore ci invita a non cedere all’ottimismo cieco – tipico della società americana fondata sul mito del sogno americano -, alle felicità sbandierate che spesso mascherano problemi più profondi. La vera felicità, secondo Yates, non si trova in esperienze effimere, ma nel riconoscere l’autentico che accade nella nostra vita, anche nelle sue sfumature più dolorose.
Protagoniste, dicevo, sono le due sorelle Grimes, Sarah ed Emily, attorniate dalle persone che popolano le loro esistenze; ne seguiamo la vita a partire dalla loro infanzia, segnata dalla separazione dei genitori, dai continui cambi di casa, dall’instabilità psichica della madre, fino all’età adulta.
Sarah incarna la tradizione e la stabilità. Ha scelto la vita familiare, con un marito e tre figli. La sua esistenza è scandita dai problemi quotidiani e dalle responsabilità domestiche, che affronta con coraggio e dedizione, anche se non senza difficoltà. Il suo lavoro come casalinga non è valorizzato dalla società, ma lei lo svolge con amore e impegno per il bene della sua famiglia. Ciononostante, non riesce a sfuggire all’infelicità. Da giovane, ha avuto un suo programma radiofonico, è capace di scrivere con arguzia, cerca di cimentarsi con alcune scenette umoristiche e con la stesura di un romanzo su George Fall, pioniere americano, ma nessuno di questi progetti va in porto. I suoi sogni di diventare scrittrice vengono soffocati dalle difficoltà quotidiane e dalla violenza domestica.
Emily, invece, rappresenta la modernità e l’indipendenza, nel solco dei movimenti femministi. Ha scelto una vita professionale a New York, dove lavora nel dinamico mondo della pubblicità. Ha avuto diverse relazioni sentimentali, ma non ha mai trovato l’amore vero e stabile. La sua vita è frenetica ed emozionante, ma anche incerta e solitaria.
Emily, segnata dal non essere stata la figlia preferita del padre, intreccia relazioni nella speranza che le diano amore e stabilità, ma si ritrova invischiata in relazioni tormentate e superficiali. Il suo desiderio di costruire un nucleo familiare si scontra con l’incapacità di trovare un partner all’altezza e contro i fantasmi del passato.
Il coraggio di Emily è un coraggio vuoto: Yates non si limita a mostrare il coraggio di Emily come semplice scelta individuale. Scava a fondo, rivelando le fragilità e le contraddizioni che si celano dietro la sua facciata di indipendenza.
Per un anno provò una sofferenza squisita – vicinissima al piacere – nell’affrontare il mondo come se non le importasse nulla. Guardatemi, si diceva nel pieno di una faticosa giornata. Guardatemi: io sopravvivo; ce la faccio; riesco a tenere tutto sotto controllo.
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La sua vita manca di un progetto, di una direzione precisa; è il rifiuto dello stereotipo della moglie sottomessa ma senza un’alternativa costruttiva. La sua vita diventa così una fuga perenne: dalla madre, dal grigiore, dalla banalità, dalla solitudine, dalla dipendenza. Emily è prigioniera di un circolo vizioso. Invece di interrogarsi sui suoi veri desideri, si concentra su ciò che non vuole. Cerca il disagio ovunque, perché è quello che conosce, quello che le permette di non confrontarsi con la sua interiorità. Sopravvive, ma non vive. Non dà senso alle esperienze, non le inserisce in una cornice di significato. Il suo cinismo, pur maturo e razionale, la condanna. Si erge al di sopra degli altri, osservando con distacco la vacuità delle aspirazioni umane, ma questo atteggiamento la priva della forza necessaria per agire, per cambiare le cose. Ha il coraggio, ma non la forza di crederci davvero. Non osa scommettere sul futuro, affrontare i problemi e costruire qualcosa di solido. Preferisce la resa.
Emily fugge dalla superficialità, ma a sua volta manca di spessore. Teme la solitudine, eppure rimane drammaticamente sola. Un personaggio tragico e commovente, che suscita un’amara empatia nel lettore.
Il rapporto tra le due sorelle è complesso e contraddittorio. L’assenza di una vera sorellanza amplifica il dolore e la solitudine di entrambe. Da un lato, c’è Sarah che, soffocata dalla violenza del marito, cerca disperatamente un rifugio e supporto dalla propria sorella. Dall’altro lato, c’è Emily che, nonostante i timidi tentativi di opporsi al cognato, manca di fornire il sostegno concreto di cui Sarah ha bisogno nel momento più buio. La decisione di Emily di non ospitare Sarah, motivata dalla paura di “rovinarsi la vita”, evidenzia la profondità della disconnessione emotiva tra le due sorelle. Invece di essere un porto sicuro, Emily si dimostra incapace di mettere da parte le proprie preoccupazioni per abbracciare la sofferenza della sorella. Incapaci di supportarsi a vicenda nei momenti di difficoltà, le due donne si allontanano sempre di più, rinchiuse nel proprio mondo di sofferenza.
Easter Parade è un romanzo che colpisce per la sua sincerità e la sua profondità. Yates non offre soluzioni facili o risposte definitive, ma ci invita a riflettere sulla complessità delle relazioni familiari e sulla difficoltà di trovare la felicità nella vita.
Qui potete leggere l’incipit del romanzo.
Richard Yates è stato oggetto di una riscoperta che lo ha trasformato in uno dei grandi classici del realismo americano del secondo Novecento. Minimum fax ha pubblicato anche Revolutionary Road, Undici solitudini, Sotto una buona stella, Easter Parade, Disturbo della quiete pubblica, Bugiardi e innamorati, Cold Spring Harbor, Proprietà privata e Il vento selvaggio che passa. Nel 2020, sempre per minimum fax, è uscito Capolavori, il cofanetto che raccoglie le sue opere più importanti.
A proposito di traduzione, vi suggerisco di leggere l’articolo di Andreina Lombardi Bom Tradurre Yates: una storia d’amore.
Dodici anni e sette libri per un traduttore sono quasi una mezza vita; significano un rapporto con un autore – con il suo linguaggio, le sue fissazioni e i suoi fantasmi – che segna una svolta nella tua esistenza.

